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La morte di un amico
Il 19.08.2018 il nostro amico ed ex collaboratore SLOBODAN MIZDRAK è morto a Zagabria dopo una malattia molto breve all’età di 51 anni. Ha collaborato con noi per varie ricerche in Bosnia e Serbia fino al 2014. Ha progettato e costruito alcuni dei nostri migliori sensori che stiamo usando tuttora per verificare la presenza di campi magnetici ed onde elettromagnetiche nei siti sacri che studiamo durante le nostre ricerche. Siamo molto addolorati e offriamo le nostre condoglianze alla sua famiglia.
Slobodan Mizdrak durante le nostre ricerche nel novembre 2013 nel Palazzo Imperiale Romano Felix Romuliana, Gamzigrad, Serbia.
Alcune osservazioni e ragionamenti metodologici sulle nuove esplorazioni del SBRG nei luoghi sacri in Trentino.
TAG: archeoacustica, archeo-acustica, archeologia, vibrazioni, infrasuoni, antropologia, Trentino, Val Canali, Valle del Primiero, Castel Pietra, miti, leggende, SBRG, SB Research Group, Super Brain Research Group.
Grazie alla nuova sede del SBRG presente a Passo Gobbera in Trentino e la foresteria posta al pianterreno dello stesso edificio (finalmente quasi conclusa dopo un periodo di ristrutturazione durato due anni), alcuni membri del nostro gruppo di ricerca hanno iniziato ad usare questa struttura come base per esaminare i siti sacri presenti in questa area.
Purtroppo la sala conferenze, posta nello stesso edificio, che è anche il locale Osservatorio Astronomico, al contrario non è stata ancora completata e pertanto i corsi, gli incontri e le conferenze organizzate e in programma in questa sede durante il presente anno necessariamente saranno rinviate al prossimo anno.
Fig. 1 - L'Osservatorio Astronomico di Passo Gobbera (TN) che è anche la nuova sede del SBRG.
Fig. 2 - Il telescopio a controllo remoto posto nella cupola dell'Osservatorio.
Comunque, l’indubbio vantaggio di disporre di una serie di nuovi locali dove soggiornare, posizionare l’attrezzatura ed esaminare immediatamente al computer i dati raccolti in giornata, ha permesso comunque di organizzare al meglio la ricerca in questa zona.
Una tra le nostre teorie che può essere messa alla prova mediante le tecniche di archeoacustica e imaging da noi utilizzate da vari anni è che i miti e le leggende che contornano alcuni siti ritenuti sacri da molti secoli non sono solo il frutto di superstizione o ignoranza. Spesso si tratta al contrario di racconti con una base di verità, ma filtrata attraverso la fantasia di coloro che li hanno trasmessi e che hanno aggiunto particolari mitici o modificato parzialmente il messaggio iniziale.
È nostra opinione, infatti, che alcune esperienze di estasi mistica o di timore mistico (sensazione che qualcosa di soprannaturale stia per accadere), talvolta addirittura in modo allucinatorio, siano anche il frutto di stati alterati di coscienza determinati da fenomeni fisici (campi magnetici e vibrazioni acustiche a bassa frequenza) in grado di modificare lo stato di coscienza di coloro ai quali siano esposti, ad esempio nei siti “sacri” o ritenuti tali da millenni.
Avendo la possibilità di verificare immediatamente i risultati grazie alla nostra attrezzatura scelta con cura dopo varie esperienze in questo campo, abbiamo pertanto deciso di elaborare proprio qui in Trentino un nuovo protocollo di studio, ripetibile anche da altri ricercatori, e applicabile anche in altri siti durante le nostre missioni in altri paesi europei.
In particolare tre membri del nostro gruppo di ricerca, il prof. Paolo Debertolis, medico, la dott.ssa Natalia Tarabella, architetto, e la dott.ssa Randa Romero, psicologa, hanno iniziato una raccolta di dati archeoacustici e fotografici e imaging ambientali, connessi alle fonti storiche locali, orali e scritte, che possano essere poste in correlazione con i dati rilevabili dalla strumentazione. Si è dato così luogo ad una diversa interpretazione dei miti esaminati secondo una prospettiva più scientifica e senza scartare nessuna ipotesi iniziale, etichettandola come semplice fantasie o superstizione.
Fig. 3 - Il gruppo di lavoro in Trentino durante le analisi sul territorio
Il problema delle fonti storiche, anche quando si parla di miti, non è una questione da poco. La storia non è un insieme di cose già date a prescindere dal soggetto che le osserva. Al contrario, è il soggetto che studia la storia che definisce la storia. Guarda e indaga. Perché non c’è indagine senza la fonte e non c’è la fonte senza indagine.
Ossia quando parliamo di storia in realtà parliamo di storiografia, ossia di quanto riportato da chi, attraverso testimonianze dirette o indirette, oggetti o scritti, cerca di riassumere quanto accaduto nel passato. Ma se questo passato non ha lasciato alcun segno o testimonianza del suo passaggio è come se non fosse mai esistito per noi.
La storia trasmessa nei miti e nelle leggende è indagine e racconto e non può esistere a prescindere dal nostro sguardo attento. La storia del mito non “è”, ma “si fa”. Quindi se il centro della ricerca storica non è l’oggetto, ma il soggetto, e non esiste la storia senza lo storico ed il ricercatore, è chiaro che l’indagine storica è data dagli strumenti e la competenza legati al soggetto che fa l’inchiesta.
Nel caso dell’archeoacustica gli strumenti sono rappresentati dalle tecniche di registrazione dei fenomeni naturali, sia acustici che elettromagnetici, possibilmente ancora presenti nella sede di dove è sorto un mito. È noto che i mutamenti geologici, responsabili di campi magnetici e fenomeni acustici locali, non hanno una esistenza breve come la vita umana, ma possono permanere per tempi lunghissimi localmente ed essere presenti ancora a distanza di migliaia di anni da quando sono stati rilevati empiricamente dagli antichi.
Fig. 4 - La valutazione della presenza di eventuali infrasuoni mediante microfoni ultrasensibili e registratore digitale di alto livello ormai sono una prassi comune nelle nostre ricerche.
Nella metodologia di ricerca storica, lo storico per avviare il suo racconto deve usare come strumento lo sguardo e lo sguardo deve guardare agli uomini e, in casi più rari, assistere direttamente agli eventi registrati dalle nostre attrezzature, fino ad esserne testimoni oculari.
Un altro strumento in nostro possesso è la memoria storica di chi ha raccolto questi miti. Ma lo strumento più importante è la parola, che lo storico e ricercatore utilizza per porre corrette domande ai testimoni.
Il passo metodologico successivo è l’ascolto, ossia la testimonianza di chi ha vissuto dei fenomeni inconsueti nel sito sacro o di chi ha raccolto la testimonianza di chi ha vissuto tale fatto. Coloro che ascoltano (noi), sono anche quelli che leggono quanto riportato da testi che in precedenza possono aver risposto ai quesiti che a questo punto potremmo porre ai testimoni.
