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L’archeoacustica in alcuni siti del Friuli Venezia-Giulia

Paolo Debertolis*

 

*Dipartimento di Scienze Mediche, Università di Trieste e Super Brain Research Group

 

[Nota] Presentazione dell'archeoacustica in ambito sociologico e geografico locale (Regione Friuli - Venezia Giulia) effettuata presso l'insegnamento di Geografia nel Corso di Laurea in Scienze Storiche e Filosofiche dell'Università degli Studi di Trieste nel maggio del 2019. 

 

Introduzione

L'archeo-acustica o l'archeoacustica, dopo un primo momento di scetticismo da parte del mondo accademico, è oggi una disciplina riconosciuta, complementare all’archeologia e all'antropologia, che può contribuire ad espandere la nostra comprensione del perché alcuni siti siano sempre stati considerati sacri nel tempo antico. È la giusta metodica per analizzare siti archeologici che talvolta hanno interessanti caratteristiche sonore [2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12,13,14,15,16,17,18,19,20,23]. Infine, l’archeoacustica può anche aiutare a spiegare perché alcune strutture antiche siano state costruite o scavate nella roccia. L’implicazione sociologica di tutto ciò ha quindi un discreto peso.

 

La competenza di uno storico corrisponde alla capacità di dare un valore ai segni del passato. Si può assistere da testimone oculare ad una battaglia, ma se non si ha conoscenze tecniche sugli eserciti in battaglia, non si capirà nulla di quello che sta succedendo. Dunque la conoscenza solida dello storico si ricava dalla sua competenza nel saper dare un valore ad un segno. Ed il segno può essere qualsiasi cosa: un oggetto, ad esempio una semplice moneta, un documento scritto o inciso sulla pietra o, nel caso della archeoacustica, un suono presente in una determinata struttura. L’autore di un indagine storica è in ragione della sua competenza che dà a quel segno un significato ed un valore di documento. È chiaro che senza lo sguardo competente il documento non esiste.

 

I tempi antichi non erano privi di rumore né tanto meno erano vissuti nel silenzio, sappiamo infatti che il canto e le vibrazioni prodotte dagli strumenti musicali furono una delle più alte espressioni della cultura umana per un lungo periodo. Inoltre, i fenomeni sonori naturali sono stati usati in molte civiltà per creare riti più suggestivi, ma è anche noto che alcune strutture antiche sono state modellate appositamente per influenzare direttamente la mente, attraverso vibrazioni che possono produrre uno stato alterato di coscienza [5,9,10,15,16]. Così accadde anche per forti campi magnetici naturali, riconosciuti in maniera assolutamente empirica, in grado di influenzare pesantemente l’attività cerebrale.

 

In precedenti ricerche il gruppo di ricerca SBRG (Super Brain Research Group, sito web http://www.sbresearchgroup.eu), un team di tipo interdisciplinare composto da ricercatori di vari paesi europei fondato nel 2010, ha dimostrato l'esistenza di un rapporto non casuale tra vibrazioni meccaniche, indotte da un fenomeno di risonanza in alcuni templi antichi, e l’attività cerebrale [5,6,9,10,11,12,14,15,16,17,18, 19, 20]. Questo modo di interpretare i siti archeologici, pur essendo utilizzato già negli anni ‘70, ha avuto una maggiore espansione negli anni ‘90, grazie al miglioramento della tecnologia. Tale gruppo di ricerca ha seguito questa metodica a partire dal 2010, investigando un discreto numero di siti "sacri" in Europa e Asia Minore (Inghilterra, Bosnia, Serbia, Slovenia, Macedonia, Slovacchia, Italia, Portogallo, Malta, Turchia e Grecia). I risultati di queste campagne di studio sono stati pubblicati in una quarantina di articoli, di cui 27 sulla letteratura internazionale peer-reviewed in inglese [2,3,4,5,6,7,8,9, 10,11,12,13,14,15,16,17,18,19,20,23].

 

Utilizzando moderne tecniche di registrazione digitale è ora possibile registrare in modo molto accurato anche le bande sonore non udibili. Le frequenze non udibili come gli ultrasuoni o in particolare gli infrasuoni, da tempo sono ritenute capaci di modificare l'andamento dell’attività cerebrale. Grazie alle ricerche in questo tempo si è anche scoperto che la maggior parte dei siti sacri, da Göbekli Tepe nella Turchia sud-orientale all’ipogeo di Xaghra Stone Circle, da Gozo (Malta) all'Acropoli di Alatri in Italia, al palazzo Felix Romuliana in Serbia e ad Epidauro in Grecia, sono tutti situati su fonti di frequenze vibratorie molto basse o campi magnetici, che influenzano l'attività del cervello umano e la dinamica dell’organismo.

 

In base a precedenti ricerche effettuate da altri autori in alcuni siti sacri nel Regno Unito e in Irlanda (Robert Jahn con il gruppo di ricerca PEAR di Princeton, USA; Cook & Pajot, Università della California, USA) [1,21] si è riprodotto la banda di vibrazioni caratteristica di diversi siti archeologici in laboratorio, confermando che queste vibrazioni interferiscono con la mente umana in vari modi [5]. A volte queste bande sonore hanno un effetto diretto sul corpo umano, senza che la persona sia in grado di riconoscere consapevolmente le vibrazioni meccaniche associate, in particolare questo accade con gli infrasuoni. Così, dopo lo studio di circa quaranta siti antichi nel lasso di tempo fra il 2010 e il 2019, l'ipotesi del gruppo di ricerca SBRG è stata confermata da una notevole quantità di dati, diventando molto più di una tesi. Essa si può riassumere in poche parole: in alcuni siti archeologici considerati sacri per migliaia di anni, ci sono fenomeni sonori naturali o indotti misurabili che rendono questi siti un po' più 'mistici' di altri.

 

Ogni suono estremo e artificiale, imposto e disperso nell’ambiente, ha un effetto profondamente destabilizzante sull'individuo. Per questo molto spesso gli infrasuoni sono sono stati usati nel contesto delle guerre non convenzionali, nel triste capitolo delle armi acustiche [3,22]. Anche gli infrasuoni naturali a bassa intensità possono avere una forte influenza sulle condizioni di salute ed essere percepire non come suoni a bassa frequenza, ma come una sensazione fisica gradevole oppure di fastidio, in relazione alla frequenza considerata [3]. A volte tali sensazioni, in particolari distretti ricchi di terminazioni nervose vibratorie come ad esempio le palme delle mani o il petto (sensori vibratori del Meissner), sono definite come formicolio o “energia”. È, del resto, esperienza comune per ognuno di noi che le basse frequenze vengano percepite più con il petto che con l’udito, come ad esempio in discoteca o in un pieno orchestrale.

 

La produzione di queste vibrazioni infrasoniche può anche provocare sentimenti di timore o di paura e, poiché ciò non è consapevolmente percepito con i sensi comuni, può generare un sentimento di aspettativa indefinito, come se stesse per avvenire un evento inconsueto o soprannaturale [22], quasi come una premonizione. Quindi è possibile ipotizzare che, laddove siano presenti molte vibrazioni naturali a bassa frequenza, le popolazioni antiche considerassero questi siti "sacri" [3]. Attraverso l'analisi archeoacustica, è quindi possibile dimostrare che in passato vi era la conoscenza di fenomeni acustici, probabilmente scoperti in modo empirico, ma forse utilizzati consapevolmente nei riti per aumentarne l'autorevolezza [2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12,13,14,15, 16,17,18, 19,20,23].

 

 

Alcuni antichi siti sacri in Friuli Venezia-Giulia

Il gruppo di ricerca SBRG ha anche affrontato anche alcuni importanti siti archeologici sacri della Provincia di Udine, Gorizia e Trieste, con risultati già pubblicati o ancora da pubblicare. Per ragioni di sintesi su questa tesi si è accentrata l’attenzione solo su 3 siti in particolare: il Mitreo di Duino, l’ipogeo di Cividale del Friuli e la Dolina dei Bogumili. Tutti questi siti presentano caratteristiche sonore non casuali e nei tempi antichi sono stati accuratamente scelti o diligentemente modellati per rendere più impressionanti i rituali eseguiti all’interno di essi.

 

 

Materiali e Metodi

Per la registrazione dei suoni si è utilizzato un registratore portatile digitale con una frequenza massima di campionamento di 192KHz a 24 bit (Tascam DR-680 del gruppo TEAC). Allo stesso tempo, per la registrazione nell'aria, si è impiegato dei microfoni da studio professionali con un'ampia gamma dinamica e una risposta piatta a diverse frequenze (Sennheiser MKH 8020, Frequenza di risposta 10Hz - 60.000Hz), con cavi schermati (Mogami Gold Edition XLR) e connettori placcati in oro (Fig. 1). Si è posizionato i microfoni sia a contatto con il terreno, che in aria a poco meno di un metro d’altezza. Per evitare l’interferenza dei campi magnetici spuri di origine antropica talora abbiamo inserito direttamente i microfoni nel corpo del registratore digitale.

 


 Fig. 1 – Il registratore digitale Tascam DR-680 posizionato all’interno della struttura con i microfoni inseriti direttamente nel corpo del registratore.

 

 Per l’analisi dei dati sonori si è utilizzato la versione 4.2.1 del programma Praat dell'Università di Toronto e la versione 2.1.2 del programma software open source Audacity, sia in versione per Windows che per Linux. Prima delle registrazioni si è impiegato un analizzatore di spettro Spectran NF-3010 (Fig. 2) della fabbrica tedesca Aaronia AG, per cercare fenomeni elettromagnetici antropici presenti nel sito e che avrebbero potuto interferire negativamente nei risultati.

 

 

 Fig. 2 – L’analizzatore di spettro Spectran NF-3010 della ditta tedesca Aaronia AG.

 

Dopo aver esaminato i fenomeni sonori naturali di questi siti abbiamo capito che in due di essi era possibile stimolare la risonanza ricercata dai costruttori di questi siti sia con la voce che con un tamburo a testa unica, detto tamburo irlandese o sciamanico, che rappresenta assieme al flauto lo strumento musicale più antico del mondo e che sicuramente era contemporaneo alla costruzione di queste strutture.

 

 

Implicazioni sociologiche di comunità nei diversi siti del Friuli - Venezia Giulia esaminati.

 Il Mitreo di Duino (Fig. 3), dove veniva praticato il culto del dio Mitra tra la fine del I° secolo d.C. fino all’avvento del cristianesimo nel IV° d.C. nel mondo antico romano, è localizzato in una grotta naturale a poca distanza dalle Bocche del Timavo nel Comune di Duino-Aurisina in provincia di Trieste. É caratterizzato da due banconi e una pietra dei sacrifici posta al centro della sala. Sono presenti ai lati delle steli commemorative rappresentanti il dio Mitra. Sono state trovate dagli archeologi varie offerte in esso da delle monete romane ad un gran numero di ceramiche votive.

 

 

Fig. 3Il Mitreo di Duino.

 

Dal punto di vista dell’archeoacustica nel Mitreo di Duino (TS) è stato possibile misurare una forte vibrazione a bassa frequenza proveniente dal sottosuolo ascrivibile al passaggio sotterraneo del fiume Timavo che ha le sue risorgive a qualche centinaio di metri di distanza. Nonostante la presenza del frastuono causato dal passaggio del treno e dell’autostrada, nei momenti di silenzio il suono proveniente dal sottosuolo è chiaramente percepibile all’orecchio (due picchi 26Hz e 44Hz) e tale doveva essere stato nel periodo del maggior utilizzo del mitreo. Questi rituali eseguiti in particolar modo durante la notte alla luce delle lanterne devono essere stati particolarmente suggestivi grazie a questa colonna sonora che proseguiva senza interruzione. Si ricorda che questi rituali non erano aperti a tutti, ma in forma di setta permettevano un rapporto quasi diretto con il dio con delle richieste specifiche. Tale suono oltre ad essere presente in banda udibile è presente con un notevole picco anche a 14Hz, ossia in banda infrasonica, ed è in grado di modificare lo stato di coscienza fino ad uno stato mistico. Per l’irregolarità della grotta all’interno del sito non è presente alcuna risonanza o eco, per cui l’uso di strumenti musicali non fornisce alcun interessante dato.

 

Fig. 4Il rilevo di archeoacustica nel Mitreo di Duino. È evidente un forte picco a 14Hz, in banda infrasonica, oltre che a due picchi rispettivamente a 25Hz e 44Hz, in banda udibile.

 

 

 L’ipogeo celtico di Cividale del Friuli è localizzato nel pieno centro di Cividale del Friuli in provincia di Udine (per ipogeo si intende una struttura scavata nel sottosuolo di origine antica). Si trova non distante dal Ponte del Diavolo sul fiume Natisone verso il quale è presente l’unica apertura dell’ipogeo nell’argine del fiume e che si trova all’ingresso della struttura alla quale si accede attraverso una ripida scala. Dispone di varie camere sotterranee scavate nel conglomerato a diversi livelli e sembra vigilato da tre mascheroni scavati in rilievo nelle pareti.
Vi sono fantasiose interpretazioni non suffragate da valide fonti, si sa che vi è stato un uso funerario in epoca celtica e come carceri del periodo romano o longobardo.

 

 

 

 Fig. 5L’ipogeo di Cividale del Friuli (UD).

 

Stante le scarse informazioni storiche esistenti su questo ipogeo, dal punto di vista costruttivo e dell’archeoacustica bisogna sfatare alcuni miti per un uso funerario originale. Sicuramente i celti, non conoscendone la tecnologia, possono averlo usato per la sepoltura, ma le affinità con l’ipogeo maltese di Hal Saflieni datato migliaia di anni prima dell’arrivo dei celti sono impressionanti. In due delle quattro camere infatti ancora presenti dei fenomeni di risonanza, facilmente evocabili da un semplice tamburo sciamanico a testa unica. Questi fenomeni di risonanza sono infatti localizzati nella banda di frequenza presente tra gli 80-120Hz in grado di modificare lo stato di coscienza dei presenti ai rituali e spesso reperiti in altre strutture antichissime presenti in Europa e costruite dalle popolazioni autoctone prima dell’invasione dei popoli indoeuropei. Esempi simili li possiamo trovare non solo in Irlanda e nel sud dell’Inghilterra, ma anche in Sardegna nelle Domus de Janas.

È ipotizzabile che le altre due stanze, dove non è presente risonanza, siano state modificate per adattarle ad un altro uso successivo, proprio durante il periodo celtico, romano e longobardo. L’origine di questa struttura grazie all’archeoacustica va pertanto retrodatata.

 

 

Fig. 6Il fenomeno di risonanza nella camera “D” dell’ipogeo. Il primo picco arrotondato a sinistra corrisponde alla frequenza del tamburo, il secondo più elevato e appuntito alla risposta della camera a 114Hz.

 

 

La cosiddetta Dolina dei Bogumili, presente nel comprensorio di Basovizza nella provincia di Trieste, rappresenta sicuramente un mistero non ancora risolto. Una dolina è un profondo avvallamento del terreno dovuto al crollo di una galleria sotterranea determinata da un fiume sotterraneo. In particolare nel Carso triestino è causata dal cosiddetto fenomeno del “carsismo”. Il carsismo si sviluppa principalmente a seguito della dissoluzione chimica delle rocce calcaree. La corrosione avviene per opera delle acque meteoriche che, oltre a contenere una certa quantità di anidride carbonica atmosferica disciolta al loro interno, scorrendo sulla superficie del suolo e attraversando lo strato superficiale del suolo si arricchiscono ulteriormente di CO2. Ciò causa la formazione di lunghi percorsi sotterranei che con il loro crollo a volte creano un inghiottitoio, ossia una profonda depressione nel terreno di forma grossomodo rotondeggiante. Nel caso della Collina dei Bogumili la depressione nel terreno è stata sfruttata per costruirci da tempo immemorabile una specie di anfiteatro con caratteristiche acustiche straordinarie. Di lato, in fondo all’avvallamento, un dolmen ricoperto con terra di riporto e con uno stretto passaggio di entrata ed una camera rotondeggiante al termine di questo corridoio. Per certi aspetti può ricordare molto le fattezze delle Tombe dei Giganti in Sardegna.

 

 

 

 Fig. 7La Dolina dei Bogumili a Basovizza (TS). A destra il dolmen costruito sul fondo e ricoperto di terra di riporto.

 

 Come è possibile osservare dalla immagini poste qui sopra, la struttura è stata tutta costruita in pietra a secco e poi ricoperta con terra. Lo studio di archeoacustica è iniziato ponendo un tamburo sciamanico (o altresì detto anche “irlandese”) all’esterno della struttura megalitica registrando le armoniche prodotte e poi all’interno della camera rotondeggiante posta all’interno del dolmen. Ponendosi con il tamburo sciamanico all’ingresso della camera, è possibile far entrare in risonanza tutta la dolina che risuona a tre frequenze specifiche che sono ben diverse dalla frequenza base del tamburo e delle sue armoniche.

 

 

 Fig. 8 - Le caratteristiche sonore del tamburo sciamanico all'aria aperta. E' evidente una frequenza base di 71Hz da cui si dipartono poi le sue armoniche.