L’ultimo strumento da noi utilizzato nelle nostre ricerche è la logica. La logica scientifica ci torna utile quando gli occhi vedono una cosa e la voce ne racconta un’altra. Quindi il nostro scopo è esaminare il dato usando la logica, ma senza scartare alcun dato perché incongruente.
Sono pertanto quattro gli elementi fondamentali che utilizziamo nel protocollo delle nostre ricerche, lo sguardo attento della nostra strumentazione, la parola con cui interroghiamo chi ha avuto esperienze particolari in un determinato sito sacro, l’ascolto/lettura dei dati raccolti in questo modo e la logica per mettere da parte i dati incongruenti o evidenziare quelli coerenti. Togliendo anche uno di solo di questi elementi, avremo una ricerca menomata o senza autorevolezza.
Quanto più gli autori di una ricerca sono capaci di utilizzare al meglio questi strumenti (in questo caso noi, ma anche qualsiasi altro ricercatore che segua la nostra metodica), tanto più gli autori possono dimostrare la loro competenza. Ossia la capacità di interpretare e valorizzare al meglio i dati raccolti.
La competenza non è qualcosa che si acquista dall’oggi al domani, ma si acquisisce attraverso la pratica dell’inchiesta stessa. Serve tempo e fatica. Così, dopo circa otto anni ricerca e 33 pubblicazioni di archeoacustica nella letteratura internazionale fino al maggio del 2018, possiamo affermare che abbiamo raggiunto una certa competenza nella ricerca archeoacustica.
La competenza è la capacità di dare un valore ai segni lasciati dal passato. Si può assistere da testimone oculare a fenomeni fisici inconsueti nel sito sacro, ma se non si ha le conoscenze tecniche specifiche, non si capirà nulla di quello che sta succedendo. Quindi la conoscenza scientifica solida si ricava dalla competenza. Dunque la competenza è la capacità di dare un valore al segno del passato. E il segno può essere qualsiasi cosa: un oggetto, ma anche un accadimento o un documento.
Ma cos’è un documento? È ciò che è accaduto nel tempo. E quando un evento accade lascia sempre dei segni. L’occhio li vede e l’autore dell’indagine scientifica deve puntare la sua attenzione su questi segni. Ed è in ragione della sua competenza che dà a quel segno un significato ed un valore. Il documento è pertanto un segno che viene valorizzato da uno sguardo competente, che è lo sguardo dell’autore dell’indagine scientifica. È chiaro che senza questo sguardo il documento non avrebbe peso sino quasi a non esistere.
Il documento può essere un antico mito, una roccia o anche un simbolo inciso sulla pietra (ad es. una coppella). È soltanto in ragione dello sguardo competente che si può scoprire il documento storico. Molto spesso, anche purtroppo in ambito storico, si cerca di spacciare il documento per qualcosa che esiste a prescindere dal nostro sguardo. Ciò è sbagliato dal punto di vista ermeneutico (esatto senso dei segni del passato). Il documento non esiste se non in ragione degli occhi che lo vedono, che lo esaminano, che lo interrogano, che lo studiano.
Fig. 5 - L'analisi immediata dei dati raccolti mediante il programma open source "Audacity" nella versione per Linux permette con una certa sicurezza di poter identificare frequenze interessanti.
Dopo questo complesso discorso sulla nostra metodologia di ricerca, qualche esempio pratico vissuto personalmente: il mito delle “guane”, sorta di streghe o fate (dipende dal punto di vista) presente nella Valle del Primiero, ma anche in altre valli trentine, anche se sotto altro nome.
Secondo la leggenda queste streghe vivevano ai piedi di Castel Pietra, un castello, ora ridotto a rudere edificato all’imbocco della Val Canali per difendersi dalle invasioni barbariche. Prima solo punto di difesa militare (Castrum Petrae) contro Attila, poi trasformato in un vero e proprio castello dalla dominazione vescovile di Feltre e poi più tardi entrato nel possesso del locale feudatario che ne è ancora il proprietario. Subì diverse distruzioni per essere poi abbandonato definitivamente nel 1675.
Fig. 6 - I ruderi di Castel Pietra, posto ai piedi delle Dolomiti, dominano l'ingresso della Val Canali.
Posto su un enorme masso trascinato dai ghiacciai domina la Valle del Primiero da Nord-Est, indubbiamente fu un luogo di potere. Ma il mito parla soprattutto di queste streghe che antecedentemente alla costruzione del castello vivevano in questo luogo. Quindi un luogo che da sempre è considerato dalla tradizione avere delle caratteristiche soprannaturali.
Fig. 7 - Una sorta di altare presente alla base dell'enorme masso sul quale è stato costruito Castel Pietra.
Fig. 8 - Alcune suggestive immagini del bosco posto alla base del masso sopra al quale è stato costruito il castello e dove si riteneva vivessero le "guane".
Già l’iniziale esame della archeoacustica del luogo ha confermato esserci una particolare frequenza naturale di infrasuoni in grado di creare uno stato di inquietudine (18Hz) in chi permane a lungo proprio nel bosco posto alla base del castello. Ciò a riprova del fatto che anche in questo caso il mito sorto in questo luogo ha una sua base scientifica/antropologica (Fig. 9).
Fig. 9 - I 18Hz a -50db (media) ritrovati alla base della enorme roccia dove è costruito il castello.
Fig. 10 - La scala in ferro che permette con fatica di raggiungere i ruderi del castello.
Chiunque avesse svolto nel passato un rito in questo luogo avrebbe creato una forte emotività a chi vi avesse presenziato e acquistandone prestigio. È facile pensare a questo punto qualche sorta di sciamana che nei tempi antichi possa aver eseguito qualche rituale in questo luogo generando negli astanti un senso di paura o angoscia, creando il mito delle streghe/fate vissute in questo luogo.
Nei prossimi mesi provvederemo a pubblicare i risultati raggiunti.
SBRG – 6 settembre 2018
Lettera ai nostri sostenitori
TAG: archeoacustica, archeo-acustica, archeologia, vibrazioni, infrasuoni, antropologia, energia vibrazionale, conferenze, SBRG, SB Research Group, Super Brain Research Group.
Dopo un lungo periodo di silenzio, motivato dal non facilitare l’attacco dei nostri denigratori e concorrenti in ambito scientifico, fornendo loro in anticipo notizie sulle nostre iniziative, riprendiamo a descrivere quanto fatto nell’ambito della nostra ricerca scientifica a vantaggio dei nostri sostenitori, che sono moltissimi.
Il gran numero dei nostri fans lo possiamo dedurre dall'imponente schiera di visite al nostro sito e dalla considerevole quantità di dowload da tutto il mondo delle nostre pubblicazioni da altri siti web sui quali siamo presenti, come su academia.edu.
Un momento molto importante per noi è stato lo scorso anno il distacco dall’Università di di Trieste come patrocinio e la costituzione in ente di ricerca autonomo come associazione no-profit riconosciuta dallo Stato Italiano, e quindi operante su tutto il territorio UE, e la collocazione del nostro quartiere generale dei nostri uffici nell’Osservatorio Astronomico di Passo Gobbera in provincia di Trento, attualmente in via di ristrutturazione.