 

Fig. 9 - L'analisi sonora del suono che si propaga all'interno della dolina quando il tamburo suona all'interno della camera. Il suono dello strumento viene filtrato ed all'esterno fuoriescono solo tre frequenze che corrispondono alle frequenze di risonanza della camera rotondeggiante centrale del dolmen.

 

Tale fenomeno è da ritenersi non casuale e tutta la struttura sembrerebbe avere una funzione rituale in funzione dell’acustica. A riprova di quanto appena detto si può paragonare quanto ritrovato invece in un’altra stanza posta a metà delle gradinate dell’anfiteatro. Tale stanza, ben integrata nel complesso generale dell’anfiteatro, pur essendo costruita con la medesima metodica del dolmen è totalmente priva di caratteristiche sonore che ne fanno un semplice rifugio, dotato anche di feritoie che ne illuminano l’interno. La stanza a cupola (Fig. 10) posta centralmente al dolmen è, invece, priva di luce ed è situata dopo un lungo corridoio, similmente ad altri tempi neolitici, ad esempio Newgrange in Irlanda anche se in scala decisamente più piccola.

 

 

Fig. 10 La camera centrale del dolmen vista dall’ingresso.

 

Non si sa quando è stata costruito questo dolmen, ma i menhir dispersi all’interno della dolina fanno pensare ad una costruzione molto antica, quasi sicuramente preistorica. Le prime tracce sui documenti risalgono al ‘600, ma la tradizione orale racconta che anche l’eresia bogumilica lo ha utilizzato nel Medio Evo. Di solito i bogumili non costruivano questi manufatti, ma casomai si limitavano ad utilizzare tali strutture sotterranee già preesistenti. Inoltre, durante alcuni scavi, sono stati trovati al suo interno dei cocci di piatti romani. Risulta poco credibile che nel Medio Evo qualcuno avesse deciso di mettere dei piatti romani proprio lì dentro, per cui si può ipotizzare che la struttura fosse preesistente in epoca romana. Anche in questo caso l’origine del manufatto va ampiamente retrodatato forse fino alla preistoria.

 

Discussione e conclusioni

 Alla fine di ogni ricerca molte domande sorgono spontanee. È però importante ricordare che le frequenze riscontrate in questi manufatti nella regione Friuli-Venezia Giulia sono presenti anche in altri luoghi sacri antichissimi in Europa e che hanno un forte effetto sulle onde cerebrali, capace di indurre uno stato alterato di coscienza [10,12,13,18]. Non abbiamo fonti che possano confermare le capacità tecnologiche delle popolazioni che hanno costruito questi ultimi due manufatti in particolare, abbiamo solo qualche nozione sui popoli che ne hanno preso il posto, ad esempio gli etruschi e i romani. Tito Livio ne ha parlato parecchio (24, 25) a proposito ad esempio degli àuguri, particolare categoria di aruspici.

 

È importante comprendere il rapporto tra i siti antichi e i popoli che li hanno costruiti. L'analisi archeoacustica dei siti citati fornisce varie prove a sostegno dell'ipotesi che la decisione di scegliere questi siti come “sacri”, rimaneggiando le formazioni naturali, non fu casuale.

 

Se per il Mitreo di Duino, l’origine del suono è naturale, per quanto riguarda l’ipogeo di Cividale del Friuli, bisogna tenere presente che lo scavo nella roccia non è l'equivalente oppure, peggio, il sistema più primitivo rispetto alla costruzione di una struttura. Al contrario, un errore nello sviluppo della struttura ipogea non è rimediabile, sicché l’esatta intonazione della camera nel range di 80-120Hz presuppone una profonda conoscenza, seppur empirica, della forma necessaria per ottenere questo fenomeno e quindi una cultura molto avanzata. Questo tipo di fenomeno rimanda all’ipogeo di Hal Saflieni a Malta, costruito intorno al 4.000 a.C. e rimasto quasi inalterato anche ai nostri giorni [9]. È pertanto ipotizzabile che questa tecnologia basata sulla conoscenza del rapporto tra mente e suono, fosse patrimonio comune di varie civiltà che hanno abitato il bacino del Mediterraneo fino al Friuli – Venezia Giulia in quell’epoca. Di conseguenza è ipotizzabile, senza timore di slanci speculativi, che vi fossero scambi culturali tra quelle popolazioni, in particolare per le strutture più antiche, come l’ipogeo di Cividale del Friuli o la Dolina dei Bogumili e questi sono ormai gli unici loro resti che possiamo ancora ammirare nella Regione Friuli - Venezia Giulia.

 

 

  1. I.A. Cook, S. K. Pajot, A. F. Leuchter. 2008.“Ancient Architectural Acoustic Resonance Patterns and Regional Brain Activity”, Time and Mind 1(1), pp. 95-104.

  2. P. Debertolis, H.A. Savolainen: "The phenomenon of resonance in the Labyrinth of Ravne (Bosnia-Herzegovina). Results of testing", Proceedings of ARSA Conference (Advanced Research in Scientific Areas), Bratislava (Slovakia), December, 3-7, 2012, pp. 1133-1136.

     

  3. P. Debertolis, N. Bisconti: "Archaeoacoustics in ancient sites" Proceedings of the "1st International Virtual Conference on Advanced Scientific Results" (SCIECONF 2013), Žilina (Slovakia) June, 10-14, 2013, pp. 306-310.

  4. P. Debertolis, N. Bisconti: "Archaeoacoustics analysis and ceremonial customs in an ancient hypogeum", Sociology Study, Vol.3 no.10, October 2013, pp. 803-814.

  5. P. Debertolis, G. Tirelli, F. Monti: "Systems of acoustic resonance in ancient sites and related brain activity". Proceedings of Conference "Archaeoacoustics: The Archaeology of Sound", Malta, February 19-22, 2014, pp. 59-65.

  6. P. Debertolis, D. Gullà, F. Richeldi: “Archaeoacoustic analysis of an ancient hypogeum using new TRV camera (Variable Resonance Camera) technology”, Proceedings of the “2nd International Virtual Conference on Advanced Scientific Results” (SCIECONF 2014), Žilina (Slovakia) June, 9 - 13, 2014, pp. 323-329.

  7. P. Debertolis, N. Bisconti: "Archaeoacoustics analysis of an ancient hypogeum in Italy", Proceedings of the Conference "Archaeacoustics: The Archaeology of Sound", Malta, February 19-22, 2014, pp. 131-139.

  8. P. Debertolis, A. Tentov, D. Nicolic, G. Marianovic, H. Savolainen, N. Earl: "Archaeoacoustic analysis of the ancient site of Kanda (Macedonia)", Proceedings of the 3rd Conference ARSA (Advanced Research in Scientific Areas), Žilina (Slovakia), December, 1-5, 2014, pp. 237-251.

  9. P. Debertolis, F. Coimbra, L. Eneix: "Archaeoacoustic Analysis of the ĦalSaflieni Hypogeum in Malta", Journal of Anthropology and Archaeology, Vol. 3 (1), 2015, pp. 59-79.

  10. P. Debertolis, D. Gullà: "Archaeoacoustic analysis of the ancient town of Alatri in Italy", British Journal of Interdisciplinary Science, September, Vol. 2, (3), 2015, pp. 1-29.

  11. P. Debertolis, M. Zivic: "Archaeoacoustic analysis of Cybele's temple, Roman Imperial Palace of Felix Romuliana, Serbia", Journal of Anthropology and Archaeology, Vol. 3 (2), 2015, pp. 1-19.

  12. P. Debertolis, D. Nicolić, G. Marianović, H. Savolainen, N. Earl, N. Ristevski: "Archaeoacoustic analysis of Kanda Hill in Macedonia. Study of the peculiar EM phenomena and audio frequency vibrations", Proceedings of the 4th Conference ARSA (Advanced Research in Scientific Areas), Žilina (Slovakia), November 9-13, 2015, pp.169-177.

  13. P. Debertolis, N. Earl, M. Zivic: "Archaeoacoustic Analysis of Tarxien Temples in Malta", Journal of Anthropology and Archaeology, Vol. 4 (1), June 2016, pp. 7-27.

  14. P. Debertolis, D. Gullà: “Preliminary Archaeoacoustic Analysis of a Temple in the Ancient Site of Sogmatar in South-East Turkey. Proceedings of Conference ‘Archaeoacoustics II: The Archaeology of Sound’, Istanbul (Turkey), Oct 30-31 Nov 1, 2016, pp. 137-148.

  15. P. Debertolis, D. Gullà: “New Technologies of Analysis in Archaeoacoustics”, Proceedings of Conference ‘Archaeoacoustics II: The Archaeology of Sound’, Istanbul (Turkey), Oct 30-31 Nov 1, 2015, pp. 33-50.

  16. P. Debertolis, D. Gullà: “Healing aspects identified by archaeoacoustic techniques in Slovenia”, Proceedings of the ‘3rd International Virtual Conference on Advanced Scientific Results’ (SCIECONF 2016), Žilina (Slovakia), June 6-10, 2016, pp. 147-155.

  17. P. Debertolis, D. Gullà, F. Piovesana: “Archaeoacoustic research in the ancient castle of Gropparello in Italy”, Proceedings in the Congress “The 5th Virtual International Conference on Advanced Research in Scientific Areas” (ARSA-2016) Slovakia, November 9 - 11, 2016: pp. 98-104.

  18. P. Debertolis, N. Earl, N. Tarabella: “Archaeoacoustic analysis of Xaghra Hypogeum, Gozo, Malta”, Journal of Anthropology and Archaeology, vol.1 no. 5, June 30, 2017, pp. 1-16.

  19. P. Debertolis, D. Gullà: “Archaeoacoustic Exploration of Montebello Castle (Rimini, Italy)”, Art Human Open Acc J 1(1): 00003, DOI: 10.15406/ahoaj.2017.01.00003.

     

  20. P. Debertolis, D. Gullà, H. Savolainen: “Archaeoacoustic Analysis in Enclosure D at Göbekli Tepe in South Anatolia, Turkey, Proceedings in Scientific Conference “5th HASSACC 2017 - Human And Social Sciences at the Common Conference", Slovakia, Žilina, September 25-29, 2017, pp. 107-114.

     

  21. R.G. Jahn, P. Devereux, M. Ibison: "Acoustical Resonances of Assorted Ancient Structures”, J. Acoust. Am Soc Vol.99 No.2, February 1996, pp.649-658.

  22. V. Tandy, T. Lawrence, "The ghost in the machine”, Journal of the Society for Psychical Research, April 1998, 62 (851): 360–364.

  23. N. Tarabella, P. Debertolis: “Archaeoacoustics in Archaeology”, Proceedings in19th International Conference and Assembly of the Experts of the Foundation Romualdo Del Bianco “HERITAGE FOR PLANET EARTH 2017 - Smart Travel, Smart Architecture and Heritage Conservation and its Enjoyment for Dialogue", Florence, Italy, 11-12 March 2017: 243-249.

     

     


     

Focolare ed altare sacro a Curiceta sulle Alpi Apuane in Italia

Natalia Tarabella**, Paolo Debertolis*, Daniele Gullà**, Lorenzo Marcuccetti**

 

*Dipartimento di Scienze Mediche, Università di Trieste e Super Brain Research Group

   **Super Brain Research Group, Italia

 

 

Questo articolo è in corso di pubblicazione sugli atti del congresso “Archaeoacoustics III”, Tomar (Portogallo), 5-8 ottobre 2017.

Il video della presentazione effettuata di fronte il pubblico il 7 ottobre 2017 a Maçao è qui.

Le diapositive della presentazione saranno presto disponibili in rete.

L'articolo originale in lingua inglese lo trovate qui.

Il sito della conferenza "Archaeoacoustics III" lo trovate qui.

 

Riassunto - Le Alpi Apuane, l'Alta Versilia e la Garfagnana fanno parte del Parco delle Alpi Apuane e sono ricche di petroglifi e reperti archeologici che sono in parte poco conosciuti e non precisamente databili. Queste aree sono state abitate sin dal periodo del Neolitico, ma il significato e la ragione delle incisioni presenti sulla pietra di questo luogo non sono chiari. Le Alpi Apuane furono scelte come dimora da gruppi di individui che lasciarono molti segni ancestrali, e solo successivamente dal cristianesimo, e che produssero molti altari sacri, troni e manufatti scolpiti nella pietra. Questa zona è pertanto come un atlante in pietra che rivela il nostro passato e le nostre radici. Il sito di Curiceta si trova all'interno di una fitta foresta di castagni, in un'area in cui le terrazze in pietra secca sono perfettamente conservate. Il primo edificio visibile lungo il sentiero, è il cosiddetto "focolare", una grande pietra piatta che sporge da terra ed è circondata da una serie di pietre allineate dove, molto probabilmente, era acceso un fuoco. Dietro la grande pietra, c'è una cavità dalla quale poteva emergere il fumo. La parte inferiore della pietra piatta presenta una sorta di "maniglia" scolpita nella roccia la sua funzione è ancora sconosciuta. Lungo un breve tratto del sentiero in salita protetto da un alto muro in pietra a secco, si trova il sacro altare in pietra. Questa struttura enigmatica ha rivelato molte sorprese durante i test eseguiti con la strumentazione elettronica. Questo altare è scolpito in un unico blocco di pietra e consiste in uno schienale e una superficie di appoggio orizzontale. Dal lato sinistro, ci sono dei piani inclinati che scendono e al di sotto di questi si trova un solco verticale. L'altare presenta la stessa maniglia scolpita trovata sul "focolare". Gli altari rupestri sono molto comuni in tutto il mondo, ad esempio in tutta l'Italia meridionale e nel Medio Oriente, ma nell'Alta Versilia questo è l'unico esempio. L'analisi archeoacustica dell'altare ha ritrovato una frequenza dominante e potente a 25 - 28Hz con un volume sonoro compreso tra i -47db e -50db. È stato anche trovato un secondo picco di infrasuoni a 15-16 Hz. Questa frequenza acustica non udibile si trova comunemente nei siti sacri, come nei templi neolitici di Malta (Tarxien e Xaghra Stone Circle). Queste stesse vibrazioni sono presenti anche in vicinanza dell'altare, ma ad un volume molto più basso. Praticamente il volume più elevato si trova proprio a livello dell'altare ed è decrescente man mano che ci si allontana da esso. In entrambi i casi, la natura più probabile di questa frequenza è il movimento di acque sotterranee. Lo stato emotivo di otto volontari in tale sede è stato analizzato utilizzando la tecnologia della telecamera a risonanza variabile (TRV). Sette su otto volontari si sono sentiti emotivamente a disagio o con un senso di sconforto. Sulla base di questi risultati, è stata formulata un'ipotesi sulla funzione del sito di Curiceta, mentre le due strutture in pietra sembrerebbero collegate. Sull'altare venivano probabilmente eseguiti dei sacrifici con il sangue che poteva scorrere fino alla base lungo tutto il lato sinistro fino al solco. Il focolare potrebbe essere stato usato per bruciare le carcasse o forse solo alcuni organi dei sacrifici.


Parole chiave: archeoacustica, Alpi Apuane, dolmen, altare, suoni a bassa frequenza, infrasuoni.

 

Introduzione
Quando i primi ominidi apparvero sulla Terra, la natura selvaggia dell'ambiente circostante impose loro la necessità di adottare regole severe per garantirne la sopravvivenza. Il progredire dei ghiacciai che stringevano in una morsa l’intero emisfero settentrionale, rendeva i sopravvissuti riconoscenti per il rifugio e il calore offerto dalle caverne. Questi assicuravano un efficace isolamento termico offrendo riparo dalla furia degli elementi e gli animali feroci. E come gli altri animali che condividevano lo spazio con l’uomo, in essi il senso dell'udito, della vista e dell'olfatto erano acutamente sviluppati. Suoni, ultrasuoni, vibrazioni e campi di energia erano percepiti istintivamente come parte dell'ambiente naturale. All'interno di queste grotte, la gente cominciò a erigere i primi monumenti provvedendoli tanto di funzionalità quanto di sacralità. Le grotte sono state dotate di pozzi scavati sotto le stalattiti per raccogliere l’acqua, che però hanno anche assunto un valore rituale, come evidenziato da molte rappresentazioni e graffiti trovati negli ambienti e che si riferiscono ai riti di fecondità. Quando l'uomo ha iniziato a costruire manufatti sacri al di fuori dell'ambiente roccioso, la posizione di tali strutture è stata probabilmente scelta in base alle vibrazioni percepite e vissute in qualsiasi luogo specifico. C'era pertanto una combinazione tra bellezza, sacralità e funzionalità; sicché questi tre aspetti costituivano il fondamento che caratterizzava l'eredità dell'umanità, ossia l'unità tra l'uomo, l'ecosistema e il cosmo.

 

In fondo alle grotte di Matera c'era una cisterna priva di qualsiasi conduttura di collegamento, ma riempita del prezioso liquido in quanto l'intera grotta funzionava come un sistema di raccolta della condensa dell'acqua. Un raggio di sole penetra tuttora nella grotta battendo contro il fondo roccioso e celebrando così l'incontro del principio maschile solare con il principio femminile della terra e che a sua volta crea l'acqua come fonte di vita (Figura 1).



Fig. 1 - Rappresentazione grafica di una sezione delle grotte di Matera (Basilicata) con l’inclinazione dei raggi solari in estate e d’inverno.




Considerare l'archeoacustica come una moderna disciplina è incorretto, se consideriamo che l'uomo nel passato percepiva naturalmente i suoni e le vibrazioni di un particolare luogo e che incanalava a vantaggio del suo corpo. Dunque, per ascoltare la voce delle strutture sacre nell'età moderna, abbiamo bisogno di strumenti sofisticati per catturare i suoni del passato e la cui interpretazione può rappresentare per noi una vera sfida.



Fig. 2 - Monumento dell'età del bronzo a Matera, Basilicata, Italia (in alto a sinistra); monumento solare nel deserto del Sahara (in alto a destra); vasca sacra a Petra in Giordania (in basso a sinistra); Santuario di S. Cristina in Sardegna (in basso a destra).



Un esempio spettacolare di questo complesso nell'Età del Bronzo si trova sulla Murgia Materana (Matera-Basilicata). Il sito è costituito da due anelli concentrici di pietra attraversati da un corridoio con direzione est-ovest, che conduce a un ipogeo centrale. L'ipogeo è diviso in due ambienti sostenuti da un pilastro scolpito nella roccia (Fig. 2, in alto a sinistra). Questa struttura è abbastanza simile ai cosiddetti "monumenti solari" del Sahara, la cui funzione rimane enigmatica e il cui nome è attribuito ai motivi astrali attribuiti ai cerchi di pietre (Fig. 2, in alto a destra) [24]. Le analogie con altri importanti monumenti sono attestati dal fatto che la sua conformazione era collegata ai culti dell'acqua. Aveva un aspetto simile a quello reperibile in Sardegna, con i suoi grandi complessi sacri dell'Età del Bronzo, che sono attraversati da un corridoio di accesso che poi scende tramite una profonda scalinata nell'ipogeo centrale che rappresenta il pozzo sacro che è attivo, non perché incontra le falde acquifere, ma perché intercetta l'acqua piovana (Fig. 2, in basso a destra).
A Petra, il cosiddetto "luogo alto" situato sulla montagna più alta, era un centro di energia e potere per la vita e la morte, dove si celebravano le abluzioni e i riti con le acque sante. Sulla sua sommità si trova un altare la cui forma è costituita da due anelli concentrici, penetrati da un condotto progettato per raccogliere l'acqua piovana. Quando l’acqua cominciava a riempire le cisterne, ciò portava il luogo alla vita e all’inizio delle cerimonie [24], (Figura 2, in basso a sinistra). Bellezza, sacralità e funzionalità erano unite nelle celebrazioni di banchetti e cerimonie funebri che avevano un importante valore sociale e che erano permeate da un profondo contenuto simbolico.

 



Fig. 3 - Grotta di Loltun, Yucatan (sopra); Grotta di Tanaccio, Toscana, Italia (sotto).

 

Le Alpi Apuane: l'Atlante in Pietra
Le Alpi Apuane (Fig. 4), l'Alta Versilia e la Garfagnana fanno parte del Parco delle Alpi Apuane, ricco di petroglifi e reperti archeologici, molti dei quali sono sconosciuti e non riconosciuti. Queste aree furono abitate sin dal periodo Neolitico, ma il significato e la ragione delle incisioni su pietra non sono molto chiari. Le Alpi Apuane sono state scelte come abitazioni da persone che hanno lasciato molti segni ancestrali e religiosi della loro testimonianza, tra cui altari sacri, troni e manufatti scolpiti nella pietra [1]. Ciò può essere considerato come un atlante in pietra che rivela il nostro passato e le nostre radici.

 



Fig. 4 - Localizzazione delle Alpi Apuane in Italia.

 



Fig. 5 – Immagine delle Alpi Apuane: monte Nona e Procinto.


 

Il sito di Curiceta, Seravezza, Toscana
Il sito di Curiceta si trova in una fitta foresta di castagni, in un'area in cui si trovano terrazzamenti perfettamente conservati con muri a secco. Il primo edificio in pietra che si incontra lungo il sentiero è il cosiddetto "focolare" (fig. 6). Si tratta di una grande pietra piatta incastonata nel terreno con una serie di pietre allineate attorno dove probabilmente si accendeva un fuoco. Dietro la grande pietra, c'è una cavità dalla quale usciva il fumo. Nella parte inferiore, c'è una sorta di "maniglia" scolpita nella roccia, la sua funzione è ancora sconosciuta.

 



Fig. 6 - Il focolare di Curiceta, Seravezza, Toscana.

 


Lungo un breve tratto del sentiero sulla collina, si trova il sacro altare in pietra (fig. 7), che è la seconda struttura presente nel luogo. Questa struttura enigmatica, ha rivelato molte sorprese quando è stata analizzata con la strumentazione elettronica. L'altare è scolpito in un unico blocco in pietra e consiste in uno schienale e una superficie di appoggio orizzontale. Dal lato sinistro, ci sono dei piani inclinati che scendono verso il basso sotto ai quali c'è un solco verticale. Sull'altare troviamo una sorta di "maniglia" simile a quella ritrovata nella prima struttura del cosiddetto focolare. Gli altari rocciosi sono comuni in tutto il mondo e in siti presenti in Basilicata, in Puglia e in Sicilia se ci riferiamo al Sud Italia, ma anche nell'antico sito di Petra in Medio Oriente. Tuttavia in Alta Versilia questo è l'unico elemento ritrovato.

 


Fig. 7 - L'altare di Curiceta (Seravezza – Toscana).

 



Fig. 8 - Particolare della maniglia presente nel focolare (sopra) e particolare della maniglia presente nell’altare sacro (sotto).

 



Materiali e metodi
Le apparecchiature utilizzate per le registrazioni sonore erano costituite da due tipi di microfoni dinamici di fascia alta estesi anche nella gamma di frequenza degli ultrasuoni associate ad un registratore portatile digitale (Tascam DR-680, prodotto dalla giapponese TEAC Corporation, con una frequenza di campionamento massima di 192 KHz). Sono stati utilizzati anche dei microfoni professionali da studio con un'ampia gamma dinamica e risposta piatta alle diverse frequenze (Sennheiser MKH 8020, frequenza di risposta 10Hz - 60.000Hz) con cavi schermati (Mogami Gold Edition XLR) e connettori placcati oro (Fig. 10).

 



Fig. 9 - Apparecchiature di registrazione del suono in allestimento sull'altare.




Prima di effettuare le registrazioni è stato utilizzato un analizzatore di spettro (Spectran NF-3010 dalla fabbrica tedesca Aaronia AG) per rilevare la presenza di eventuali fenomeni elettromagnetici che avrebbero potuto influenzare i risultati (Fig. 10).
             



Fig. 10 – Lo Spectran NF-3010 del marchio tedesco Aaronia AG.



Sono state utilizzati per l'analisi delle registrazioni audio la versione 4.2.1 del programma Praat dell'Università di Toronto e la versione 2.1.2 del programma open-source Audacity per Windows e Linux.
La termografia è stata utilizzata per analizzare le caratteristiche della temperatura della struttura mediante l'uso di una termocamera (modello ThermaCAM SC640 IR Camera della Flir Systems Inc).
Una fotocamera TRV (Variable Resonance Imaging camera, nota anche come Merlin Camera in Italia o sistema Defend X per uso industriale in Giappone) è stata utilizzata per testare lo stato di emotività di 8 volontari posizionati nell'area dell'altare sacro (analisi antropologica), un sistema già utilizzato in ricerche precedenti. La videocamera TRV funziona mediante la valutazione dell'equilibrio del capo e le micro-mobilità del corpo che è controllato dal sistema vestibolare situato nell’orecchio interno. Questo sistema è in grado di scoprire lo stato emotivo del soggetto (rilassato o in ansia) poiché la telecamera connessa al computer lo percepisce come micro vibrazioni del corpo. Utilizzando un software dedicato (Vibraimage Pro 8.3) la sagoma dei soggetti esaminati viene colorata a seconda del loro stato mentale. Questo sistema viene utilizzato anche dai servizi segreti come "macchina della verità" nel campo del terrorismo. La videocamera TRV ha un comune CCD retroilluminato, con un sensore da tre MegaPixel. Il suo filtro anti-aliasing protettivo è rimosso per estendere la sua capacità di catturare la luce sia nella banda infrarossa (IR) che ultravioletta (UV) (l'obiettivo ha un'ottica al quarzo-fluorite da 25 mm con una banda passante da 200 nm a 1800 nm).

 


Fig. 11 - Il test della fotocamera TRV atto a valutare lo stato emotivo dei volontari seduti sull'altare.

 

Risultati
L'analisi delle registrazioni mediante i microfoni ha rivelato una frequenza dominante di 25-28 Hz con un volume cospicuo (da -47db a -50db). Vi è poi un altro picco a volume inferiore di 15-16 Hz ben visibile nell'analisi grafica (Fig. 12). Per evitare errori di registrazione, alcune analisi sono state fatte dal computer direttamente sul posto (figura 16). Vicino all'altare e a livello del focolare sono state trovate le stesse vibrazioni, ma a un livello sonoro molto più basso. Sembra che la fonte del suono sia direttamente sotto l'altare e che il suono diminuisce quando ci si allontana da esso. Il sito è ricco di fonti idriche e ascoltando il suono in cuffia durante le registrazioni si percepiva distintamente il rumore dello scorrere dell'acqua, quindi la spiegazione più probabile è che sia questa la fonte più probabile di queste vibrazioni a bassa frequenza (infrasuoni), ossia dal flusso di acque sotterranee. Gli infrasuoni hanno un effetto notevole sul corpo e alcuni individui più sensibili li avvertono come una sorta di energia non specificata proveniente da sotto i piedi. Le frequenze degli infrasuoni possono anche penetrare nella mente senza passare attraverso l'organo dell'udito, modificando il ritmo cerebrale in uno stato Alpha-Theta.
Dobbiamo però chiarire alcune caratteristiche di questi risultati rispetto al volume di decibel misurato: in particolare bisogna sottolineare la distinzione esistente tra l'uso di decibel per misurare il volume di pressione sonora rispetto al volume del segnale. Il Livello di Pressione Sonora (SPL) è una misura della pressione dell'aria che è causata dal suono o dal rumore che agisce sul timpano dell’orecchio esterno. Questa pressione dell’aria si traduce in forza fisica che preme contro il diaframma di un microfono e in ambiente acustico si traduce con il termine volume sonoro. Le misurazioni di questa natura sono solitamente espresse in decibel del Livello di Pressione Sonora (dB SPL) e sono calcolate in numeri positivi. Ad esempio il volume sonoro in un concerto rock può raggiungere i 110db o nel caso di un martello pneumatico i 100db, mentre una persona che sussurra ha un volume di circa 20-30db (ndr. 0 è il volume dei decibel nel totale silenzio).
Quando si affrontano i volumi di segnale, i decibel vengono usati in modo totalmente diverso. In questo caso, 0 dB è il livello di segnale più alto ottenibile senza distorsioni; tutti i livelli di segnale sotto questo sono rappresentati come numeri negativi. L’attenuatore di volume presente sullo strumento è etichettato con uno "0" per contrassegnare il punto in cui quel attenuatore non sta né aumentando né attenuando il segnale. Le misure prese sull'altare di Curiceta registrando un livello di -47 dB può essere considerato un volume di pressione sonora medio.

 

 

 


Fig. 12 - L'analisi grafica dell’audio mediante Audacity 2.1.2 nell'altare di Curiceta.
 



Utilizzando la termocamera, abbiamo scoperto che la pietra dell'altare è più fredda nella parte dello schienale rispetto alla porzione posta orizzontalmente con più di 4 ° C di differenza di temperatura (figura 13), il che è un dato molto interessante in quanto questo altare è scolpito in un unico pezzo di roccia. È chiaro che solo un flusso di aria fredda proveniente dal di dietro può causare questa differenza di temperatura: abbiamo quindi concluso che vi è una sorta di grotta o cavità dietro l'altare.


Fig. 13 - L’analisi termografica dimostra una differenza di temperatura di circa 4 ° C tra la pietra dello schienale, più fredda, rispetto il sedile.

 

I risultati dell’analisi su gli otto volontari testati mediante la TRV camera hanno rivelato che sette su otto di loro hanno sperimentato uno stato d'animo non rilassato. Dopo alcuni minuti di esposizione alle vibrazioni precedentemente misurate sull'altare, sono diventati ansiosi e agitati. Quasi tutti i volontari si sono sentiti emotivamente a disagio (7/8), provando sensazione di paura o percependo come se un evento strano o soprannaturale stesse per verificarsi. I dati raccolti dalla telecamera TRV, che è in grado di riconoscere lo stato emotivo dei soggetti, sono stati davvero esaustivi in questo frangente (Fig. 14).


Discussione
Lo studio archeoacustico in questo sito è stato condotto senza che siano stati intrapresi precedenti scavi archeologici, il che ha sollevato più domande che risposte. In entrambe le posizioni in cui sono stati collocati i microfoni (a circa 30 metri di distanza), la stessa vibrazione a bassa frequenza è stata rilevata come suono continuo. Non c'erano fabbriche nelle vicinanze o altre attività umane in grado di generare una tale frequenza. I test pre-registrazione condotti mediante il batttere delle mani hanno rilevato che i microfoni erano posizionati abbastanza in profondità da essere scarsamente influenzati dall'ambiente sonoro circostante (ndr. si era nel profondo di una foresta che faceva da schermo). Non sono state trovate fonti di campi elettromagnetici. Quelle frequenze registrate quindi dovrebbero essere considerate come una valutazione archeoacustica accurata per questo sito.
Secondo la nostra antropologica, possiamo supporre che le due strutture in pietra, altare e focolare, siano collegate (ndr. l’altare per effettuare i sacrifici e il focolare per bruciare i resti).
Inoltre i risultati sui nostri volontari sono ripetibili, ma anche incontrovertibili in quanto l'accuratezza della metodica TRV è stata ben determinata nel campo della sicurezza. Perché allora quasi tutti i volontari hanno provato un senso di paura? C'era qualcosa nell'ambiente che influiva sul loro stato mentale? Come suggerito da altri autori si sa che gli infrasuoni possono indurre sentimenti di timore reverenziale o paura e, poiché non sono percepiti consciamente, possono anche far sentire alle persone persone esposte come se eventi strani o soprannaturali si stiano verificando [25]. È quindi possibile ipotizzare che laddove è presente una forte concentrazione di basse vibrazioni naturali, le popolazioni antiche considerassero sacro o soprannaturale questo sito [3].


Fig. 14 - Alcuni volontari e il loro stato emotivo come registrati dalla telecamera TRV.



Una situazione sonora simile esiste nell’ipogeo di Xaghra, sull'isola di Gozo, a Malta (Fig. 15), dove sono state trovate frequenze naturali estremamente potenti [21]. Queste sono anche paragonabili a quelle trovate nei templi di Tarxien a Malta, ma con una gamma di frequenze leggermente più alte in volume e con una minore quantità di oscillazione in frequenza.

 

 Fig. 15 - Ricostruzione grafica dell’ipogeo di Xaghra che illustra la posizione in cui sono stati collocati i microfoni (A & B) [21].

 



Esse hanno un ampio picco intorno a 25Hz a -24db. Bisogna tuttavia considerare che l’ipogeo di Xaghra è stato scavato direttamente nel terreno rendendo il volume più potente rispetto all'altare di Curiceta. Tuttavia, l'effetto sulla mente era completamente diverso, perché mai le persone che hanno visitato questo ipogeo hanno riportato sensazioni di disagio o paura. Ciò solleva le seguenti domande: (1) è possibile che la
combinazione di frequenze (15-16 Hz e 25-28 Hz) nel sito di Curiceta crei un senso di paura? (2) Se gli infrasuoni provocano in realtà sentimenti di timore reverenziale o di paura come descritti da altri autori, è possibile che ciò fosse noto e usato in certi riti o cerimonie? Questi quesiti costituiscono la base per sollecitare altre domande e spingere ad affrontare ulteriori ricerche. Lo studio della termocamera ha fornito risultati interessanti, segnalando una differenza di temperatura di 4 gradi (ndr. tra schienale e sedile dell’altare), che ci ha portato a concludere che dietro l'altare si trovava una sorta di grotta o cavità. Stando così le cose, perché bloccare la caverna o la cavità con un simile altare posto al suo interno? Potrebbe davvero questa roccia agire come una sorta di trasduttore? È possibile che all'interno della caverna si possano trovare anche vibrazioni più potenti che potrebbero essere, ad esempio, più vicine al volume ritrovato nell'ipogeo di Xaghra? Per ora non abbiamo risposte, ma in futuro potrebbe essere interessante andare avanti nella nostra ricerca in maniera più avanzata per avere queste risposte.

 


 Fig. 16 - Per evitare errori di registrazione, alcune analisi sono state fatte direttamente sul posto dal computer.

 

L'altare è scolpito in un unico blocco di pietra ed è formato da uno schienale e da una superficie di appoggio orizzontale. Dal lato sinistro, ci sono dei piani inclinati che scendono verso il basso. Al di sotto di questi si trova un solco verticale, un canale perfetto in cui può fluire il sangue sacrificale. Gli altari di roccia sono molto comuni in tutto il mondo come, ad esempio, nel Sud d'Italia, in Medio Oriente, ma nell'Alta Versilia questo è l'unico esempio.