Fig. 1 - Il nostro quartiere generale nell'Osservatorio Astronomico di Passo Gobbera (TN).
È ovvio, a questo punto, che l’intercettazione di fondi per portare avanti le nostre ricerche è diventato un argomento cruciale, così come la divulgazione dei nostri risultati al pubblico al di fuori dei congressi scientifici, al fine di incrementare le donazioni al nostro ente.
Ricordiamo a questo proposito che nell’occasione della dichiarazione dei redditi in Italia è possibile donare il 5 x 1000 al nostro ente no-profit scrivendo il nostro numero numero di codice fiscale, che trovate qui a sinistra in tutte le nostre pagine web in italiano, nell’apposita casella nel modulo di dichiarazione dei redditi e firmandone l’autorizzazione.
Fig. 2 - Dove posizionare la vostra firma se volete sostenerci con il 5 x mille.
Per questo abbiamo iniziato anche un’opera divulgativa di conferenze in giro per l’Italia e per l’Europa intera che successivamente abbiamo posto sul web.
In particolare abbiamo presentato i nostri risultati alla Conferenza Internazionale "Archaeoacoustics III” a Tomar (Portogallo) il 5-8 ottobre 2017 con quattro presentazioni sulle nostre ricerche intraprese nel periodo 2015-2016.
Fig. 3 - Le nostre presentazioni alla Conferenza sull'archeoacustica in Portogallo nell'ottobre 2017.
Inoltre nel periodo marzo maggio 2018 abbiamo eseguito delle conferenze (Parma, Orvieto, Bolsena e San Panfilo D'Ocre - AQ) nelle quali abbiamo presentato i risultati delle nostre ricerche ottenuti a Gobekli Tepe, Alatri, Malta, Alpi Apuane, Giordania e Yemen (prima dell’attuale conflitto). Gli oratori in proposito sono stati il prof. Paolo Debertolis e l’arch. Natalia Tarabella. Abbiamo avuto molta soddisfazione sia per l’entusiasmo che ci ha accolto da parte del pubblico che per la gentilezza e la disponibilità di chi ci ha invitato.
Fig. 4 - La conferenza effettuata a Parma in marzo 2018 come ospiti della associazione Galileo.
Fig. 5 - La conferenza eseguita nella magnifica sala congressi creata nella chiesa sconsacrata nel ex monastero di San Panfilo d'Ocre (AQ), ospiti della l’Associazione Panta Rei - Conacreis Abruzzo dell’Aquila e il Gruppo Archeologico Superequano di Castelvecchio Subequo.
Fig. 6 - La presentazione dell'arch. Tarabella al 20°convegno Heritage for Planet Earth a Firenze.
In questo periodo alcuni membri del nostro se ne sono andati ed altri se ne sono aggiunti in un fisiologico ricambio che ha portato nuova linfa alle nostre idee.
Fig. 7 - I manifesti ideati dalla dott.ssa Tarabella per pubblicizzare le nostre ricerche.
Molto importante per noi è stato pure l'ampliare i contatti con altre istituzioni ed enti con i quali abbiamo stipulato delle collaborazioni e messo in comune le rispettive conoscenze. Come, ad esempio, con la Fondazione Romualdo Del Bianco con la quale abbiamo stipulato una convenzione nel 2018 per la promozione dell'archeoacustica e della ricerca in questo campo.
Fig. 8 - La firma della convenzione con la Fondazione Romualdo Del Bianco. A sinistra il dott. Paolo Del Bianco e a destra l'arch. Natalia Tarabella per il SBRG.
Ringraziamo ancora tutti per il vostro sostegno.
SBRG - 20 maggio 2018
Aspetti taumaturgici rilevati con le tecniche di archeoacustica in Slovenia
TAG: archeoacustica, archeo-acustica, archeologia, vibrazioni, infrasuoni, Laško, Rimske Terme, vibrazioni, terme romane, energia vibrazionale, SBRG, SB Research Group
Sul finire di luglio 2015 alcuni membri del gruppo SBRG, Debertolis e Gullà, si sono recati nel nord della Slovenia per la valutazione archeoacustica del sito posto in prossimità delle antiche terme romane a Rimske Toplice nella zona di Laško.
Nelle nostre precedenti ricerche svolte nell’antico sito romano di Felix Romuliana in Serbia (P. Debertolis, M. Zivić: “Archaeoacoustic analysis of Cybele’s temple, Imperial Roman Palace of Felix Romuliana, Serbia”, Journal of Anthropology and Archaeology, Vol. 3 n.2, 2015: 1-19) avevamo supposto che nella costruzione di un tempio all’interno del palazzo imperiale gli architetti romani avevano scelto accuratamente il posizionamento e l’orientamento dello stesso in base alla presenza di vibrazioni provenienti dal sottosuolo in grado di influenzare la psiche degli officianti dei riti all’interno dell’edificio. Tale vibrazioni erano provocate dal movimento di acque sotterranee che, non molto distanti da questo tempio, emergevano dal terreno ed avevano permesso la costruzione di un impianto termale all’interno del palazzo.
L’ipotesi era quindi che gli architetti dell’epoca fossero in grado di utilizzare la sensibilità di una particolare categoria di aruspici, i cosiddetti aùguri, deputati ad analizzare mediante varie metodiche divinatorie eventuali fenomeni fisici del luogo (movimento di acque sotterranee o vibrazioni tettoniche) che potevano favorire o compromettere la salute di chi vi avrebbe soggiornato. Tale tecniche divinatorie erano anche le stesse utilizzare nello scegliere dove posizionare un campo militare.
Lo studio delle geopatie, come una scienza complementare alla medicina, è relativamente recente ed in molti ambienti medici non ancora riconosciuta, ma pare che, invece, dagli antichi romani fosse ben conosciuta e condizionasse la scelta di dove posizionare un particolare edificio pubblico, un campo militare o uno stabilimento termale.
Per ricercare una conferma di questa possibile conoscenza ci siamo pertanto recati nella zona termale di Laško, dove esiste tuttora un impianto termale costruito al di sopra le originali vasche romane e che tuttora è posizionato nella stessa locazione.
Con la completa disponibilità del proprietario della stazione termale Rimske Terme, posto proprio sopra l’originale insediamento romano, abbiamo effettuato un’attenta analisi delle vibrazioni presenti nelle antiche vasche settecentesche in pietra che hanno sostituito quelle romane originali situate nella stessa posizione.
Fig. 1 – La stazione termale Rimske Terme è costruita proprio sopra le antiche terme romane incorporandone anche le vasche originali. Esso è immerso nella foresta e dispone di un ampio giardino.
L’analisi si è estesa anche al giardino che circonda l’albergo, un tempo sede di altri edifici romani ora non più esistenti e dove nei secoli sono stati piantati degli alberi esotici tra cui delle sequoie.
Il centro termale è tuttora in funzione, ma lo era anche nel 18°-19° secolo, come luogo riservato a regnanti e nobili. Tuttora è presente la vasca termale utilizzata personalmente da Giuseppina Murat Bonaparte, moglie del re di Napoli e sorella del più ben noto Napoleone I°, imperatore di Francia.
Fig. 2 – La vasca originale utilizzata da Giuseppina Bonaparte porta ancora una targa commemorativa in tedesco sopra ad essa.
Materiali e metodi
Il nostro studio si è orientato nella ricerca di vibrazioni sia in banda udibile che non udibile (infrasuoni e ultrasuoni) mediante l’uso di idrofoni (Hydrophones della ditta statunitense Aquaria) posizionati all’interno delle vasche in pietra riempite d’acqua termale e mediante microfoni in aria usati per lo più all’esterno dell’edificio costruito sopra le vasche. Va ricordato che le vasche sono tuttora interrate come in origine nel suolo e rappresentano un trasduttore ideale per raccogliere le vibrazioni del sottosuolo che si trasmettono al meglio nel liquido. Ovviamente le misurazioni sono state fatte solo dopo aver riempito le vasche e atteso che qualsiasi suono parassita proveniente dalle tubature fosse scomparso.
All’interno della struttura è stato utilizzato anche un geofono professionale a tre canali con software dedicato, Geobox SR04S3 della Sara Electronic Instruments, utilizzato in geofisica per identificare la presenza di vibrazioni tettoniche o dovute ad acque sotterranee con un intervallo compreso tra i 0,1Hz e 600Hz. Ciò allo scopo di utilizzare due diverse metodiche di ricerca e per confermare i dati raccolti anche con i microfoni. Il geofono non può essere immerso in acqua, ma presenta un’estrema sensibilità vibratoria, tanto che viene ampiamente utilizzano in sismologia per la ricerca di sciami sismici come precursori dei terremoti.
Fig. 3 – In alto: l’apparecchiatura di registrazione Tascam DR-680 connessa ai microfoni ultrasensibili. In basso: i microfoni posizionati all’interno delle vasche ed immersi totalmente nell’acqua.
Come ulteriore strumentazione al fine di rendere visibili gli effetti delle vibrazioni sull’aria sovrastante è stata utilizzata la TRV camera (telecamera a risonanza variabile) (conosciuta in Italia come telecamera Merlin o come sistema Defend X in Giappone) assieme a software specifico allegato in grado di elaborare le minime differenze vibratorie presenti nell’aria conseguenti allo spostamento delle molecole d’aria visibile nei vari frame solo strumentalmente. Il software connesso alla TRV lavora mettendo in evidenza il movimento e il cambio di cromaticità dei pixel dell’immagine raccolta in banda UV. Per questo bisogna usare una risoluzione inferiore al fine di non sovraccaricare la capacità di calcolo del computer. Ricomponendo i fotogrammi raccolti in un secondo uno sull’altro (deviazione standard o STD) abbiamo l’immagine in aria della diffusione delle vibrazioni provenienti dal sottosuolo.
Questa tecnica, già ampiamente utilizzata in indagini precedenti dal nostro gruppo di ricerca ed ampliamente pubblicate nella letteratura scientifica è stata in grado di rilevare le profonde vibrazioni determinate dal movimento delle acque termali sottostanti che investono gli spazi sovrastanti. Va pertanto considerata come tecnica collaudata ed affidabile.
Risultati
Abbiamo esaminato tutte le antiche vasche presenti nel padiglione più antico e le piccole stanze in cui sono contenute. Tutte le strumentazioni utilizzate hanno rilevato dei profondi infrasuoni provenienti dal sottosuolo. È ipotizzabile che quando il corpo umano è immerso nella vasca d’acqua termale venga investito da un certo numero di vibrazioni integralmente senza avere la possibilità di rendersene conto perché non percepite con l’udito, ma che hanno un effetto sul fisico generando un senso di benessere.
Fig. 4 – Il picco presente intorno ai 14-15Hz è costante e più o meno allo stesso livello di volume (-53db) in tutte le vasche esaminate ed è accompagnato da vari rumori d’ambiente. In questo caso dal cadere di una goccia dal rubinetto nella vasca piena d’acqua che genera un picco compreso tra i 1.000 e 3.000Hz.
A seconda della rumorosità d’ambiente tale picco, che appare costante nel volume e oscillante brevemente intorno ai 14-15Hz, può essere accompagnato da varie altre vibrazioni spurie, ma dal contenuto irrilevante visto l’incostanza ed incoerenza delle stesse.
Questo tipo di vibrazione, e sottolineo vibrazione meccanica non onda elettromagnetica, è stato riscontrato dal nostro gruppo di ricerca in vari siti considerati “sacri” che forse proprio per questo motivo erano probabilmente considerati in questo modo in maniera empirica e ovviamente non percepita mediante il suono, ma dalla sensazione di benessere che vi si poteva provare nel soggiornarci.
Molto interessante il fatto che la permanenza nella vasca degli ospiti delle terme non deve superare i 20 minuti per il motivo della temperatura elevata dell’acqua. In effetti anche l’esposizione a questo genere di infrasuoni per un tempo eccessivo potrebbe sovraccaricare il fisico umano generando una patologia, invece che risolverne una preesistente.
All’interno del padiglione contenente le piccole camere con le vasche termali mediante l’uso della TRV camera si è potuto accertare che le vibrazioni sembrano diffondersi in maniera anomala nell’aria causando buffe morfologie che si muovono sul pavimento in maniera curiosa.
Fig. 5 – La stessa vasca della Figura 2 ripresa dalla TRV camera in banda UV. Sopra: in colore bianco-nero la diffusione delle vibrazioni nell’aria. Sotto: la stessa immagine ma nella quale attraverso il colore è possibile distinguere la frequenza delle vibrazioni (rosso più elevate, blu più basse). Appaiono inspiegabili le zone in nero.
Anche al di fuori delle piccole stanze sono rilevabili questi fenomeni vibratori inspiegabili che appaiono alla TRV camera come dei “buchi” vibratori nei quali la vibrazione sembra concentrarsi. In questo caso la TRV camera è stata più volte controllata, ottenendo però sempre più o meno gli stessi risultati. Non è ipotizzabile un errore del software o del hardware e per ora tali immagini risultano di difficile interpretazione.
Fig. 6 – L’atrio di ingresso al padiglione che comprende le vasche termali in banda visibile (sopra) ed in banda UV dopo l’elaborazione della TRV camera (sotto).
Fig. 7 – Lo stesso salone ripreso da un’altra angolazione in banda visibile (sopra) e dopo elaborazione in banda UV tramite la TRV camera mediante deviazione standard (sotto).
Il geofono sembra confermare i dati raccolti con i microfoni ad alta sensibilità. Nel suo grafico eseguito ponendo il geofono a contatto dei marmi che fanno da pavimentazione accanto alle vasche è riconoscibile un picco intorno ai 14-15Hz e tutta una serie di rumori compresi tra i 4Hz e gli 11Hz, ma senza un picco significativo che rimanga costante nel tempo ed ai quali non va attribuito uno specifico significato (Fig. 8 in alto).