 

Conclusioni
Lo studio della termocamera ha fornito un risultato interessante, trovando una differenza di temperatura di 4 gradi, che ci ha portato a concludere che una sorta di grotta si trovava dietro l'altare. Infatti un esame più attento ha rivelato un muro di piccole pietre attorno all'altare che sembrano essere state collocate lì per coprire l'ingresso della grotta. L'acqua sotterranea ritrovata nel sito di Curiceta è un dato significativo perché la combinazione di basse frequenze può creare uno stato mentale alterato, specialmente durante qualsiasi rituale. Abbiamo stabilito che laddove è presente una concentrazione di basse vibrazioni naturali, le popolazioni antiche consideravano questi siti come sacri e certamente considerati come "luoghi di potere". Possiamo anche supporre che la combinazione di frequenze sia la causa più probabile del disagio/paura percepita dai volontari. Forse Curiceta fu usata per diversi scopi cerimoniali nel corso dei secoli. La forma dell'altare richiama l’idea che potrebbe essere stato usato per celebrare i sacrifici. Il fatto che quasi tutti i volontari, sette su otto, si sentissero emotivamente a disagio, provando un senso di paura o disagio, crea la quasi certezza che le frequenze naturali presenti in questo sito hanno creato nel passato l'ambiente perfetto in cui condurre le cerimonie sacrificali.

 



Fig. 17 - Immagine a infrarossi dell'altare di Curiceta. Questa immagine elimina i licheni presenti sul manufatto consentendo alla struttura originale ed al muro retrostante di essere più visibili.

 


Ringraziamenti
Gli autori sono molto grati per il sostegno ricevuto e per lo sviluppo di questa ricerca di archeoacustica all'organizzazione scientifica senza scopo di lucro Super Brain Research Group (SBRG). Gli autori sono inoltre grati al Dipartimento di Scienze Mediche dell'Università di Trieste per il sostegno nella ricerca ed in particolare al Direttore, il professor Roberto Di Lenarda. Un sincero ringraziamento a Nina Earl per il suo supporto scientifico nella redazione di questo testo.

 

 Bibliografia

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  5. P. Debertolis, S. Mizdrak, H. Savolainen: “The Research for an Archaeoacoustics Standard”, Proceedings of 2nd ARSA Conference (Advanced Research in Scientific Areas), Bratislava (Slovakia), December, 3 – 7, 2013: pp. 305-310.

  6. P. Debertolis, N. Bisconti: “Archaeoacoustics analysis of an ancient hypogeum in Italy”, Proceedings of Conference "Archaeacoustics: The Archaeology of Sound", Malta, February 19 - 22, 2014: pp. 131-139.

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  9. P. Debertolis, D. Gullà, Richeldi F.: “Archaeoacoustic analysis of an ancient hypogeum using new TRV camera (Variable Resonance Camera) technology”, Proceedings of the “2nd International Virtual Conference on Advanced Scientific Results” (SCIECONF 2014), Žilina (Slovakia) June, 9 - 13, 2014: pp. 323-329.

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  15. P. Debertolis, L. Eneix, D. Gullà: " Preliminary Archaeoacoustic Analysis of a Temple in the Ancient Site of Sogmatar in South-East Turkey", Proceedings of Conference "Archaeacoustics II: Second International Multi-Disciplinary Conference and workshop on the Archaeology of Sound", Istanbul Technical University, Taşkışla Building, Istanbul, Turkey, 30, 31 October and 1 November, 2015: pp. 137-148.

  16. P. Debertolis, D. Gullà: “New Technologies of Analysis in Archaeoacoustics”, Proceedings of Conference ‘Archaeoacoustics II: The Archaeology of Sound’, Istanbul (Turkey), Oct 30-31 Nov 1, 2016, pp. 33-50.

  17. P. Debertolis, D. Gullà: “Preliminary Archaeoacoustic Analysis of a Temple in the Ancient Site of Sogmatar in South-East Turkey. Proceedings of Conference ‘Archaeoacoustics II: The Archaeology of Sound’, Istanbul (Turkey), Oct 30-31 Nov 1, 2016, pp. 137-148.

  18. P. Debertolis, N. Earl, M. Zivic: "Archaeoacoustic Analysis of Tarxien Temples in Malta", Journal of Anthropology and Archaeology, Vol. 4 (1), June 2016, pp. 7-27.

  19. P. Debertolis, D. Gullà: “Healing aspects identified by archaeoacoustic techniques in Slovenia”, Proceedings of the ‘3rd International Virtual Conference on Advanced Scientific Results’ (SCIECONF 2016), Žilina (Slovakia), June 6-10, 2016, pp. 147-155.

  20. P. Debertolis, D. Gullà, F. Piovesana: “Archaeoacoustic research in the ancient castle of Gropparello in Italy”, Proceedings in the Congress “The 5th Virtual International Conference on Advanced Research in Scientific Areas” (ARSA-2016) Slovakia,  November 9 - 11, 2016: pp. 98-104.

  21. P. Debertolis, N. Earl, N. Tarabella: “Archaeoacoustic analysis of Xaghra Hypogeum, Gozo, Malta”, Journal of Anthropology and Archaeology, vol.1 no. 5, June 30, 2017: pp. 1-15.

  22. P. Debertolis, D. Gullà: “Archaeoacoustic Exploration of Montebello Castle (Rimini, Italy)”, Art Human Open Acc J 1(1): 00003, DOI: 10.15406/ahoaj.2017.01.00003.

  23. P. Debertolis, D. Gullà, H. Savolainen: “Archaeoacoustic Analysis in Enclosure D at Göbekli Tepe in South Anatolia, Turkey”, Proceedings in Scientific Conference “5th HASSACC 2017 - Human And Social Sciences at the Common Conference", Slovakia, Žilina, September 25-29, 2017: pp. 107-114.

  24. P. Laureano: “Giardini di pietra, i Sassi di Matera e la civiltà mediterranea”, Bollati Boringhieri, 1993, Torino.

  25. V. Tandy, T. Lawrence: “The ghost in the machine”, Journal of the Society for Psychical Research, 62 (851), 1998: pp. 360–364.

  26. N. Tarabella, P. Debertolis: “Archaeoacoustics in Archaeology”, Proceedings in19th International Conference and Assembly of the Experts of the Foundation Romualdo Del Bianco “HERITAGE FOR PLANET EARTH 2017 - Smart Travel, Smart Architecture and Heritage Conservation and its Enjoyment for Dialogue", Florence, Italy, 11-12 March 2017: 240-246.

 

 


 

Risultati definitivi dell'analisi archeoacustica dell'acropoli di Alatri in Italia

 Paolo Debertolis*, Daniele Gullà**, Natalia Tarabella**, Lorenzo Marcuccetti**

 

*Dipartimento di Scienze Mediche, Università di Trieste e Super Brain Research Group

   **Super Brain Research Group, Italia

 

Questo articolo è in corso di pubblicazione sugli atti del congresso “Archaeoacoustics III”, Tomar (Portogallo), 5-8 ottobre 2017. Il video della presentazione effettuata di fronte il pubblico il 6 ottobre 2017 a Tomar e la diapositive della presentazione saranno presto disponibili in rete.

L'articolo originale in lingua inglese lo trovate qui.

Il sito della conferenza "Archaeoacoustics III" lo trovate qui.

 

 

Riassunto – Il nostro gruppo di ricerca utilizza la metodologia dell’archeoacustica da circa sette anni. L'archeoacustica ci ha permesso di spiegare alcuni degli enigmi presenti negli antichi siti archeologici che prima non erano possibile spiegare con altre metodiche. La nostra ipotesi è che l'esposizione a certe vibrazioni non udibili (infrasuoni) potrebbe aver avuto un effetto significativo sulla psiche di coloro che venivano in quei siti per pregare o per eseguire vari rituali, facilitando il passaggio verso uno stato mistico. La metodologia dell’archeoacustica è stata da noi utilizzata proprio per studiare anche l'acropoli di Alatri in Italia. La cattedrale di questa città si trova nel punto più elevato di Alatri e a sua volta è costruita su i resti di un tempio ciclopico. Abbiamo cercato di capire perché questo tempio è stato costruito proprio in questo luogo. Utilizzando vari protocolli abbiamo scoperto delle vibrazioni molto potenti e significative di origine sismica, provenienti in maniera continuativa dal sottosuolo. Anche se gli antichi non possedevano la stessa attrezzatura che possediamo oggi, erano consapevoli delle condizioni richieste per raggiungere uno stato mistico, forse semplicemente avvertendo che erano più vicini a Dio in un determinato luogo. Le vibrazioni sismiche continuative ritrovate sembrano sorgere da una faglia geologica che si trova a lato della collina dove si trova la città sin dai tempi antichi. La presenza di tali frequenze sismiche aumenta l'effetto di qualsiasi rituale migliorando la psiche dei partecipanti a causa della loro influenza sulle onde cerebrali. Ciò suggerisce che i costruttori di questo tempio abbiano avuto una certa consapevolezza del loro effetto. Ciò offre una possibile spiegazione sul motivo per cui il tempio fu costruito su questa particolare collina e non su nessuna delle colline circostanti.

 

Parole chiave: archeoacustica, Alatri, mura poligonali, suoni a bassa frequenza, infrasuoni.

 

 

Introduzione

I fenomeni acustici di origine naturale sono stati utilizzati da alcune civiltà per migliorare i loro riti e le loro cerimonie, in particolari casi alcune strutture antiche sono state appositamente modellate in un certo modo per consentire alle vibrazioni prodotte in quel luogo di agire direttamente sulla mente generando uno stao di coscienza alterato [6,7,8,10,11,12,13,14,15,16,17,18,19,20,21,22,23,24,25,26,27,34].
In precedenti ricerche il gruppo di ricerca SBRG ha dimostrato una relazione tra vibrazioni meccaniche o naturali originate da fenomeni di risonanza in alcuni templi e attività cerebrale. Le vibrazioni naturali a bassa frequenza, con un'assenza di alta pressione sonora, possono avere un'influenza positiva sulla salute umana nel senso di generare un senso di benessere ed alcune persone possono percepire i tali suoni a frequenze molto basse piuttosto come una sensazione percettiva che come suono. Gli infrasuoni, però, possono anche causare sentimenti di timore reverenziale o sensazione di paura negli esseri umani e, dato che ciò non è percepito in modo cosciente, chi ne è esposto può avere l'impressione che stiano per accadere eventi strani o soprannaturali [33]. È quindi possibile ipotizzare che laddove vi sia stata una forte concentrazione di basse frequenze naturali, le popolazioni antiche possano aver considerato questi siti come "sacri" [7]. Attraverso l'analisi archeoacustica, è quindi possibile dimostrare che in passato esisteva una certa conoscenza dei fenomeni acustici che, per esempio, potevano essere usati per migliorare antichi rituali [6,7,8,10,11,12,13,14,15, 16,17,18,19,20,21,22,23,24,25,26,27,34]. La città storica di Alatri è stata analizzata da questo punto di vista con risultati preliminari già pubblicati nel 2015 sulla letteratura internazionale[15]. In questo articolo vengono presentati i risultati definitivi di questo ricerca quadriennale attuata con tre diverse metodologie di ricerca.

 

L'antica città di Alatri in Italia

Alatri è una piccola città situata nella provincia di Frosinone nel Lazio (Fig. 1). La città di Alatri è stata costruita intorno ad una piccola collina, circondata da mura megalitiche i cui resti sono per lo più visibili ancora oggi. L'acropoli si trova nel cuore del centro storico, in cima alla collina (Fig. 2). Il perimetro interno dell'acropoli è definito da enormi pareti calcaree con blocchi di forma poligonale e che misura 500 metri di lunghezza ed un massimo di 15,4 metri di altezza. Inoltre, le pareti esterne disegnano un perimetro di circa 2 km costituito da diversi strati di blocchi di pietra che possono raggiungere un'altezza di 3 metri [32].

 

 

Fig. 1 - La posizione di Alatri sulla mappa dell’Italia.

 

 

Fig. 2 – La Città di Alatri vista da una collina vicina, la cattedrale è chiaramente visibile sulla cima della collina.


Ciò che colpisce sono le enormi mura ciclopiche poligonali e il modo in cui i blocchi megalitici si incastrano tra loro senza l'uso di malta, tanto che è impossibile inserire un foglio di carta tra le giunture. La data esatta in cui è stata costruita l'acropoli è sconosciuta: alcuni ritengono che le mura siano state costruite dai Romani o dai Latini, altri ritengono piuttosto che la sua origine risale ad un periodo pre-romano, tuttavia non vi è un consenso generale su una teoria o l’altra [29].

Don Giuseppe Capone fu il primo a suggerire l'ipotesi che Alatri e la sua acropoli fossero costruite seguendo linee geometriche e astronomiche. Negli anni '80 tale sacerdote originario del luogo, il quale servì per molti anni nel seminario della chiesa di Alatri, studiò ulteriormente le origini archeo-astronomiche della città. Le sue osservazioni furono confermate da Antony F. Aveni, professore di Astronomia e Antropologia presso la Colgate University (USA), in un articolo in collaborazione con lo stesso Don Giuseppe Capone nel 1985 [1].

Il concetto fondamentale che ispirò Don Capone affonda le sue radici nella cultura religiosa degli antichi indoeuropei. Infatti essi utilizzavano molto spesso il sole come punto di riferimento e con il quale fissavano determinati punti sull'orizzonte e dunque questo principio sembra essere stato seguito anche dai costruttori delle mura ciclopiche. Capone ha identificato un "punto di riferimento privilegiato" che si trova dietro il muro settentrionale, al centro dell'acropoli. Usando questo punto, fu in grado di stabilire che l'angolo nord-est dell'acropoli delinea una linea che indica il sorgere del sole al solstizio d'estate e che i lati orientale e occidentale sono paralleli e orientati secondo l’asse Nord-Sud. Inoltre, Don Capone notò che diverse porte che circondavano la città erano situate in punti strategici e in reciproco rapporto tra loro e con la mappa della città [29].

Le mura ciclopiche si estendono lungo un asse Nord-Sud centrato su uno sperone roccioso solitario, uno spazio sacro riservato a scopi religiosi situato un po’ più in alto rispetto all'acropoli, un vero e proprio "altare del sacrificio". Questo affioramento roccioso (il cosiddetto "ombelico" della città) sembra essere al centro della città antica, e ora si trova all'esterno della cattedrale che fu costruita sopra i resti dell'antico Tempio del Sole [1,2,3,4]. Forse questo affioramento è stato usato come punto di riferimento durante la costruzione della città? Ciò sembra essere plausibile poiché numerose osservazioni astronomiche lo confermano: al mattino presto durante il solstizio d'estate, è possibile vedere il sorgere del sole dall'affioramento roccioso esposto a nord; l'angolo delle mura ciclopiche proiettano un'ombra che punta direttamente verso l'affioramento. Inoltre, il lato est del muro risulta essere un'unità fondamentale di misura lineare utilizzata nella costruzione dell'acropoli; tutte le porte e gli archi del muro esterno (con una sola eccezione) giacevano equidistanti dall'affioramento a tre volte la lunghezza della parete interna orientale (figura 3).

 

 

Fig. 3 - La mappa di Alatri con le sue indicazioni astronomiche e geometriche (Capone, 1982).



Inoltre, i costruttori dell'acropoli la divisero in quadranti centrati sull'affioramento roccioso. Al tramonto nel solstizio d'estate, il sole illumina la porta della città del quadrante nord-ovest superiore e la sua ombra si dirige direttamente verso questo sperone. Un'altra porta, la "Porta Minore" situata nel quadrante inferiore destro, attira ulteriormente l’attenzione: si tratta di un portale a triliti chiamato anche "Porta dei tre Falli" per il simbolo scolpito sopra ad esso. La mattina dell'equinozio a marzo e dicembre il sole illumina perfettamente i gradini che conducono dalla porta disegnando una perfetta forma rettangolare fuori dal cancello [1,2,3,4] (Fig. 4).

 



Fig. 4 - La Porta Minore all'equinozio, con il sole che illumina le scale, disegnando un rettangolo perfetto sulle pietre di fronte. Sopra il cancello ci sono tre falli scolpiti sull'architrave di pietra (per gentile concessione di Ornello Tofani, Italia).



Basandoci sulla nostra esperienza di archeoacustica in tutta Europa e Asia Minore [6,7,8,9,10,11,12,13,14,15,16,17,18,19,20, 21,22,23,24,25,26,27,34] abbiamo pertanto deciso di analizzare questo sito partendo dallo sperone roccioso. Il nostro scopo era scoprire perché l'acropoli fu costruita su quella particolare collina e non su un'altra delle colline circostanti. Forse questa collina ha dimostrato possedere alcune particolari caratteristiche di sacralità tali da spingere l'architetto a progettare un’acropoli sopra ad essa?

 

Materiali e metodi

Questa ricerca, condotta su di un periodo di quattro anni, ha utilizzato tre diverse metodologie investigative: la registrazione dell’intero spettro audio, la registrazione delle vibrazioni sismiche mediante un’apparecchiatura geologica (GeoBox SR04S3) utilizzata per confermare i risultati delle registrazioni audio, e la tecnologia TRV (Telecamera a Risonanza Variabile) nella banda dell’ultravioletto per studiare l'effetto di tali vibrazioni sull’attività cerebrale. Il nostro gruppo di ricerca ha utilizzato questo metodo multi-investigativo già in precedenza in vari altri siti archeologici. Questo esperimento è stato condotto in quattro divese missioni in diverse stagioni tra il 2012 e il 2015.

Le registrazioni audio sono state eseguite seguendo lo standard SBRG per l'archeoacustica (SBSA) [9]. In questa occasione l'apparecchiatura consisteva in un registratore dinamico di qualità elevata, esteso nel campo degli ultrasuoni e degli infrasuoni con una frequenza di campionamento di 192 kHz (Tascam DR-680). Sono stati usati anche microfoni a condensatore con ampia dinamica e risposta piatta alle diverse frequenze (Sennheiser MKH 3020 con risposta in frequenza da 10 Hz a 50.000 Hz) e cavi schermati (XLR Mogami Gold Edition) con connettori placcati in oro.
I microfoni sono
anche stati collocati in una varietà di luoghi diversi attorno all'acropoli e nell'area circostante per rilevare eventuali le vibrazioni presenti. Questo perché le basse frequenze o gli infrasuoni (onde sismiche) non sono direzionali e, poiché non vengono facilmente assorbiti dal suolo, percorrono lunghe distanze.

 

 

Fig. 5 – Le operazioni di registrazione nel cosiddetto “ombelico” dell'Acropoli.

 

La seconda tecnologia utilizzata è consistita in un’apparecchiatura geologica digitale, denominata GeoBox SR04S3 Datasheet (Fig. 6), della ditta italiana SARA che utilizza degli accelerometri per acquisire le frequenze emesse specificamente nella gamma sismica. Questo dispositivo viene solitamente utilizzato per indagini sismologiche e geofisiche come un rapporto spettrale orizzontale/ verticale – HVSR. L’apparecchiatura SR04 GeoBox è progettata appositamente per la registrazione del rumore sismico ambientale, ma può anche registrare terremoti e vibrazioni artificiali.

 

 

Fig. 6 – Sopra: la GeoBox SR04S3. Sotto: la GeoBox collegata al computer per investigare le vibrazioni presenti nell'acropoli.

 

La tecnologia TRV (
Variable Resonance Imaging Camera o Telecamera a Risonanza Variabile) è una metodologia che utilizziamo ormai da cinque anni. Quanto segue è una semplice spiegazione di come viene applicata nella nostra ricerca e di come potrebbe essere applicata all'interno del più ampio campo dell’archeoacustica. Prima di tutto bisogna dire che c'è una correlazione diretta tra stati emotivi e funzionali del corpo umano con i parametri di riflesso nel controllo dei movimenti. Fino a poco tempo fa la correlazione esistente tra i parametri quantitativi e l'informazione sui movimenti del corpo umano non erano stati stabiliti. Bernstein e Mira Lopez (psicodiagnostica miocinetica) [30] hanno studiato le micro-mobilità del corpo umano e hanno scoperto che queste rappresentavano un sofisticato problema matematico. Ad esempio, si è dimostrato che il bilanciamento verticale della testa umana è controllato dal sistema vestibolare presente nell’orecchio interno e descritto come una funzione riflessa, ma anche che l'equilibrio della testa è anche da considerarsi un'estensione dell'attività locomotoria (micro-mobilità della testa) controllato sempre da questo sistema. L'analisi di questo e altri tipi di riflessi di mobilità forniscono molte informazioni sullo stato di coscienza del soggetto. Da un punto di vista fisico, le oscillazioni meccaniche della testa sono un processo vibrazionale, i cui parametri sono in grado di fornirela correlazione quantitativa tra emozionalità (stato emotivo del soggetto) e mobilità del soggetto in esame. Tali informazioni possono essere ottenute utilizzando la tecnologia TRV (Variable Resonance Imaging Camera), che fornisce inoltre informazioni quantitative sui movimenti periodici di qualsiasi parte di un oggetto studiato.

 

 

Fig. 7 - La telecamera TRV (sopra) dimostra le vibrazioni presenti all'interno della cattedrale (sotto).

 

Per rendere visibili gli effetti di dispersione delle vibrazioni dell'aria, è stata utilizzata una camera TRV (Variable Resonance Imaging Camera, nota in Italia come fotocamera Merlin o sistema Defend X in Giappone) insieme al software Vibraimage Pro 8.3. La tecnologia di analisi dei video TRV, fornisce informazioni quantitative sui movimenti periodici di qualsiasi parte dell'oggetto in esame (ndr. ossia anche un oggetto vero e proprio e non solo i movimenti periodici di una persona). Il software può elaborare piccoli cambiamenti vibratori nel movimento dell'aria tra diversi fotogrammi video, evidenziando il movimento e il cambiamento di cromaticità dei pixel nella banda UV (Fig. 7). Per ottenere ciò, viene utilizzato un video a bassa risoluzione (640x480) per impedire il sovraccarico delle capacità di elaborazione dei computer. I frame vengono raccolti e riassemblati (deviazione standard o STD) per generare un video composito. Questa tecnica ampiamente pubblicata nella letteratura scientifica è in grado di identificare le vibrazioni a bassa frequenza presenti nell'ambiente ed è stata utilizzata per rilevare le vibrazioni profonde causate dal movimento di acque sotterranee che si diffondononele aree sovrastanti [13, 15, 19, 20, 24, 26].

Sicché il sistema TRV è stato utilizzato in due modi: per confermare visivamente le vibrazioni subsoniche rilevate nelle precedenti occasioni dalle altre metodiche, nonché per valutare lo stato emotivo dei volontari in cima ad Alatri.

 

Risultati
A giugno 2015 si è svolta la nostra ultima indagine archeoacustica ad Alatri,
tutti i dati acustici precedentemente raccolti utilizzando microfoni e un registratore digitale sono stati confermati, mentre nuove scoperte sono state fatte tramite la Geobox.

I microfoni ultrasensibili erano collegati a due diversi registratori digitali TEAC-TASCAM. I risultati hanno dimostrato un volume elevato di vibrazioni infrasoniche presenti nell'intervallo di 8-9 Hz interessanti l'intera collina di Alatri sotto forma di suono non udibile (infrasuoni). Inoltre, si è rilevata una frequenza di circa 32 Hz, ossia nella banda del campo udibile, registrata inognuna delle nostre quattro visite. Il volume era compreso tra -38db e -42db (Fig. 9) e molto probabilmente questa ultima frequenza rappresenta un'armonica della vibrazione principale. Prima della registrazione abbiamo utilizzato un analizzatore di spettro (Spectran NF-3010 della fabbrica tedesca Aaronia AG) per cercare eventuali fenomeni elettromagnetici che avrebbero potuto influenzare i risultati (Fig. 8).

 


Fig. 8 – L’analizzatore di spettro Spectran NF-3010 dello stabilimento tedesco Aaronia AG.

 


Fig. 9 – Grafici delle vibrazioni sotterranee registrate in tempi diversi all'interno della Cattedrale di Alatri. Le fondamenta di questa chiesa sono dedicate a San Paolo e sono ricavate dalle mura dell'antico tempio pagano. In questi grafici i picchi di frequenza sono intorno a 8-11Hz e 30-32Hz.


È importante
però sapere alcune cose su queste misurazioni. È necessario fare una distinzione tra l'utilizzo di decibel per misurare il livello di pressione sonora (SPL) e il loro utilizzo come livello del segnale registrato. SPL è una misura della pressione sonora causata dalla vibrazione acustica e che si traduce in forza fisica contro il timpano dell’orecchio umano. Nell'ambiente acustico ciò si traduce nel cosiddetto volume del suono. Le misurazioni di questo tipo sono solitamente espresse in dB SPL (decibel di Livello di Pressione Sonora o Sound Pressure Level). Un concerto rock in genere ha un livello sonoro di 100 dB, mentre una normale conversazione possiede 60-70 dB di SPL. I bassi volumi nel campo acustico sono ad esempio un parlato sussurrato che hacirca 20-30 db SPL o il rumore ambientale di un'area residenziale che possiede 40-50 db. La soglia dell'udito umano è a 0 dB. Quando si ha a che fare con il livello del segnale rispetto a SPL, i decibel vengono usati in modo totalmente differente; in questo caso i 0 dB sono il livello del segnale di registrazione più alto ottenibile senza distorsioni. Tutti i livelli di segnale sotto la distorsione sono quindi rappresentati come dei numeri negativi. Un indicatore di volume può pertanto essere etichettato con uno "0" o un "U" (per l'unità) verso l'alto per contrassegnare il punto in cui non si sta né aumentando né attenuando il segnale che si sta registrando. Quindi un livello di registrazione di -38/-42db come ritrovato nell'acropoli di Alatri, deve essere considerato un volume molto alto, ossia come un forte rumore ambientale che può essere ascoltato molto facilmente, specialmente di notte in assenza di altri rumori d’ambiente generalmente presenti.

Per la sua sensibilità nelle ricerche geologiche (usando accelerometri invece dei microfoni), la Geobox ha quindi confermato tutti i picchi di frequenza rilevati usando le registrazioni audio (8Hz e 32Hz), ma a causa della sensibilità degli accelerometri ha rilevato anche una frequenza di 4Hz (suono non udibile). Ma la Geobox ha fatto anche un'altra importante scoperta: ossia una grande cavità posta proprio sotto l'Acropoli. Tale cavità funzionerebbe come una gigantesca cassa di risonanza che amplifica ogni vibrazione sotterranea (Fig. 10).

 


Fig. 10 - Le misurazioni della Geobox effettuate nell'ombelico dell'acropoli (sopra) e i picchi delle vibrazioni prodotte dalla cavità posta sotto il vertice della collina (sotto).



Con la
videocamera a risonanza variabile (TRV) sono stati confermati i picchi di infrasuoni a 4Hz e 8Hz misurati inizialmente da microfoni e dalla GeoBox. Queste vibrazioni sembrano influenzare l'intera acropoli e la cattedrale in particolare. Sembra anche che ci siano simultanee frequenze di picco inferiori a 4 Hz in grado di generare campi vibranti nell'aria (Fig. 11 e 13).

 


Fig. 11 - Vista di Alatri come presa dalla telecamera TRV. Le frecce indicano il campo di risonanza di 2 Hz sopra l'acropoli e in particolare sopra la Cattedrale.

 

Le vibrazioni sono state rese visibili nello spettro UV utilizzando la TRV Camera, che si trovava nella zona "dell'ombelico" dell'Acropoli,
dove è presente una roccia affiorante che è profondamente immersa nella collina rocciosa sulla quale è stato costruito il tempio pagano. Questa roccia funge da trasduttore per le vibrazioni sotterranee che si trasmettono perfettamente all'interno della cattedrale. È interessante notare che queste vibrazioni pulsanti non vengono trasmesse ai blocchi del tempio pagano originale che ora forma il basamento della chiesa. L'immagine qui sotto mostra i blocchi dell'antico tempio che appaiono neri come ripresi dalla videocamera TRV. Ciò indica una mancanza di trasmissione della vibrazione proveniente dal sottosuolo, ciò al contrario di ciò che accade alla roccia sottostante (ndr. che appare vibrare intensamente). Ciò è dovuto al fatto che i blocchi sono montati insieme senza cemento (ndr. ma solo ad incastro). Questo sistema di montaggio è in grado di smorzare le vibrazioni sotterranee e conferma il carattere sismico di questa struttura che è ancora in piedi dopo migliaia di anni e molti terremoti (Fig. 12).


Fig. 12 – Sopra: immagine dei blocchi originali del tempio pagano posizionati senza cemento a nord del tempio. Sotto: la stessa immagine catturata da TRV Camera. Questi blocchi appaiono di colore nero perché non trasmettono le vibrazioni provenienti dal sottosuolo.

 



Fig. 13 - Il grafico (0.1-12Hz) dei picchi di bassa frequenza (subsonici) rilevabili nella zona dell'ombelico dell'
acropoli dalla telecamera TRV.



Usando la
telecamera TRV sui volontari, queste vibrazioni subsoniche non sembrano creare alcun problema per loro. Piuttosto, come in altri luoghi sacri, si può presumere che la loro esistenza sia proprio la ragione per cui l'acropoli e il tempio furono costruiti proprio in quel luogo e non sulle colline vicine. Chiunque intraprenda la preghiera o la meditazione all'interno della chiesa ha la possibilità di percepire l'effetto di queste vibrazioni subsoniche, che in definitiva possono portare a stati di coscienza alterati o a esperienze mistiche (di solito sperimentate solo dopo molti anni di allenamento come nel caso dei monaci buddisti).

Per confermare questa affermazione, abbiamo proceduto a testare la profondità della meditazione che può essere raggiunta in un breve lasso di tempo con un piccolo numero di volontari (sei persone), seduti sull'ombelico dell'Acropoli, ossia l'affioramento roccioso posto al centro dell'acropoli e all'interno della chiesa. Parte di questa roccia sporge dalle pareti del basamento della chiesa, e parte si trova nel profondo della collina e per questo trasmette superbamente le vibrazioni infrasoniche provenienti dal sottosuolo.

La profondità di rilassamento raggiunta è stata esaminata utilizzando la telecamera TRV, con la quale sono state misurate le vibrazioni impercettibili del corpo e influenzate in particolare dall'organo vestibolare (orecchio interno) che regola l'equilibrio e la coscienza spaziale. Se il soggetto in questione viene sollecitato (ndr. dal punto di vista emozionale),le vibrazioni impercettibili del corpo umano aumentano e possono essere immediatamente rilevate dalla telecamera TRV. Tuttavia, se il soggetto è rilassato, le sue vibrazioni diminuiscono fino a diventare impercettibili per tale attrezzatura. Questo ultimo stato vibratorio del corpo umano può essere raggiunto in stato di veglia solo in uno stato di meditazione profonda o nello stato di intensa preghiera.
Ma dopo alcuni minuti di meditazione sull’ombelico dell’acropoli, il soggetto inizia a vibrare a una frequenza più lenta (meno di un Hz) che indica uno stato di rilassamento profondo (Fig. 14). A questo punto diventa difficile per la fotocamera TRV distinguere il soggetto esaminato dalla roccia. Questo è noto come "trascinamento", un fenomeno in cui due o più processi ritmici indipendenti si sincronizzano l'uno con l'altro [17].

 



Fig. 14 - Dopo alcuni minuti, la frequenza vibratoria del volontario è così bassa che diventa indistinguibile dalla roccia dove è seduto quando viene visualizzato attraverso la videocamera TRV.

 

Il suono sembra concentrato unicamente nell'ombelico dell'acropoli e sfuma nel nulla quando ci si allontana da esso. È probabile che le vibrazioni provengano dalle faglie geologiche (Fig. 15) che sono molto vicine ad Alatri, con le loro vibrazioni incanalate attraverso un meccanismo sconosciuto fino alla cima della collina.

 



Fig. 15 - La mappa geologica dell'area di Alatri mostra un significativo movimento delle faglie geologiche (in rosso) che possono spiegare le vibrazioni misurate all'acropoli (in marrone). Le frecce posizionate vicino alle faglie mostrano la direzione del movimento tettonico che probabilmente produce le vibrazioni registrate nella parte superiore dell'acropoli (mappa eseguita dal geologo Dr. Rocco Torre).

 

Conclusioni
Se
associata alla ricerca sugli effetti dell'acustica sul corpo umano, l'archeoacustica può essere giudicata come un importante metodo per analizzare i siti antichi da un altro punto di vista. In effetti l’archeoacustica procura la possibilità di recuperare "conoscenze antiche" che riguardano la sfera emotiva della coscienza umana, nonché di ampliare la nostra comprensione del mondo antico.
La nostra metodologia che utilizza tre diversi
tipi di approccio ha confermato i risultati preliminari già pubblicati nel 2015 [15]. Questa precedente pubblicazione era incentrata sui risultati della telecamera TRV, che mostrava che alcune frequenze presenti nell'acropoli erano capaci di trasportare i soggetti volontari in uno stato alterato di coscienza, ma nel senso positivo di rilassamento. Le scoperte oggettive misurate dai nostri dispositivi in questo articolo rappresentano qualcosa di diverso dalla percezione soggettiva delle persone utilizzate come volontari e variamente riportate come sensazioni soggettive anche dai protagonisti della nostra ricerca precedente, ma è un valore oggettivo. La continua esposizione alle vibrazioni all'interno dell'acropoli di Alatri ha un effetto significativo sulla psiche di coloro che sono venuti fin qui per la preghiera e la meditazione, facilitando l'accesso ad uno stato mistico. Gli antichi erano consapevoli delle condizioni necessarie per raggiungere tale stato, anche se non avevano la stessa attrezzatura che abbiamo oggi, forse semplicemente avvertendo che in quel posto erano più vicini a Dio. Dobbiamo anche considerare l'importante scoperta di una cavità sotto la cima della collina che funziona come una cassa di risonanza utile per amplificare la vibrazione naturale proveniente dal sottosuolo.
L'archeoacustica è un metodo interessante per analizzare i siti antichi
e per riscoprire una conoscenza dimenticata che colpisce la sfera emotiva della coscienza umana. In definitiva, i dispositivi utilizzati confermano che uno stato "mistico" può essere raggiunto anche dopo pochi minuti da coloro che sono esposti al fenomeno delle vibrazioni all'interno dell'acropoli.