Fig. 8 – In alto: il grafico riportato dal geofono in una delle vasche. Evidenziato in rosso il picco attorno ai 14-15Hz a volume variabile. Segue una linea indistinta di rumori tra 4 e 11Hz. In basso: le operazioni di analisi mediante il geofono.
Tale vibrazione sembrerebbe non essere presente anche all’esterno nell’ampio giardino antistante al hotel, ma sono presenti anche altre vibrazioni probabilmente perché l’acqua sembra incanalarsi in altro modo. In corrispondenza di vari punti di riferimento in cui le vibrazioni sono state rilevate da altri ricercatori provenienti dalla Germania che ne hanno segnato le posizioni più salienti, ma senza pubblicare nulla al riguardo.
In particolare è possibile rilevare nei punti segnalati una variabilità notevole di picchi di alto volume anche se a frequenze nettamente diverse, indicanti la diversa morfologia del terreno sotto la superficie e quindi una diversa produzione di suoni determinata dal risalire delle acque sotterranee.
Fig. 9 – Rilevazioni nella posizione n.1 in momenti diversi. La frequenza intorno ai 29Hz appare costante ed a livello sonoro elevato (-30 db).
Nella posizione n.1 del giardino annesso al Rimske Terme è evidente una vibrazione di 29Hz ad alto volume (Figura 9) determinato dalle acque termali sotterranee in grado di generare un disturbo magnetico di tipo spiraliforme ben documentabile mediante l’uso della fotografia e video in banda UV e l’analisi con il computer secondo la metodica del Block Matching (Figura 10).
Fig. 10 – Il punto n. 1 del giardino annesso al Rimske Terme indicato molto chiaramente dal cartello numerato e ripreso da tre punti di vista diversi. Di fronte ad esso un campo magnetico spiraliforme generato dalle acque sotterranee ben identificabile con la tecnica del Block Matching e la TRV camera.
Tale metodica divide l’immagine in aree (blocchi) associate alla ricerca di movimento dell’aria che modifichi la luminosità dei pixel all’interno dell’immagine digitale. La stima del moto delle particelle d’aria immerse in un campo magnetico viene comparata a quella del frame precedente in queste aree di ricerca in cui è divisa l’immagine valutandole area per area e facendo scorrere via software i pixel e calcolando il massimo spostamento dell’area (Figura 11).
La differenza di luminosità dei pixel è data dalle particelle di vapore acqueo presenti nell’aria che in un campo magnetico tendono ad orientarsi come un dipolo. Tale micromovimento non è percepito ad occhio nudo, ma dalla videocamera sì. I frame ottenuti dal video vengono poi analizzati singolarmente e messi in pila dal software che soffre solo di una certa lentezza dovuta alla enorme massa di dati elaborati.
Fig. 11 – Sistema di analisi sofware denominto Block Matching (Gullà).
Negli altri punti esaminati nel giardino posto accanto all’albergo termale, in particolare nei punti 3 e 6, non abbiamo potuto rilevare emissioni sonore così potenti (al massimo -45db) e comunque a frequenze diverse da quei 14Hz taumaturgici rilevati in precedenza all’interno delle vasche termali.
Nell’ambito del giardino le vibrazioni hanno una dispersione decisamente originale e nell’analisi in banda UV effettuata con la TRV camera generano delle strane forme.
Fig. 12 - Il giardino annesso al Rimske Terme. La persona seduta alla base dell'albero in primo piano dà le dimensioni delle sequoie centenarie piazzate al centro della spianata.
Fig. 13 – Dispersione delle vibrazioni all’interno del giardino annesso all’albergo.
Fig. 14 – Immagine vibrazionale di dispersione delle vibrazioni nel giardino annesso al hotel in una ripresa svolta ad altezza d’uomo.
Così i rilievi svolti a più di un chilometro dal centro termale mediante il geofono hanno dimostrato che i flussi vibratori provenienti dal sottosuolo sono completamente diversi e privi di interesse dal punto di vista psicofisico.
Fig. 15 – Rilievi svolti a 1 km di distanza dal centro termale: non sembra esserci un profilo di vibrazioni utili per il benessere psicofisico.
Discussione e conclusioni
Come per le nostre precedenti ricerche svolte in Serbia nel 2013 il posizionamento delle antiche terme romane proprio in quel punto nella zona di Laško non sembra del tutto casuale. La presenza di particolari infrasuoni nelle zone esaminate che sono in grado di modificare lo stato di coscienza e del tono dell’umore dei soggetti esposti, generando uno stato di benessere, è un dato di fatto riconosciuto dai nostri strumenti. In particolare nelle zone delle vasche termali dove gli infrasuoni sono collocati intorno alla frequenza di 14Hz hanno un effetto sicuramente positivo sul fisico umano.
È ovvia a questo punto la domanda sul come quasi 2.000 anni fa gli antichi romani possano aver intercettato questa zona di benessere senza le apparecchiature di misura che possediamo oggi. La risposta è abbastanza semplice: attraverso l’uso di una conoscenza empirica derivata dagli etruschi sulle acque termali e l’uso dei sensitivi dell’epoca, gli aruspici, o ancora meglio la categoria degli àuguri.
Gli antichi romani avevano una grande considerazione per questa ultima particolare categoria di sacerdoti, gli àuguri. Tito Livio scrisse nel suo libro “Storia di Roma” che nessuna decisione in guerra o in pace era presa nella Roma antica prima di consultare il collegium di àuguri (Tito Livio, libro VI). Questo collegio era formato da 15 membri a suo tempo scelti dal 'dittatore' Silla, ma per le cui decisioni (che non erano sul predire il futuro), era pur sempre necessaria l'approvazione degli Dei (Tito Livio, libro I). Sembrava piuttosto un parere su uno studio di fattibilità per ogni impresa da intraprendere.
Gli auguri sono stati sempre un gruppo speciale di sacerdoti all'interno del più ampio gruppo degli aruspici ed il loro lavoro fin dai tempi della cultura etrusca è stato quello di interpretare e comprendere la volontà degli Dei in senso lato. Questa tradizione ha la sua origine sin dai primi giorni della fondazione di Roma e alcuni storici situano questa tradizione dai tempi di Romolo (Squadrilli, 1961; Beard, 1998). Molte persone dei nostri tempi associano gli àuguri con l’interpretazione del volo degli uccelli e per questo motivo avevano un bastone con la punta piegata come quella di un ombrello chiamato "lituum", la cui funzione era quella di limitare il numero di uccelli visibili nel cielo in modo che il loro comportamento potesse essere osservato con cura. Il che è sempre stato considerato una semplice superstizione, dimenticando però la notevole sensibilità degli uccelli ai fattori ambientali. Poche persone però ricordano che questo lituum era utilizzato anche come bacchetta da rabdomante, anzi l'arte della rabdomanzia era noto ai romani di fin dai tempi degli etruschi. Sicché si può supporre che anche nella ricerca di acque termali nella zona di Laško e dove localizzare esattamente le vasche questa categoria di aruspici sia stata sicuramente utilizzata in loco.