 


Ringraziamenti
Il gruppo di ricerca SBRG è grato al Dipartimento di Scienze Mediche dell'Università di Trieste per aver sostenuto questa ricerca ed in particolare al suo Direttore, il prof. Roberto Di Lenarda. Vorremmo ringraziare Don Antonio Castagnacci per la sua disponibilità a concederci l'opportunità di fare le registrazioni anche all'interno della Basilica - Cattedrale di San Paolo (Cattedrale di Alatri) e, per il suo aiuto, anche al suo collaboratore Sisto Macciocca.

Ringraziamo in particolare anche il ricercatore indipendente Ornello "Paolo" Tofani per la documentazione e lo straordinario supporto fornito per la nostra ricerca per oltre quattro anni. Senza di lui, nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile. Un sincero ringraziamento alla nostra assistente scientifica, Nina Earl, per il suo sostegno nella stesura di questo articolo.

 

Bibliografia

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Analisi archeoacustica dei Templi di Tarxien a Malta


Paolo Debertolis*, Nina Earl**, Maja Zivić***

 
 * Dipartimento di Scienze Mediche, Corso di Archeologia Odontoiatrica, Progetto SB Research Group, Università di Trieste

** Super Brain Research Group (SBRG), assistente scientifica, Londra, Regno Unito

*** Museo Nazionale di Zaječar, Curatore del palazzo imperiale romano Felix Romuliana, Gamzigrad, Serbia

 

Traduzione in italiano dell'articolo originale in lingua inglese pubblicato sul Journal of Anthropology and Archaeology (USA), ISSN 2334-2420 (Print Version) 2334-2439 (Online Version), vol.4, n.1, pp. 7-27, 2016, qui. Potete trovare l'articolo pubblicato (E-Publication FirstTM) sul Journal of Anthropology and Archaeology qui.

 
Riassunto - I Templi di Tarxien a Malta sono stati analizzati dal punto di vista dell’archeoacustica. Poiché non è più presente un tetto, non è stato possibile reperire fenomeni di risonanza nelle varie camere del tempio. Questa indagine ha però rilevato un’interessante vibrazione a bassa frequenza proveniente dal sottosuolo. La più probabile spiegazione della sua origine è che sia dovuta al movimento delle acque sotterranee attraverso le faglie geologiche locali. Questa vibrazione sembra anche essere trasmessa attraverso i megaliti, alcuni dei quali hanno delle concavità o fori intagliati nel loro contesto. La precedente interpretazione archeologica ha suggerito che questi erano stati utilizzati probabilmente per sostenere i cardini di una sorta di barriera o porta, ma senza alcuna prova a sostegno. Utilizzando la metodologia archeoacustica è possibile ora una nuova interpretazione di queste particolarità architettoniche che sembrano rappresentare quasi una sorta di diffusori acustici di basse frequenze.

Parole chiave - Templi di Tarxien, Malta, cerchio megalitico, risonanza, attività cerebrale, architettura megalitica.



Introduzione

L’archeo-acustica o archeoacustica è una disciplina complementare della archeologia che può aiutare a espandere la nostra conoscenza sul perché alcuni siti archeologici sono sempre stati considerati luoghi sacri sin dai tempi antichi. Essa può anche aiutare a spiegare perché le strutture antiche sono state costruite o scavate nella roccia in un particolare modo e per quale fine. Il gruppo di ricerca SBRG (Super Brain Research Group) in vari anni di ricerca, ha dimostrato una relazione tra vibrazioni meccaniche presenti in alcuni templi neolitici nel quale è presente un certo fenomeno di risonanza e l'attività cerebrale umana (Debertolis, Tirelli & Monti, 2014; Debertolis e Bisconti, 2014; Debertolis, Coimbra e Eneix 2015 ; Debertolis e Zivic, 2015, Debertolis e Gullà, 2016).
Lo stesso gruppo di ricerca (SBRG) ha anche suggerito che in alcuni templi e bagni termali romani gli architetti di quel periodo utilizzassero le vibrazioni naturali (n.d.r. provenienti dal sottosuolo) per aumentare lo stato di benessere o impressionanti effetti rituali sulle persone presenti in quei luoghi. Le vibrazioni naturali a bassa frequenza in assenza di alta pressione sonora possono influire positivamente sullo stato di  benessere umano e alcune soggetti possono percepire i suoni a bassa frequenza come una percezione fisica piuttosto che come un suono (Debertolis e Bisconti, 2013). Però gli infrasuoni possono anche provocare sensazioni di timore o di paura negli esseri umani (n.d.r. a particolari frequenze e volume sonoro), dato che non vengono percepiti coscientemente e possono dare piuttosto l'impressione che sta per accadere qualcosa di strano o che un evento soprannaturale è in corso (Tandy & Lawrence, 1998). Inoltre, suoni gravi, artificiali o estremi imposti all’ambiente sonoro possono avere un effetto profondamente destabilizzante sull'individuo, tanto che gli infrasuoni sono stati utilizzati anche nel settore delle armi acustiche (Debertolis & Bisconti, 2013). Così si può ipotizzare che laddove si concentrino un sacco di vibrazioni naturali a bassa frequenza, le antiche popolazioni possano aver considerato questi siti in qualche modo significativamente diversi o meglio "sacri" (Debertolis e Bisconti, 2013).
Partendo dal presupposto che ere passate non erano prive di rumore o erano spese nel silenzio, la più alta espressione della cultura del tempo era attraverso le arti musicali, come ad esempio la voce umana usata nel canto e accompagnata dalle vibrazioni acustiche provenienti dagli strumenti musicali dell’epoca. Inoltre, i fenomeni acustici naturali sono stati utilizzati in diverse civiltà per creare riti suggestivi, anche con antiche strutture progettate proprio per influenzare direttamente la mente verso un particolare stato di coscienza mediante le vibrazioni prodotte al loro interno (Jahn, Devereux & Ibison, 1996; Watson, 2006; Devereux , Krippner, tartz & Fish, 2007; Cook, Pajot & Leuchter, 2008; Debertolis e Bisconti, 2014; Debertolis e Gullà, 2015).
Attraverso l'analisi archeoacustica, è stato possibile dimostrare che nel passato c'era una certa conoscenza dei fenomeni acustici, che potrebbero essere stati utilizzati per rendere più efficienti gli antichi rituali (Debertolis e Savolainen, 2012; Debertolis e Bisconti, 2013a; Debertolis e Bisconti, 2013b; Debertolis, Mizdrak, Savolainen, 2013; Debertolis, Tirelli & Monti, 2014; Debertolis e Bisconti, 2014; Debertolis, Tentov, Nikolić, Marianovic, Savolainen & Earl, 2014; Debertolis, Coimbra e Eneix 2015, Debertolis e Zivic, 2015; Debertolis & Gullà 2016a, 2016b, 2016c). Con l'autorizzazione della Heritage Malta, abbiamo effettuato l'analisi acustica di un certo numero di siti neolitici di Malta e Gozo, al fine di risolvere alcuni misteri storici. Il gruppo di ricerca SBRG ha precedentemente già pubblicato i risultati della ricerca eseguita nell’ipogeo di Hal Saflieni a Malta (Debertolis, Coimbra e Eneix, 2015). Nel presente lavoro scientifico vengono illustrati i risultati dell'indagine sui Templi di Tarxien, un complesso di templi neolitici situati vicino all’pogeo di Hal Saflieni, ossia alla struttura sotterranea. Questa ricerca suggerisce anche che entrambi questi siti una volta erano parte di un unico complesso più esteso.



Il complesso di Tarxien

I templi neolitici di Tarxien si trovano sul lato nord dell'isola, nella città di Tarxien, e sono circondati da case. Di conseguenza, riuscire ad eseguire delle registrazioni di alto livello è stato molto più impegnativo di quanto non lo fosse stato all’interno dell'ipogeo di Hal Saflieni.
Questi templi sono stati portati alla luce dall’archeologo maltese T. Zammit nel 1915, dopo che alcuni agricoltori locali avevano lamentato il fatto che, durante l'aratura dei campi al di sopra dei templi, il loro aratro era stato rovinato da grossi blocchi di pietra. Questi templi sono stati ulteriormente scavati nel 1954 dall’archeologo britannico J.D. Evans e quattro anni più tardi da D. Trump che ha scoperto il loro riutilizzo ai tempi dell'Impero Romano come cantine (Pace, 2006).
Il sito dei templi di Tarxien è costituito da un complesso di quattro strutture megalitiche costruito nel corso di tre periodi distinti di tempo tra circa il 3.600 a.C. e il 700 a.C. Gli archeologi ritenevano queste strutture come le più antiche presenti sulla Terra fino a quando il più grande complesso di Gobekli Tepe, recentemente riportato alla luce in Turchia, ha da allora preso questo posto.
Il complesso neolitico di Malta è stato inizialmente costruito tra il 3.600 e il 3.000 aC come luogo sacro, ma già all'inizio dell'età del bronzo (2400-1500 a.C.) i templi originali erano stati riutilizzati come deposito per urne cinerarie. Questo indica che la popolazione originale era stata sostituita da nuovi arrivati con diversi costumi sociali.



Fig. 1 - Alcuni templi sono totalmente immersi nel terreno, in modo simile al sito più antico di Gobekli Tepe in Turchia.



Durante gi scavi archeologici degli anni ‘50, quando era scoperto un danno a qualsiasi megalite, veniva effettuata la ricostruzione dello stesso utilizzando del cemento Portland, correndo il rischio di restituire qualcosa di falso rispetto l'originale. Inoltre, il tipo di materiale utilizzato rispetto ai megaliti in pietra calcarea corallina originali possono non essere stati posizionati nella loro posizione corretta, pregiudicando il corretto funzionamento acustico dell’antica struttura. Senza dimenticare che il processo di ricostruzione in calcestruzzo può anche aver danneggiato la pietra originale. Purtroppo al momento del restauro questo problema era sconosciuto (Pace, 2006).



Fig. 2 - Il complesso preistorico è circondato da una città densamente popolata.


Fig. 3 -  Uno sguardo attraverso le porte del tempio.

 


Alla fotografia all'infrarosso le parti ricostruite dei megaliti appaiono molto più chiare rispetto alla pietra originale. Rispetto la fotografia normale, queste parti appaiono più visibili perché più brillanti. La fotografia a infrarossi annulla anche l’ombreggiatura scura determinata dalle muffe e dai licheni presenti sulla superficie dei megaliti rendendo l'elemento strutturale più visibile nel suo insieme.


Fig. 4 – Esempio di fotografie a infrarosso che differenzia perfettamente la pietra originale (in colore grigio) dalla ricostruzione in cemento (in colore bianco; questa differenza tra questi due materiali è particolarmente evidente grazie al diverso riflesso alla componente infrarossa della luce solare).



Il primo tempio si trova sul lato orientale del complesso e fu costruito tra il 3.600 a 3.200 a.C. Purtroppo, nonostante le cinque absidi siano chiaramente visibili, rimangono solo le fondamenta. Il tempio posto a sud è il più decorato e con una costruzione megalitica che contiene la parte inferiore di una colossale statua che rappresenta una figura femminile e, rispetto il tempio posto ad est, presenta le sue pareti in lastre di pietra con fori ben sagomati per un 'oracolo'. Si ritiene sia stato costruito tra il 3.150 e il 2.500 aC. Il tempio centrale ha invece sei absidi disposte su un unico piano e contiene i segni di una precedente copertura ad archi.

 
Fig. 5 - Lo stesso elemento architettonico ripreso mediante due tecniche differenti di fotografia. Sopra: ripreso con una fotocamera digitale Olympus E-5 e con il software proprietario per migliorare il contrasto. Sotto: la foto è stata scattata con una telecamera a infrarossi Canon modificata. Vi è una chiara mancanza di capacità di riflettere i raggi del sole da parte del cemento che sembra quasi di colore bianco, mentre il cielo appare quasi completamente nero.



Materiale e metodi

In questo studio è stato usato il protocollo SBSA, ossia il protocollo standard per archeoacustica elaborato dal gruppo di ricerca SBRG (Debertolis, Mizdrak, Savolainen, 2013) che è stato testato in diversi siti archeologici in tutta Europa e in Asia (Debertolis e Savolainen, 2012; Debertolis e Bisconti, 2013a; Debertolis e Bisconti, 2013b; Debertolis, Mizdrak, Savolainen, 2013; Debertolis e Bisconti, 2014; Debertolis, Tentov, Nikolić, Marianovic, Savolainen & Earl, 2014; Debertolis, Coimbra e Eneix, 2015; Debertolis e Gullà, 2016a, b, c). Poiché i siti archeologici possono talvolta essere attraversati da inquinamento elettromagnetico, sono stati usati dei dispositivi che evitano risultati anomali dipendenti da questo fattore. In particolare l'attrezzatura era costituito da registratori digitali di fascia alta con una banda di registrazione che si estende dagli infrasuoni alla gamma degli ultrasuoni con una frequenza di campionamento massima di 192 kHz (Tascam DR-680) o con frequenza di campionamento di 96 KHz (Tascam DR-100 e Zoom H4N). Il livello del volume di registrazione per delle apparecchiature come questa è una questione molto delicata. In luoghi tranquilli, viene utilizzato il massimo guadagno per la registrazione; in ambienti più rumorosi il guadagno del volume è determinato con lo standard 0,775V / 0 dB AES / EBU. I microfoni che sono stati utilizzati hanno un ampio range dinamico e una risposta piatta alle diverse frequenze (Sennheiser MKH 3020, risposta in frequenza di 10Hz – 50.000Hz). Questi ultimi sono stati connessi mediante cavi schermati (Mogami Gold Edition XLR) e connettori placcati d’oro.


Fig. 6 - Il posizionamento dell'apparecchiatura di registrazione ed i microfoni.


Se un particolare sito archeologico possiede oltre a qualche fenomeno acustico un fenomeno elettromagnetico indotto o naturale, è possibile individuare questo ultimo mediante dei sensori elettromagnetici che fanno parte dello standard SBRG. Questi sensori sono state fabbricati dalla ditta Demiurg in Croazia, tuttavia è possibile relaizzarli da chiunque abbia una conoscenza pratica di elettronica. Essenzialmente sono costituiti da due piccoli condensatori ed una bobina di rame. È  il diametro della bobina che modifica la sensibilità dispositivi dei. La risposta in frequenza è lineare da 5 Hz a 99.5KHz ossia copre tutte le frequenze che potrebbero influenzare i microfoni (VLF, frequenze radio molto basse, e LF, basse frequenze onde radio). Tali sensori possono anche rilevare le emissioni naturali che possono essere presenti in un sito archeologico.
Utilizzando questo metodo non è possibile eliminare fonti di interferenza, ma è possibile identificare qualsiasi fonte che possa influenzare le registrazioni nonché quelle capaci di influenzare la psiche delle persone. Il processo di pulizia delle registrazioni viene effettuata in laboratorio prendendo in considerazione tutti i fattori di cui sopra.


Fig. 7 - I sensori con ampia sensibilità (300Ω) che trasformano gli impulsi elettromagnetici dall'ambiente in impulsi elettrici utilizzabili dal registratore digitale.



Per esaminare le varie tracce registrate è stato utilizzato il programma software Pro Tools ver. 9.06 per Mac Apple ed il software Praat versione 4.2.1, ideato presso l'Università di Toronto, e il programma open-source Audacity nella sua versione 2.0.2 per PC Windows.
Un analizzatore di spettro (Spectran NF-3010 dalla fabbrica tedesca Aaronia AG) è stato utilizzato prima della registrazione per rilevare fenomeni elettromagnetici che potevano essere potenzialmente presenti con il rischio di influenzare i risultati.

 


Risultati

L'analisi delle registrazioni hanno rivelato quello che sembra essere una frequenza molto bassa proveniente dal sottosuolo in una gamma compresa tra i 21Hz e i 23Hz. In alcune occasioni questa frequenza è slittata anche nella banda di frequenza degli infrasuoni (non udibili all’orecchio umano) con un picco a circa 18Hz (vedi Fig. 8)

 


Fig. 8 - Grafici di tre registrazioni acquisite in due sedi diverse nel perimetro dei templi. Vi è un grande picco con un massimo di 21 - 23Hz in quasi tutte le tracce audio che a volte si estende a 18Hz compreso tra i -9db e i -22db. Non sono stati rilevati all'interno dei templi di Tarxien alcun ultrasuono (la gobba posta al termine del grafico, è un artefatto determinato dalle caratteristiche dei microfoni ultra-sensibili).

 


La spiegazione più probabile per la fonte di queste vibrazioni impercettibili, sono i movimenti delle acque sotterranee che viaggiano attraverso una faglia geologica posta nelle vicinanze. Infatti, Malta è una zona ricca di tali faglie ed è localizzata vicino alla zona dove le placche tettoniche Euroasiatica e Africana si scontrano vicino al suo arcipelago (vedi Fig.9). Serpelloni ha evidenziato nel corso del 2007 la forte attività di questa faglia geologica mediante il posizionamento di stazioni GPS (vedi Fig.10).


Fig. 9 - La linea di contatto tra le placche tettoniche di Nubia e Eurasia.


Fig. 10 - Velocità di movimento dell stazioni GPS lungo la linea di confine Nubia-Eurasia (... Da Serpelloni E. et al, J. Geophys Int 2007).

 


Come verificato in precedenti ricerche sugli antichi siti di Europa (Bosnia-Erzegovina, Serbia, Inghilterra meridionale, Portogallo, Alatri in Italia, e Sogmatar in Turchia), questo tipo di frequenza a basso volume, può avere un effetto positivo sull’attività cerebrale, con un efficacia particolarmente evidente in quelle persone che praticano la meditazione o la preghiera.
Le misurazioni sono state raccolte nel tentativo di verificare anche la presenza di un fenomeno di risonanza all’interno di due dei templi del complesso sacro considerati nelle migliori condizioni per raggiungere questo scopo. Vari strumenti musicali sono stati utilizzati, dal primitivo tamburo sciamanico alle campane a percussione, ma senza alcun successo. Purtroppo la struttura è troppo distrutta e anche se si crede che un tempo fosse stata ricoperta con un tetto a forma d cupola, nulla di tutto ciò rimane oggi.
Le registrazioni effettuate nel vicino ipogeo di Hal Saflieni (situato a breve distanza dai templi di Taxien) appaiono mancanti di questo stesso tipo di vibrazioni (Debertolis, Coimbra e Eneix, 2015).  Il volume molto basso rilevato all'inizio della linea del grafico delle vibrazioni registrate ad Hal Saflieni non deve ingannare,  la registrazione comunque dimostra un volume sonoro più basso. Indipendentemente dal volume il risultato non cambia, perché il picco di 21 - 23Hz rilevato nei Templi di Tarxiem, qui proprio manca totalmente (vedi Fig. 11).

 


Fig. 11 – Grafico della registrazione effettuata presso l’Ipogeo di Hal Saflieni situato vicino ai Templi di Tarxien. Esso appare totalmente privo di vibrazioni.



Discussione

In questa occasione il gruppo di ricerca SBRG ha effettuato le misurazioni su due dei quattro templi con risultati simili. Nei giorni seguenti, la stessa analisi è stata eseguita nell’Ipogeo di Hal Saflieni, situato a poche centinaia di metri dai Templi di  Tarxien. A parte una forte risonanza molto interessante in questa struttura creata dalla progettazione architettonica, non si è trovato traccia dello stesso picco di frequenza presente nei Templi di Tarxien (Debertolis, Coimbra e Eneix, 2015).
Per questo motivo si è concluso che questa frequenza proveniente dal sottosuolo è presente solo nel luogo in cui sono stati costruiti i templi di superficie. Oltre alle vibrazioni provenienti dal sottosuolo, si è osservato che alcuni megaliti sembrano agire come trasduttori delle vibrazioni grazie ad alcune concavità interne o fori che sembrano proiettare e focalizzare queste vibrazioni.

 


Fig. 12 - Una mano sensibile può facilmente percepire le vibrazioni a bassa frequenza.



I fori trovati nelle megaliti sono molto profondi e si considera che siano stati utilizzati come base di impianto per una sorta di barriera o come cardini di una porta. Tuttavia non ci sono prove a sostegno di questa ipotesi. Per esempio nel Tempio di Ggantija nell’isola di Gozo, questi fori non sono presenti per tutta la lunghezza dei megaliti, come sarebbe logico se sono stati progettati per offrire tale supporto ad una porta (vedi Fig. 14), ma sono presenti solo ad altezza d’uomo. Il fenomeno interessante sembra offrire uno spaccato di una tecnologia del passato ora perduta, rilevabile però solo attraverso la sensibilità di una mano posta di fronte a questi fori. Ma in questa epoca moderna le sofisticate attrezzature di cui disponiamo possono essere utilizzate per scoprire meglio queste proprietà.
Un esame più attento in rispetto alla direzione di fori, suggerisce che in questi fori si concentrano le vibrazioni sonore meccaniche, in modo simile al funzionamento dei moderni diffusori acustici. Tale meccanismo sembra fornire un’ulteriore interessante interpretazione di questo sito archeologico, ma sono necessarie anche altre analisi più approfondite ed una nuova ispezione per verificare nuovamente i dati è prevista nel prossimo futuro.

 


Fig. 13 - Estrapolazione grafica del suono proveniente dai megaliti.

 

Sono stati esaminati anche altri templi maltesi nell’isola di Gozo, vale a dire i templi di Ggantija e il cerchio megalitico di Xaghra. Il cerchio megalitico di  Xaghra è caratterizzato da una forte vibrazione sotterranea di circa 25-34Hz (Debertolis & Earl, 2014). Questa è una vibrazione estremamente potente, più o meno paragonabile a quella che è stato ritrovata nei Templi di Tarxien, ma in una gamma leggermente più alta di frequenza e anche con alcuni oscillazioni della stessa.
La fonte più plausibile di queste vibrazioni è che esse provengono dal movimento delle acque sotterranee attraverso il passaggio delle faglie geologiche (Danskin, 1998). Al contrario nei Templi di  Ggantija, che si trovano vicino al cerchio megalitico di Xaghra, non è stata reperita alcuna di tali vibrazioni. Lo stesso vale per i fori presenti nei megaliti di Ggantija. Ciò è in contrasto con le vibrazioni ritrovate nei Templi di Tarxien.
Ci può essere una possibile spiegazione del perché a Ggantija vi è una assenza di queste vibrazioni. Se un terremoto si è verificato in qualsiasi momento durante il periodo di esistenza di questo sito, che è di 6.000 anni, questo potrebbe aver chiaramente cambiato il corso di qualsiasi flusso d'acqua sotterranea e di conseguenza averne cancellato le emissioni vibratorie meccaniche.

 


Fig. 14 - I fori intagliati in un megalite a Ggantija, dove nessuna vibrazione sotterranea è stata ritrovata.

 



Conclusioni

Ancora una volta l’archeoacustica è in grado di fornire nuove interpretazioni su questioni antropologiche relative all'architettura antica e le popolazioni. Le vibrazioni scoperte a Tarxien sono vicine al ritmo delle frequenze delle onde cerebrali. Quando le persone sono impegnate in preghiera o in uno stato meditativo, questo può indurre un senso di esaltazione e misticismo. Dopo sei anni di ricerca presso un discreto numero di siti antichi, possiamo affermare che gli antichi popoli attraverso l'osservazione empirica avevano raggiunto la consapevolezza che alcuni luoghi possedevano particolari fenomenologie in grado di influenzare la mente (Debertolis e Savolainen, 2012; Debertolis e Bisconti, 2013a; Debertolis & Bisconti, 2013b; Debertolis, Mizdrak, Savolainen, 2013; Debertolis, Tirelli & Monti, 2014; Debertolis e Bisconti, 2014; Debertolis, Tentov, Nikolić, Marianovic, Savolainen & Earl, 2014; Debertolis, Coimbra e Eneix, 2015, Debertolis & Zivic, 2015, Debertolis e Gullà, 2016a, b, c).
Questo è il motivo per cui templi sono stati costruiti in quei luoghi particolari, ed ora una conoscenza perduta è riscoperta con l'ausilio dei nostri sofisticate attrezzature.
Come è stato possibile, però, che quasi 2.000 anni fa l'antica popolazione maltese sia stata in grado di individuare questi luoghi senza i dispositivi di misurazione di oggi? È noto che gli antichi romani derivavano la loro conoscenza in questo campo dalla più antica civiltà etrusca. In particolare Tito Livio ha citato nel suo libro "Storia di Roma" riguardo gli architetti romani del tempo, anche una particolare categoria di indovini denominati Auguri, che erano in grado di rilevare tali vibrazioni utilizzando vari metodi di divinazione. Le loro competenze furono usate per ritrovare la posizione ottimale per i campi militari, gli edifici pubblici o le terme, con una grande attenzione per evitare qualsiasi potenziale impatto negativo sulla salute.
Potrebbe essere possibile che tale conoscenza fosse posseduta anche dalle popolazioni non così lontane geograficamente come nel caso di Malta e questa conoscenza potrebbe essere stata praticata nello stesso modo. È inoltre possibile che le due civiltà abbiano sviluppato questa metodica separatamente.  In ogni caso sarà necessario nei prossimi mesi riesaminare nuovamente il sito archeologico.



Ringraziamenti

Un sincero ringraziamento alla curatrice del sito archeologico, Joanne Mallia, del Dipartimento Siti Preistorici della Sovrintendenza di Malta per la sua gentilezza e cortesia. Il suo aiuto ci ha permesso di avere libero accesso al tempio. Il Super Brain Research Group (SBRG) è anche grato al Dipartimento di Scienze Mediche dell'Università degli Studi di Trieste (Italia) per il supporto in questa ricerca, in particolare al suo direttore, il prof. Roberto Di Lenarda.


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Analisi archeoacustica preliminare di un tempio posto nell’antico sito di Sogmatar situato nel sud-est della Turchia

Paolo Debertolis *, Daniele Gullà **



* Dipartimento di Scienze Mediche - Università degli Studi di Trieste, Italia

** SB Research Group, Bologna, Italia

 

Articolo pubblicato sugli Atti del Congresso "Archaeacoustics II: Second International Multi-Disciplinary Conference and workshop on the Archaeology of Sound", Istanbul Technical University, Taşkışla Building, Istanbul, Turchia, 30-31 Ottobre e 1 Novembre 2015, pp. 137-148. Potete trovare la bozza dell'articolo originale in lingua inglese con foto a colori qui. Potete trovare l'articolo originale pubblicato sugli atti del congresso con foto in bianco-nero qui.

 


Riassunto – In questo lavoro scientifico vengono studiate le proprietà archeoacustiche e i fenomeni fisici presenti in un sito localizzato nel sud-est dell'Anatolia (Turchia) che viene descritto sin dai tempi antichi come un centro culturale e religioso. In un unico giorno ed usando il protocollo SBSA (Super Brain Standard for Archaeoacoustics ) è stato eseguito un esperimento di risonanza all’interno del tempio e contemporaneamente si è andati alla ricerca di fenomeni fisici locali mediante l’uso di una speciale tecnica nell’ambito della fotografia ad UV (ultravioletto). Tale studio preliminare ha identificato alcune interessanti peculiarità di questo sito che confermano una profonda conoscenza nei popoli antichi del fenomeno di risonanza su determinate frequenze sonore in grado di modificare l'attività cerebrale umana. Su una parete laterale del tempio abbiamo anche identificato un potente campo magnetico che appare essere per ora senza spiegazione.

Parole chiave - Archeoacustica, Sogmatar, ipogeo, alterato stato di coscienza.

 

 

Introduzione
L’archeoacustica è una metodologia complementare all’archeologia, che può portare una diversa valutazione e comprensione dei luoghi sacri, ad esempio nell’esplorare il rapporto tra a un determinato sito e l’attività cerebrale umana. Dopo un periodo di sei anni di ricerca in un certo numero di siti sacri in Europa, il nostro gruppo ha ipotizzato che la posizione sul territorio di tali siti sacri non è un atto casuale, ma determinato proprio dalle caratteristiche di quel luogo. Ossia proprio le fenomenologie presenti in quei luoghi ha permesso alle antiche popolazioni di sperimentare una sorta di esperienza mistica che le ha portate a sentirsi più vicine ai loro dei. Nella maggior parte di questi luoghi sacri abbiamo infatti scoperto particolari fenomeni fisici che influenzano l’attività cerebrale ed in particolare l’andamento delle onde cerebrali. È quindi importante non trascurare la componente emotiva dell’attività cerebrale umana in un luogo sacro, un punto di vista che il nostro gruppo di ricerca ha iniziato a studiare dal 2010 [2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12].
I "siti sacri" possono essere considerati quelle aree geografiche che un particolare gruppo sociale ritiene degne di rispetto e di venerazione, tipicamente luoghi di culto o utilizzati per altri scopi religiosi o rituali. Come tali, nei tempi antichi, essi potevano anche essere profanati o contaminati e per questo erano protetti in qualche modo. Gli antichi greci usavano il termine 'topos' per riferirsi alle caratteristiche fisiche e rilevabili di un sito, e la parola 'chora' per riferirsi a quelle qualità di un sito che avrebbero potuto evocare una presenza mitica [15]. Questo studio preliminare ha dato risultati brillanti per le possibili motivazioni per cui questo particolare sito in Turchia era considerato sacro sin dall'antichità.

 

 

Sogmatar
Questa ricerca ha avuto luogo in un tempio ipogeo situato a Sogmatar, posto in Turchia [16]. Le rovine di Sogmatar si trovano a circa 57 km dalla antica città di Harran nel sud-est dell'Anatolia. A Sogmatar esiste un tumulo inesplorato che si erge come una collina fino a 60 metri di altezza (Fig. 1). Su di esso si trovano i resti di mura e torrette risalenti al secondo secolo dopo Cristo, mentre all'interno del villaggio attuale vi sono i resti di vari templi [22].

 

 


Figura. 1 - Nella
foto posta al di sopra il tumulo è ripreso dalla collina sacra posta di fronte ad esso,nella foto al di sotto lo stesso tumulo ripreso dal punto di vista del villaggio di Sogmatar.

 


Sogmatar era un centro culturale del Settimismo, termine che deriva dal culto del dio Sin (divinità lunare, figlio primogenito di Enlil) ad Harran, e anche dal culto di Marillaha, signore degli dei. I resti più importanti sono quelli di un tempio a cielo aperto dove i sacri pianeti erano venerati e venivano anche eseguiti dei sacrifici in loro onore. In un altro tempio, la Caverna di Pognon, che era scavato nella roccia circostante, le pareti al suo interno sono ricoperte di scritture in caratteri siriaci e di rilievi raffiguranti figure umane che si ritiene rappresentino i sacri pianeti [14]. Questi rilievi non sono in buone condizioni, tuttavia la struttura originaria del tempio è ben conservata tale da divenire l'obiettivo principale di questa ricerca preliminare.

Sogmatar fu un importante centro di culto in cui gli abitanti di Harran adoravano la divintà lunare e gli dei planetari durante il regno di Abgar. Il tempio sotterraneo da noi esaminato apparteneva proprio al dio Sin, la divinità lunare, e si chiama "Caverna di Pognon". Attorno al villaggio si possono trovare altri sei mausolei a pianta quadrata e circolare ed è per questo motivo che Sogmatar è conosciuta come "La Città dei Sette Templi". Di fronte al tumulo (Fig. 1) e accanto al villaggio c’è una collina sacra.

In questa collina sono state scavate alcune tombe che oggi vengono utilizzate dagli abitanti locali come ovili (Fig. 2). Sulle pendici di questa collina vi sono i bassorilievi di alcuni di questi Dei (Fig. 3) e numerose iscrizioni incise sulla superficie della roccia [17] (Fig. 4).

 


Figura. 2 - Una tomba scavata nella collina sacra a Sogmatar.
La persona seduta sopra dà la proporzione di questo manufatto.


Figura. 3 - Alcune immagini degli dei a bassorilievo ricavate nella roccia della collina.

 

Figura. 4 - Iscrizione in lingua siriaca scolpita sulla collina sacra.

 


Le rovine di Sogmatar sono a 57 chilometri da Harran, una tra le più antiche e leggendarie città poste nel sud-ovest della Turchia, vicino al confine con la Siria. Harran era già un importante centro commerciale nel lontano terzo millennio avanti Cristo. Le celebri “tavolette di Ebla” che sono state rinvenute negli anni ‘70 presso il Palazzo Reale G dell'acropoli di Elba in Siria datano Sogmatar tra il 2.500 a 2.250 a.C. e contengono il primo riferimento alla città antica: vale a dire la valutazione del patrimonio di un sovrano di Harran a Sogmatar che sposò una principessa eblaita di nome Zugalum, che a sua volta divenne la "Regina di Harran "[18].

Harran rimase un avamposto mercantile ambito, grazie alla sua posizione strategica anche nel 1.900 a.C. secondo Ammiano Marcellino, storico romano del IV° secolo d.C., che descrive così la sua posizione strategica: "Da lì [Harran] due diverse strade reali portano alla Persia: quella a sinistra attraverso Adiabene sopra al corso del Tigri; quella a destra attraverso l'Assiria e attraverso l'Eufrate "[23].

Non solo Harran aveva facile accesso ad entrambi le strade assire e babilonesi, ma anche alle strade a nord dell'Eufrate che fornivano un facile accesso verso la Malatiyah e l’Asia Minore. Harran è rimasto un importante città per un lungo periodo di tempo, compreso tutto il periodo assiro, ittita, medio e neo-assiro, neo-babilonese, persiano, seleucide, romano, islamico, mandaico e il periodo dei crociati. Dire che resistente a lungo nella storia sarebbe un eufemismo, ma alla fine fu distrutta dall'invasione mongola [18].