Ancora oggi la rabdomanzia è considerata una pseudo-scienza. Però uno dei nostri collaboratori, rispolverando questa antica tradizione degli àuguri di rilevare fenomeni naturali utilizzando una coppia di bacchette da rabdomante nelle nostre ricerche nell’antico palazzo romano Felix Romuliana in Serbia, ha raccolto numerosi successi confermati dalle nostre apparecchiature nell’80% dei casi (Debertolis e Zivić, 2015). In particolare ha scoperto la presenza di acqua sotterranea in un certo numero di posizioni all’interno del palazzo soprattutto nella forma di “fonte cieca”, ossia quando un certo numero di vene d'acqua provenienti dal sottosuolo si bloccano sotto la superficie disperdendosi. In altre parole quando si crea la situazione che l'acqua termale viaggiava verso la superficie dal sottosuolo in direzione verticale, ma senza erompere all’aria aperta. Di interesse è che nelle posizioni segnalate dal collaboratore del nostro gruppo di ricerca con queste antiche metodiche le nostre apparecchiature (microfoni ultrasensibili) hanno rilevato la presenza di infrasuoni provenienti dal movimento delle acque sotterranee.
E’ ben conosciuto dalla scienza che nelle mani e nel petto esistono dei recettori vibratori, i cosiddetti sensori del Meissner, che sono in grado di percepire vibrazioni non udibili ad orecchio. È evidente che l’esperienza personale e l’allenamento faceva comprendere agli antichi àuguri quali potevano essere le vibrazioni migliori per piazzare delle terme o, dato ancora più importante, un campo militare o un palazzo di utilità pubblica. È in fondo quello che nei tempi moderni si sta riscoprendo con la bio-architettura che studia le caratteristiche del territorio con cura prima di costruire uno stabile, al fine di evitare l’insorgenza di geopatie per i futuri occupanti.
A questo punto appare chiaro come gli antichi romani abbiano piazzato le vasche termali proprio in quella posizione dove tuttora all’interno del hotel sono ancora presenti. E come nei secoli passati le cure siano state così apprezzate dalla nobiltà e dai regnanti dell’epoca e come ancora oggi è possibile beneficiarne.
Paolo Debertolis & Daniele Gullà, 30 marzo 2016
Un ringraziamento sincero per aver messo a disposizione per le nostre ricerche la struttura del Rimske Terme va al suo proprietario, Valery Arakelov, la cui cortesia ci ha permesso di raggiungere cospicui risultati. Ugualmente siamo grati alla sua gentile collaboratrice, Elisabetta Corniali, per l’ottimo supporto ricevuto durante le nostre indagini e per la sua pazienza nel tollerare tutte le nostre esigenze scientifiche.
Bibliografia
- M. Beard, J. North, S. Price: “Religions of Rome: A History”, Cambridge University Press, 1998.
- P. Debertolis, M. Zivić: “Archaeoacoustic analysis of Cybele’s temple, Imperial Roman Palace of Felix Romuliana, Serbia”, Journal of Anthropology and Archaeology, Vol. 3 (2), 2015: 1-19
- P. Debertolis, H.A. Savolainen: “The phenomenon of resonance in the Labyrinth of Ravne (Bosnia-Herzegovina). Resultsof testing” Proceedings of ARSA Conference (Advanced Research in Scientific Areas), Bratislava (Slovakia), December, 3 – 7, 2012: 1133-36
- P. Debertolis, N. Bisconti: “Archaeoacoustics in ancient sites” Proceedings of the “1st International Virtual Conference on Advanced Scientific Results” (SCIECONF 2013), Zilina (Slovakia) June, 10 - 14, 2013: 306-310
- P. Debertolis, N. Bisconti: “Archaeoacoustics analysis and ceremonial customs in an ancient hypogeum”, Sociology Study, Vol.3 no.10, October 2013: 803-814
- P. Debertolis, S. Mizdrak, H. Savolainen: “The Research for an Archaeoacoustics Standard”, Proceedings of 2nd ARSA Conference (Advanced Research in Scientific Areas), Bratislava (Slovakia), December, 3 – 7, 2013: 305-310
- P. Debertolis, N. Bisconti: “Archaeoacoustics analysis of an ancient hypogeum in Italy”, Proceedings of Conference "Archaeacoustics: The Archaeology of Sound", Malta, February 19 - 22, 2014: 131-139
- P. Debertolis, G. Tirelli, F. Monti: “Systems of acoustic resonance in ancient sites and related brain activity”. Proceedings of Conference "Archaeoacoustics: The Archaeology of Sound", Malta, February 19 – 22, 2014: 59-65.
- P. Debertolis, A. Tentov, D. Nicolić, G. Marianović, H. Savolainen, N. Earl: “Archaeoacoustic analysis of the ancient site of Kanda (Macedonia)”. Proceedings of 3rd ARSA Conference (Advanced Research in Scientific Areas), Zilina (Slovakia), December, 1 – 5, 2014: 237-251.
- P. Debertolis, F. Coimbra, L. Eneix: “Archaeoacoustic Analysis of the Ħal Saflieni Hypogeum in Malta”, Journal of Anthropology and Archaeology, Vol. 3 (1), 2015: 59-79.
- P. Debertolis, D. Gullà: “Archaeoacoustic analysis of the ancient town of Alatri in Italy”, British Journal of Interdisciplinary Sciece, September, Vol. 2, (3), 2015: 1-29.
- P. Debertolis, D. Nicolić, G. Marianović, H. Savolainen, N. Earl, N. Ristevski: “Archaeoacoustic analysis of Kanda Hill in Macedonia. Study of the peculiar EM phenomena and audio frequency vibrations”, Proceedings of 4th ARSA Conference (Advanced Research in Scientific Areas), Zilina (Slovakia), November 9 – 13, 2015: 169-177.
- P. Debertolis, D. Gullà, Richeldi F.: “Archaeoacoustic analysis of an ancient hypogeum using new TRV camera (Variable Resonance Camera) technology”, Proceedings of the “2nd International Virtual Conference on Advanced Scientific Results” (SCIECONF 2014), Žilina (Slovakia), June, 9 - 13, 2014: 323-329.
- T. Squadrilli: “Vicende e monumenti di Roma”, Staderini Editore, Roma, 1961: 25
- Tito Livio: “Storia di Roma”, Libro I°, 35,3
- Tito Livio: “Auspiciis hanc urbem conditam esse, auspiciis bello ac pace domi militiaeque omnia geri, quis est qui ignoret?”, in “Storia di Roma”, Libro VI°, 41.
Studio delle caratteristiche di archeoacustica del sito megalitico dell’Argimusco (Sicilia)
Tag: archeoacustica, archeo-acustica, Argimusco, Etna, Val Demone, basse frequenze, incisioni rupestri, infrasuoni, coppella, vasca di purificazione, SBRG, SB Research Group
Alla fine di giugno 2015, in coincidenza con un ciclo di conferenze in Sicilia (Messina, Pedara, Montalbano) organizzate dalla E-Media Spa e dietro invito del suo presidente Gaetano Santoro, alcuni membri del SBRG (Debertolis, Gullà, Tarabella) si sono recati in questa splendida isola per svolgere delle indagini di archeoacustica nella Val Demone, locata a Nord-Est della Sicilia.
In particolare le zone interessate principalmente dalle nostre ricerche è stato l’altipiano dell’Argimusco (Messina) con i suoi megaliti, il vulcano Etna ed alcune zone circostanti.
La nostra attenzione è stata attratta in particolar modo dai megaliti presenti sull’Argimusco che sono risultati, come in altre analisi su siti sacri degli ottimi trasduttori delle vibrazioni provenienti dal sottosuolo. Si tratta di megaliti di origine naturale, ma davvero importanti.
Fig. 1 - Alcuni momenti delle rilevazioni effettuate sull'altipiano dell'Argimusco
Il sito è da considerarsi un antico luogo sacro. Tale ipotesi è corroborata in dalla presenza di vasche di purificazione scolpite nella roccia dei megaliti e da coppelle per sacrifici con canali di scolo ben incisi, tipici di antichi luoghi di culto pagani.
Fig. 2 - Sopra: una vasca di purificazione scolpita nella roccia di un megalite all'Argimusco. Sotto e in mezzo: una coppella per sacrifici con il canale per lo scolo del sangue inciso su un megalite all'Argimusco
Tali manufatti non sono inconsueti, ma sono reperibili anche in altri siti neolitici nel mondo, come ad esempio nel sito sacro di Sogmatar nel Kurdistan turco al confine con la Siria. Tale sito è riconosciuto nella letteratura scientifica come un luogo di culto molto antico. In particolare, pur essendoci una notevole distanza geografica tra l'altipiano dell'Argimusco in Sicilia e quello di Sogmatar in Turchia, la morfologia di questi manufatti appare totalmente sovrapponibile.
Fig. 3 - L'altipiano di Sogmatar posto nel Kurdistan turco (clicca per ingrandire)
Fig. 4 - Sopra: una vasca di purificazione scolpita nella roccia dell'altipiano di Sogmatar nella Turchia sud-orientale. Sotto: una coppella per sacrifici con il canale per lo scolo del sangue incisa nella roccia di Sogmatar
Se per Sogmatar (Turchia) la perfetta datazione di queste vasche è difficile, ancora più difficile appare la datazione all’Argimusco, dove non compare alcuna incisione che possano far attribuire esattamente ad un periodo questi segni di sacralità.
Il paesaggio dell'Argimusco appare decisamente suggestivo nella sua complessità posto a poca distanza in linea d’aria con il vulcano Etna.
Fig. 5 - Alcuni scorci dell'altipiano dell'Argimusco e dei suoi magaliti
Molto interessanti le vibrazioni riscontrate in questa sede che appaiono trasmesse dal vulcano, sicuramente dovute al movimento del magma.
Per comparazione abbiamo esaminato altre località nel comprensorio dell'Etna, sia in provincia di Catania che di Messina.
In alcuni punti dell'altipiano dell'Argimusco è possibile verificare una vibrazione intorno agli 8Hz, come da noi ritrovata anche sulle falde del Vulcano Etna ad un volume di 36db.
Fig. 6 - Nell'altipiano dell'Argimusco vi è una notevole componente di infrasuoni intorno a 8Hz fino ad un volume di 36db (rilievo con microfoni ultrasensibili in aria)
Anche nella località di Pedara (Catania), posta a pochi chilometri dal vulcano abbiamo trovato una grande quantità di vibrazioni (infrasuoni) comprese tra pochi Hz e 10-12Hz.
Fig. 7 - Rilievi vibratori svolti a Pedara (Catania) con il geofono
Misurando le vibrazioni in un cratere secondario dell’Etna abbiamo rilevato delle vibrazioni praticamente continue, dovute all’attività del vulcano, che fanno sì che le vibrazioni rilevabili siano analoghe, ossia con la stessa lunghezza d’onda, ma molto più potenti in volume rispetto a Pedara.
Fig. 8 – I rilievi effettuati mediante geofono o microfoni ad alta sensibilità e registratore digitale in un cratere secondario dell'Etna
Fig. 9 – Alcune immagini eseguite con macchina fotografica all’infrarosso che evidenziano la differente composizione lavica del terreno
Le registrazioni svolte mediante microfoni ultrasensibili hanno evidenziato un “brontolio” di infrasuoni che ha un picco intorno ai 10-12Hz a 28db. È sicuramente un volume molto elevato che è in grado sicuramente di interferire con la fisiologia umana.
Fig. 10 – Il picco di infrasuoni a 10-12Hz che è presente all’interno del cratere secondario come registrato dai microfoni ultrasensibili
Fig. 11 – I grafici dei rilievi svolti con il geofono, uno strumento geologico in grado di cogliere con maggiore precisione gli infrasuoni provenienti dal sottosuolo.
Visivamente è possibile osservare con l’occhio delle nostre speciali telecamere queste vibrazioni come un susseguirsi di luce proveniente dalle rocce. Ciò è ben evidenziato dal video sottostante.
Le registrazioni effettuate degli infrasuoni se trasposte via software in banda udibile hanno le stesse caratteristiche di pulsazione delle immagini del video (ascolta qui - vista l'ampia componente di bassi del file sonoro, è necessario l'uso di cuffie ad alta fedeltà per l'ascolto; non utilizzare gli altoparlantini di un computer portatile). È da ricordare che gli infrasuoni sono vibrazioni non udibili direttamente dall’orecchio umano, ma possono essere percepite da persone particolarmente sensibili dai recettori vibratori cutanei. Per poterli ascoltare con le orecchie bisogna spostare il file sonoro di alcuni Hz fino a raggiungere la banda udibile. Ovviamente questo processo ne muta la frequenza, ma non le loro caratteristiche.
Questo tipo di vibrazioni sembrano avere un effetto rilassante sulla psiche di volontari che si sono prestati a delle misurazioni psicofisiologiche nello stesso cratere. Ciò nonostante la giornata ventosa ed il freddo.
Fig. 12 - Esito delle misurazioni psicofisiologiche su un volontario all'interno di un cratere secondario dell'Etna
Lo stesso aspetto grafico delle misure psicofisiologiche in volontari lo abbiamo potuto osservare anche in un antico cratere inattivo da più di 200 anni posto alla base del vulcano (Monte Sona), segno che queste basse frequenze non hanno un effetto negativo sulla psicomotricità dei soggetti esaminati.
Fig. 13 - Valutazione psicofisiologica delle condizioni di un volontario all'interno del cratere spento di Monte Sona
L’ipotesi empirica è quindi che questo tipo di vibrazioni possano portare ad una sorta di rilassamento psico-fisico per chiunque sosti in questi luoghi.