Ad Harran, si fa riferimento tuttora al tempio di Sin, tuttavia la sua posizione esatta è difficile da individuare (Fig. 5). Diversi re assiri descrivono la sua ricostruzione e gli attuali scavi suggeriscono che si trovi nell’ambito di un grande edificio costituito con mattoni crudi posto vicino alle attuali rovine dell’università islamica e sarebbe datato alla fine del terzo millennio a.C. Questa è una possibile posizione del tempio leggendario, che sarebbe stato creato al tempo di Hammurabi (1.728-1.686 a.C.), il sesto re amorreo di Babilonia. Comunque, l'ultimo re di Babilonia, Nabonedo (556-539 a.C.) avrebbe ricostruito il tempio di Sin e sua madre lo avrebbe presieduto come sacerdotessa del tempio. I Cilindri di Nabonedo (quattro in totale), scritti in caratteri cuneiformi, riferiscono che il re riparò tre templi in Mesopotamia, tra cui il santuario della divinità lunare Sin (chiamato anche Ehulhul) ad Harran con la passione, la dedizione e lo zelo religioso di uno che ha capito l'importanza del dio Sin [18].

 




Figura. 5 - Una possibile ubicazione del tempio del dio Sin ad Haran.




Figura. 6 - Le rovine di Harran distrutte dall’invasione mongola.

 

Il Dio Sin

Il dio Sin era un dio sumero denominato 'Padre degli Dei' e 'Signore della Sapienza'. Sin era anche conosciuto come Nanna, dio lunare mesopotamico, ossia la divinità sumerica figlio degli dei Enlil e Ninlil. Il semitico dio lunare Su'en/Sin era una divinità a sé stante, ma fu fusa con Nanna dall'Impero Accadico (circa 2.334 a.C. - circa 2.154 a.C.) in poi [18 24,25,26,27]. Non a caso, il significato originale di Nanna è andato perduto. Tuttavia, ciò che sappiamo è che i luoghi principali di culto del dio lunare erano ad Ur nel sud della Mesopotamia ed ad Harran nel nord della stessa [18, 24,25,26,27].

Immagini risalenti intorno al 2.500 a.C. raffigurano il dio Sin da vecchio, spesso a cavallo di un toro alato. Il padre, Enil, era conosciuto come il Toro del Cielo e, quindi, il toro è diventato uno dei simboli di Sin. Molte immagini raffigurano Sin con una barba fluente di lapislazzuli (una pietra blu profondo, venerata nell'antichità e che sembra essere stato scambiata erroneamente nel Vecchio Testamento con lo zaffiro). Ma questi non sono stati gli unici simboli di Sin: egli è anche associato alla luna crescente e il treppiede, ovviamente, come figura pagana. Il santuario principale di Sin era la “Casa della Grande Luce” a Ur e fu qui che il potente titolo di sacerdote/ssa di En sembra essersi sviluppato, conferito sia ad un uomo oppure ad una donna, un ruolo che comportava un notevole potere politico [18,24,25, 26,27].

Il re Nabonedo si coinvolse personalmente nel restauro del tempio di Sin ad Harran, ma la sua devozione ebbe un prezzo. Il restauro fu infatti una decisione controversa che scioccò le autorità religiose, infatti per un re babilonese era previsto venerare il dio supremo Marduk e non Sin [16, 24, 25, 26, 27].



La tesi

Al Mas'udi, [897-952 d.C.] fu un antico storico arabo e geografo (n.d.r. inventore della Enciclopedia come noi la conosciamo oggi) è stato uno dei primi a combinare la storia e la geografia scientifica in un lavoro su larga scala dal titolo "I prati d'oro e le miniere di gemme". Egli ha scritto molto su Sogmatar nella capitolo: "Edifici sacri e monumenti dei Sabei ad Harran" (n.d.r. Gli attuali Yazidi di Siria, perseguitati dallo Stato Islamico, sono gli eredi storici dei Sabei). Al di là del mito, è interessante leggere questo suo testo: "Ai confini estremi della terra si trova un antico tempio, che è di forma rotondeggiante ed ha sette porte su ogni lato e un’alta cupola che ha anch’essa sette lati ed è famosa in tutto il paese per la sua straordinaria altezza e la ammirevole architettura. In cima alla cupola vi è una sorta pietra preziosa o di cristallo grande come la testa di un toro che squarcia le tenebre ad una grande distanza ... Molti grandi re del passato hanno cercato di entrare in possesso di questa pietra, ma senza successo: tutti coloro che hanno cercato di fare questo, sono caduti senza vita ad una distanza di 10 piedi da essa ... anche se si usano lance, frecce o altri espedienti simili, questi allo stesso modo si fermano e scendono a mezz'aria a 10 piedi di distanza... In questo periodo storico non vi è alcun modo per un uomo di entrare in possesso di questa pietra. Coloro che in modo audace o stupido hanno pensato che potevano demolire il tempio sono stati colpiti da morte istantanea. Alcuni saggi (n.d.r. del luogo) spiegano questo fenomeno come essere provocato da certe pietre magnetiche poste a distanza regolare tutto intorno al tempio "[20,21].

Quindi in questo testo l'autore parla della presenza di fenomeni fisici locali prima dell'invasione mongola che, come distrusse Harran, distrusse anche i templi e il villaggio di Sogmatar. Dopo questa descrizione eravamo curiosi di analizzare questa antica città per confermare questa assunzione di fenomeni magnetici in grado di influenzare l'attività cerebrale o impressionare fortemente la gente di quell'epoca.

Poiché la maggior parte dei templi sono totalmente distrutti, si è deciso di esplorare l'unico tempio che ha conservato l'aspetto originario e non è stato bruciato e distrutto come gli altri.

 

Materiali e metodi

L'attrezzatura utilizzata dal nostro gruppo per la registrazione del suono e il rumore era costituito da un registratore digitale di fascia alta esteso nel campo degli ultrasuoni come degli infrasuoni, con una frequenza massima di campionamento di 192KHz (Tascam DR-680). Il livello del volume di registrazione per una apparecchiatura come questa è una questione molto delicata. In luoghi tranquilli, viene utilizzato il massimo guadagno per la registrazione; in ambienti più rumorosi il guadagno del volume è determinato con lo standard 0,775V / 0 dB AES / EBU. I microfoni che sono stati utilizzati hanno un ampio range dinamico e una risposta piatta alle diverse frequenze (Sennheiser MKH 3020, risposta in frequenza di 10Hz – 50.000Hz). Questi sono stati connessi mediante cavi schermati (Mogami Gold Edition XLR) e connettori placcati oro [2,3,4,5, 6,8,9,10,11,12].

 

 


Figura. 7 - La risposta estremamente piatta di Sennheiser MKH 3020 microfoni con una maggiore sensibilità sia nelle basse frequenze e infrasuoni che nel campo ultrasuoni.

 


Per analizzare le varie tracce registrate sono stati utilizzati il programma Praat versione 4.2.1, open-source ideato all'Università di Toronto, e Audacity , programma open-source nella versione 2.0.2, entrambi nella versione per Windows.

Prima di iniziare le registrazioni abbiamo utilizzato un analizzatore di spettro, Spectran NF-3010 dalla fabbrica tedesca Aaronia AG, che è stato adoperato per verificare i fenomeni elettromagnetici presenti nel sito che potrebbero essere stati presenti nell'ambiente circostante determinando una potenziale inaffidabilità dei risultati.

Per rendere visibile la forma del campo magnetico eventualmente presente è stata utilizzata la fotografia UV e un programma vettoriale per PC (PIV - Particle Image Velocimetry). Questo sistema consisteva di una fotocamera digitale Canon EOS 1100D modificata [13], con il filtro anti-aliasing rimosso. La fotocamera utilizzata è stata modificata in fabbrica dalla Canon Italia (vedi nota in fondo all’articolo). Nella banda ultravioletta (UV) l'assorbimento di lenti di ottica normali (non con fluoruro di calcio e lenti a quarzo per uso forense) è molto forte, di solito un ottica normale non è in grado di consentire il passaggio della luce sotto i 320-350nm, ma è sufficiente per analizzare la banda UVA (400-315nm) dove è possibile percepire il movimento ed il comportamento delle polveri in sospensione nell’aria e il flusso delle molecole di vapore acqueo che si orientano come un dipolo nel campo magnetico [14].

Il software Particle Image Velocimetry (PIV) della danese Dantec Dynamics è stato il software utilizzato per analizzare questo movimento nel video in banda UV e nelle fotografie scattate dalla fotocamera. Il software PIV è usato nell'industria come tecnica di misurazione intuitiva per misurare in una varietà di flussi due o tre componenti con diversa velocità. L'applicazione del software PIV nella ricerca e nell'industria è molto diffusa, grazie alla sua semplicità d'uso e la raccolta di dati accurati. Facile e intuitivo il software PIV è utilizzato nella ricerca in modo interdisciplinare, vi va dall'ottica classica e i processi di imaging all’uso del laser applicato all’elettronica digitale dedicata. Il principio di funzionamento PIV è molto semplice: due scatti consecutivi (frames) illuminano una porzione o un’area di un campo di moto con particelle in sospensione nel flusso. La luce trasmessa dalle particelle è registrata in due immagini consecutive su una o più telecamere digitali. Le immagini sono suddivise in aree più piccole per calcolare lo spostamento della particella media tra due corrispondenti sotto zone. Lo spostamento della particella è calcolato utilizzando cross-correlazione o tecniche dei minimi quadrati corrispondenti. Poiché il tempo tra gli scatti è noto, la velocità delle particelle può essere determinata con sicurezza. Considerando l'ingrandimento della configurazione ottica, il campo di velocità assoluta può essere derivata. Le velocità calcolate da una coppia di immagini rappresentano un'istantanea del flusso visto dalle telecamere. I risultati ottenuti con il software PIV visivamente sono una rappresentazione accurata del flusso che si presenta al ricercatore e agli spettatori in una maniera facile da capire perché visuale. La presentazione visuale è coadiuvata da un software avanzato di post-processing. La Dantec Dynamics è inoltre il fornitore leader di sistemi di misurazione laser e sensori ottici per la caratterizzazione del flusso di fluidi e la valutazione dei materiali.

 

(Nota. Ogni nuova telecamera può essere modificato in questo modo, però le fotocamere digitali Nikon, Sony e Olympus possono essere modificate solo da un tecnico privato, invalidando automaticamente la garanzia della società e perdendo le caratteristiche per uso scientifico).

 

 

Risultati

Abbiamo scoperto una interessante risonanza nella nicchia posta al centro della camera principale (vedi Fig. 8) utilizzando un canto armonico con voce maschile.

 



Figura. 8 - La nicchia situata nel centro della sala principale dove abbiamo trovato una risonanza interessante.

 


Nella nicchia è stata trovata in particolare una frequenza di risonanza di circa 93Hz (vedi Fig. 8 e 9). Quando chi canta si ritrova esattamente nel nodo della frequenza, questo suono si espande in tutte le direzioni dell’edificio e può potenzialmente causare una forte sensazione emozionale sulle persone presenti nella sala principale. Per ottenere il migliore effetto e per evitare la schermatura del suono da un altro corpo, il cantante deve rimanere da solo nella nicchia. Poiché la nicchia è intagliata nella roccia senza la possibilità di modificare una conformazione erronea, sembrerebbe che questo effetto sia stato cercato dai costruttori del tempio.

La frequenza di risonanza misurata è paragonabile agli altri risultati ottenuti dal nostro gruppo di ricerca [2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12] o altri ricercatori [19] in Europa, in particolare nella gamma di frequenze comprese tra gli 80 e 140Hz che sono in grado di modificare l'attività cerebrale [1,7].

 

Figura. 9 - Aspetti di risonanza in due diversi momenti del canto: la frequenza di risonanza della nicchia rimane sempre a 93Hz.




Rimanendo in silenzio è molto facile registrare una potente frequenza naturale proveniente dal sottosuolo (Fig. 10) di circa 14Hz reperibile anche al di fuori di questo ipogeo. È importante ricordare che questa frequenza è presente in altri siti sacri in Europa e che ha una potente influenza sulle onde cerebrali creando un effetto rilassante [10,12]. Sarebbe molto interessante in futuro esaminare questo effetto utilizzando dispositivi più sofisticati su volontari presenti in questo sito come già sperimentato dal nostro gruppo di ricerca in altri luoghi sacri, ad esempio in Italia o in Slovenia [10].

 

 


Figura. 10 - Il forte picco a 14Hz con -39dB di volume nel silenzio dell’ipogeo.

 


Figura. 11 –
Grafico posto sopra: è visibile un aspetto simile del picco di infrasuoni registrato al di fuori e lontano dal tempio esaminato. Foto posta sotto: immagine di una delle posizioni di registrazione a Sogmatar corrispondente al grafico, ossia davanti ad una tomba scavata nella collina sacra.

 

 

La vibrazione naturale è più potente all'interno del tempio che all'aria aperta. Questo è normale, perché il tempio si comporta come una cassa di risonanza per le persone presenti in questo ipogeo senza l'interferenza del movimento dell’aria esterna. Infatti all’interno del tempio scende un totale silenzio quando le persone all'interno non si muovono. Ma se un celebrante esegue un rito collocato nel corretto nodo di risonanza, la sua voce è in grado di colpire fortemente le persone se sono presenti nel tempio.

Per testare il movimento delle molecole d'aria nel tempio, abbiamo scattato un gran numero di foto e ripreso dei video della camera principale e nella secondaria sono state scattate con la fotocamera a UV (n.d.r. descritta nel capitolo Materiali e metodi). Poiché ci trovavamo all'interno di una stanza chiusa con poca luce naturale, non è stato necessario usare filtri per bloccare i raggi infrarossi che potevano influenzare l’esito delle immagini.

 

 


Figura. 12 – Le immagini degli dei scolpiti in bassorilievo sulle pareti, rovinati durante l'invasione mongola.

 

Dopo aver eseguito l'analisi delle immagini nella banda dell’ultravioletto mediante il software Particle Image Velocimetry (PIV), si è osservato un potente campo magnetico a forma di spirale sulla parete posta sulla parete posta alla destra della nicchia centrale (n.d.r. e dell’entrata).

 


Figura. 13 – Un
o scatto fotografico della parete a destra dell’entrata ripresa dalla fotocamera UV.

 


Figura. 14 - La stessa immagine come in figura 1
3 dopo l'analisi PIV: le molecole di vapore acqueo sembrano muoversi in un campo magnetico disposto a spirale che si muove più velocemente alla periferia rispetto al centro dove sparisce ogni movimento.

 

La parete di destra (rispetto all’entrata del tempio) appare essere totalmente immersa in un campo magnetico molto potente con una forma a spirale rotante. Nel centro di questa spirale c'è una totale tranquillità di movimento come nell’occhio di un ciclone. Non sembra esserci per ora alcuna spiegazione per un campo magnetico di questa forma e comportamento.



Conclusioni
È importante comprendere esattamentequale sia il rapporto tra i luoghi antichi e le persone che li hanno costruiti. In questo sensol’archeoacusticanon dovrebbe pertanto prendere in considerazione solo l’analisi delle proprietà acustiche del sito, ma anche tutti i fenomeni fisici associati, quindi non percepiti dall’organo dell’udito, ma che potrebbero potenzialmente spingere una popolazione a considerare come sacro un particolare sito. L'analisi del tempio nel sito di Sogmatar fornisce la dimostrazione che gli infrasuoni e i campi magnetici avvertiti dagli antichi costruttori dello stesso sono decisamente importanti (n.d.r. nel modificare lo stato di coscienza dei presenti) e forse sono stati percepiti come un dono dei loro dei. E forse questo è uno dei motivi per cui proprio gli dei sono stati scolpiti sulle pareti. Andando oltre il mito, i fenomeni descritti da Al Mas'udi, l'antico storico arabo e geografo nel suo testo, potrebbero essere causati da fenomeni fisici locali, come sembra confermare questa ricerca preliminare. Se ciò è vero, come hanno fatto gli antichi ariconoscere questi fenomeni, senza le nostre sofisticate attrezzature?

Si consideri che se ci si pone all'interno di un campo magnetico è possibile percepire questo mediante un'osservazione empirica nello stesso modo di come è possibile cogliere lo stato alterato di coscienza raggiunto durante le preghiere o i riti causato dai potenti infrasuoni scoperti in questa ricerca.

Inoltre l'effetto di risonanza ritrovato a 93Hz (ideale per una voce maschile) pimplicitamente dimostrare il livello di conoscenza dei costruttori della connessione tra attività cerebrale e vibrazioni, come si è già visto in precedenza negli ipogei a Malta o in Italia [4,6,9].

Questi risultati devono comunque essere considerati preliminari. Estendendo questa ricerca alle rovine degli altri sei templi si potrebbe fornire ulteriori indicazioni in questo senso.

 

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[21] El Mas’udi, “El-Mas’udi’s Historical Encyclopedia”, translated by Aloys Sprenger, London, 1841.

[22] Ministry of Culture and Tourism: “The Ruins of Sogmatar”, Cultural Details of Şanliurfa, Republic of Turkey, http://www.kultur.gov.tr/EN,33671/sanliurfas-archaeologicl-and-historical-tourism.html

[23] S. K. Ross: “Roman Edessa, Politics and Culture on the Eastern Fringes of the Roman”, Routledge, 1999.

[24] G. Pettinato: “Angeli e demoni a Babilonia. Magia e mito nelle antiche civiltà mesopotamiche”. Mondadori, Milano 2001.

[25] G. Pettinato: “I miti degli inferi assiro-babilonesi”. Paideia, 2003.

[26] G. Pettinato :”Mitologia assiro-babilonese”. Utet, Torino 2005.

[27] G. Pettinato: “Mitologia sumerica”. Utet, Torino 2001.

 

 

 


 

 

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