Per quanto riguarda direttamente l’altipiano dell’Argimusco, oltre alla vibrazioni già riscontrate in altre zone limitrofe all’Etna, si è potuto osservare anche un’interessante emissione di onde elettromagnetiche naturali di origine tettonica nel campo delle VLF (Very Low Frequencies). Si sono riscontrati in particolari due picchi presenti nell’altipiano, non rilevati altrove, a 25 e 43KHz.
Fig. 14 - Spettro delle onde elettromagnetiche presenti sull'altipiano dell'Argimusco
Per quanto riguarda le vibrazioni ritrovate in questa sede, queste appaiono nello spettro rilevato anche anche sull’Etna, ma decisamente meno intense come rilevabili dal grafico successivo.
Fig. 15 - Aspetto delle vibrazioni rilevate con il geofono sull'altipiano dell'Argimusco in prossimità dei megaliti
Ciò è particolarmente evidente se sovrapponiamo i due grafici, ossia del cratere secondario dell’Etna (sopra) e quanto rilevato sull’Argimusco (sotto).
Fig. 16 - Aspetto dei due grafici delle vibrazioni raccolte con il geofono tra il cratere secondario dell'Etna (grafico più alto) e quelle registrate in prossimità dei megaliti dell'Argimusco (grafico più basso). La morfologia è simile, ma il volume del suono è più basso
Abbiamo osservato un’interessante fenomeno su alcuni megaliti naturali presenti sull’Argimusco. Ossia è possibile farli entrare in risonanza mediante la voce umana, creando una sorta di riverbero che è visibile strumentalmente.
Per eseguire questo esperimento ha concesso la sua collaborazione la cantante professionista Flavia Vallega che utilizza la scala musicale naturale con il “la” fissato a 432Hz.
Nelle immagini sottostanti, rilevate dalla telecamera a risonanza variabile (TRV), da noi molto usata per endere visibili le vibrazioni, è possibile anche discriminare le aree a maggiore risposta vibratoria che appaiono di colore più chiaro.
Fig. 17 - Analisi dell'effetto di risonanza ottenuto su un megalite mediante telecamera a risonanza variabile dopo vocalizzi della cantante Flavia Vallega. Il diverso colore dello spettro indicano zone che vibrano ad una diversa frequenza
Molto interessante i risultati delle analisi svolte con programmi vettoriali in grado di evidenziare la variazione di luminosità delle molecole di vapore acqueo presenti nell’aria che sembrano suggerire che durante questo fenomeno vibratorio di risonanza il megalite sviluppi anche un campo magnetico spiraliforme che appare ben evidente nella foto successiva. Ma saranno necessarie ulteriori indagini prima di sbilanciarsi in questo senso.
Fig. 18 - Campo magnetico spiraliforme che sembra generarsi durante la risonanza del megalite rilevato dalla TRV camera
Esiste poi in corrispondenza del megalite soprannominato il “babbuino” un vibrazione in banda udibile che nel silenzio ed in assenza di vento può essere udita abbastanza agevolmente nella cavità presente in esso. Si tratta di una dominante a 26Hz seguita da varie armoniche fino a circa 60Hz. Questo suono in banda udibile (ascolta qui - usare anche in questo caso cuffie ad alta fedeltà), viste le sue caratteristiche, è ipotizzabile trattarsi di un movimento attribuibile ad un corso d’acqua sotterraneo che sicuramente era percepito dai frequentatori del luogo nei tempi antichi, come il suono della voce di un Dio. Abbiamo deciso di denominarlo “la Voce dell’Argimusco”.
Fig. 19 - Spettro delle frequenze sonore rilevate nei pressi del megalite "babbuino". Si tratta di basse frequenze chiaramente udibili (Voce dell'Argimusco)
Anche altri megaliti di dimensioni più cospicue presentano fenomeni di risonanza. In prossimità del megalite "Orante” è presente infatti un enorme megalite che per le numerose cavità presenti sulla sua superficie agisce come se fosse costellato da tante piccole casse di risonanza.
In questo caso, oltre che la voce umana, si è utilizzato degli strumenti di percussione che possiedono una più estesa banda sonora con le loro armoniche partendo da frequenze più basse.
Fig. 20 - Alcune fasi dell'esperimento di sollecitazione della risonanza del megalite mediante tamburo "sciamanico" o "irlandese" ad un unica testa
Fig. 21 - Aspetto della risposta di risonanza del megalite mediante colorazione dopo la percussione di un tamburo irlandese. I colori più chiari corrispondono ad una vibrazione di risposta con frequenza più elevata
La diversa colorazione presente nella Fig. 21 è una suddivisione delle frequenze per tonalità.
Questo fenomeno, ben visibile sugli strumenti di misurazione, è stupefacente e mostra la roccia megalitica illuminarsi per le vibrazioni allo stesso tempo del ritmo del tamburo. Il tutto è ben visibile nel video successivo nel quale è possibile cogliere il ritmo di vibrazione del megalite che entra in risonanza in maniera sincrona ai colpi di tamburo.
E’ ipotizzabile che lo strumento di percussione possedendo oltre alla frequenza base anche numerose armoniche successive è in grado di sollecitare in gran numero le diverse cavità per volume e dimensione.
E’ possibile che questi fenomeni empirici fossero noti alle antiche popolazioni e ne facessero uso? Non possiamo esserne sicuri, ma noi pensiamo che la sacralità del luogo dai tempi antichi non sia altro che il risultato dell’osservazione di questi fenomeni da parte loro.
In altri siti sacri da noi esaminati in numerosi paesi europei ed asiatici (Malta, Serbia, Italia, Inghilterra, Kurdistan, Portogallo ecc.) abbiamo sempre riscontrato qualche fenomeno che non era presente nei dintorni. Solitamente veniva scelta una particolare area piuttosto di un'altra per edificare un tempio o svolgere riti sacri proprio in virtù dei fenomeni presenti in essa, capaci di influenzare la psiche o addirittura di interferire con le onde cerebrali di chi sostava in quei luoghi.
Fig. 22 - Ancora alcune suggestive immagini dei megaliti dell'Argimusco sui quali pende l'ombra minacciosa del vulcano
È pacifico che questi rilievi effettuati nell’arco di una settimana andranno approfonditi in maniera sistematica con ulteriori missioni in questa sede.
Paolo Debertolis, Daniele Gullà, Natalia Tarabella – 30 ottobre 2015
Si ringrazia la E-Media Spa nelle persone del suo presidente Gaetano Santoro e del suo vice-presidente Rossella Guglielmino per l'ampia collaborazione e disponibilità prestate per questa ricerca. Un grande sincero per il notevole aiuto va a Salvo di Mauro. Un abbraccio da tutti noi a Flavia Vallega per la sua splendida voce che è riuscita a mettere in risonanza i megaliti dell'Argimusco. I nostri ringraziamenti vanno anche a tutti coloro che hanno collaborato per gli esiti degli esperimenti e la buona riuscita delle conferenze di archeoacustica.
La maggior parte delle fotografie sono state eseguite dall'architetto Natalia Tarabella, qui a sinistra nella foto assieme ai nostri collaboratori Santo e Irene, le misurazioni sono state invece effettuate da Paolo Debertolis e Daniele Gullà.