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Archeoacustica all’ipogeo di Hal Salfieni a Malta

di Paolo Debertolis


Articolo pubblicato sul n.73
, Novembre 2014 (Anno VII°), pagine 64-70, della rivista Fenix (Xpublishing S.r.l. Editore)

 

Introduzione

L’archeoacoustica è una nuova disciplina complementare all'archeologia che può spiegare la motivazione per la quale un particolare sito fu considerato sacro nell’antichità o il perché una struttura antica fu costruita o scavata nella pietra. Partiamo dal concetto che i tempi antichi non trascorrevano nel silenzio o erano privi di rumori. La musica e le vibrazioni prodotte dagli strumenti musicali rimasero per lungo tempo la più alta espressione di cultura nella civiltà umana. Attraverso la ricerca archeoacustica è stato possibile dimostrare che nel periodo neolitico ed anche nei momenti successivi la conoscenza dei fenomeni acustici era ben nota e sapientemente utilizzata nei rituali di quei periodi. Dopo una ricerca durata tre anni in questo campo in Europa il mio gruppo di ricerca (SB Research Group) ha dimostrato che le popolazioni antiche erano in grado di influenzare le capacità percettive della mente umana utilizzando il suono ottenendo diversi stati di coscienza senza l'uso di farmaci o di altre sostanze chimiche psicotrope. Inoltre, gli antichi erano anche in grado di rilevare i fenomeni naturali presenti nell’ambiente in grado di creare direttamente sull’organismo umano uno stato di coscienza alterata [2,3,4,5,6,7,8].

Anche altri ricercatori hanno trovato risultati simili ai nostri nei loro studi, ma senza un protocollo comune tra tutti loro, e quindi non è mai stato possibile confrontare esattamente le caratteristiche dei diversi siti con aspetti simili [9,10,11,13,14,15].

Proprio in base a questa ultima osservazione, il gruppo di ricerca SBRG ha sviluppato un nuovo standard che ora può essere applicato all'analisi di tutti gli antichi siti in Europa e nel resto del mondo. Lo abbiamo chiamato “SB Research Group Standard per l’Archeoacustica”, o meglio con  un acronimo: SBSA. Questo protocollo è stato anche applicato anche nell’Ipogeo di Hal Saflieni a Malta.

 

La ricerca nell’archeoacustica

Ci sono due principali campi di indagine in archeoacustica: il primo riguarda lo studio del fenomeno della risonanza o del riverbero presente in antiche strutture costruite per uno scopo particolare, ad esempio per rituali, musica o per diffondere meglio la voce. La seconda riguarda la ricerca di fenomeni naturali presenti negli antichi siti archeologici che hanno un effetto diretto sulla fisiologia del corpo umano e sul cervello in particolare.


Nel primo campo di ricerca, ossia nello studio del fenomeno di risonanza nelle antiche strutture, è necessario analizzare all’inizio i siti utilizzando generatori elettronici di toni sonori. Dopo aver identificato la giusta frequenza di accordo della struttura, sono prese in considerazione le altre caratteristiche, quali la posizione dei “nodi acustici”, ossia la posizione ottimale per ottenere il migliore effetto di risonanza o la migliore risposta sonora utilizzando uno strumento musicale o la voce. Questo non è un grande problema perché un generatore di suoni elettronici è uno strumento facile da usare in quanto vi sono molti programmi per computer che possono generare toni sonori nell'intervallo richiesto. Il metodo utilizzato dal SBRG comprende un computer portatile accoppiato a degli altoparlanti attivi, operanti a batteria o connessi alla rete elettrica, se disponibile. Il saggio per le proprietà acustiche della struttura rispetto gli strumenti musicali viene effettuata utilizzando strumenti musicali antichi come ad esempio strumenti a percussione (ad es. un tamburo sciamanico) o a fiato (ad es. corna di animali). La voce umana viene invece testata utilizzando il canto armonico che ha la caratteristica di mantenere la stessa nota a lungo nel tempo. Il gruppo di ricerca SBRG utilizza sia cantanti maschili che femminili per questo scopo.


Nel secondo campo di ricerca in archeoacustica, ossia la ricerca di fenomeni naturali particolari che rendano sacri quei luoghi dove sorge un antico tempio, l'analisi deve essere più articolata e complessa. Molti siti antichi sono stati considerati "sacri" da migliaia di anni, con tutta una serie di strutture sovrapposte e costruite nello stesso luogo nel corso della storia. Quindi l'analisi non deve essere limitata alla struttura attuale, ma anche ai suoi dintorni. I "luoghi sacri" sono quei luoghi geografici che un particolare gruppo sociale ritiene degno di rispetto e venerazione; tipicamente luoghi di culto e/o utilizzati per scopi spirituali o religiosi. Come tali, potevano anche essere profanati o contaminati da qualcuno, quindi possiedono tuttora in un modo o nell'altro qualche genere di protezione. Gli antichi Greci usavano il termine topos per indicare le caratteristiche fisiche osservabili di un determinato luogo, e la parola chora per riferirsi a quelle qualità di un particolare sito che avrebbero potuto sollecitare la spiritualità evocando una presenza mistica di qualche genere [10]. Il gruppo SBRG ha  saggiato diversi metodi di analisi per verificare i nostri risultati finali e dopo tre anni di ricerca in archeoacustica condotta nel Sud dell'Inghilterra, Italia, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Macedonia e Malta abbiamo prodotto un sofisticato e affidabile standard che può essere utilizzato da qualsiasi ricercatore in archeologia che vuole analizzare un luogo sacro da questo punto di vista [5].

 

 

 Fig. 1  - Lo studio degli effetti di risonanza utilizzando il protocollo SBRG all'interno delle rovine della torre di sud-ovest del palazzo imperiale Felix Romuliana (III sec d.C) a Gamzigrad, Serbia

 

L’ipogeo di Hal Saflieni

E ' generalmente accettato che la prima volta che l'uomo cominciò a popolare l’arcipelago di Malta questo accadde intorno al 5.200 a.C. Grazie agli scavi archeologici compiuti nell’arco di due secoli e poi grazie all'uso della datazione al carbonio 14 si è potuto determinare che la costruzione di un certo numero di templi megalitici è da porre intorno al 3.600 a.C. [23].  In particolare l’ipogeo di Hal Saflieni è un patrimonio dell’UNESCO ed è un complesso sotterraneo scavato profondamente nella roccia calcarea. È un sito scoperto per caso nel 1902 durante i lavori di modifica di una cantina di una delle case poste al di sopra di esso. Infatti tale ipogeo si trova al di sotto dell’abitato di Paola. Questo rimase indisturbato fino ad oggi dal momento del suo brusco abbandono da parte della civiltà che lo aveva costruito per motivi misteriosi, ossia intorno al 2.500 a.C.

La prima descrizione delle sue proprietà acustiche risale al 1920. In quell’epoca William Arthur Griffiths scrisse per il National Geographic Magazine che "Solo pochi mesi fa si è notato in questo luogo (la Stanza dell’Oracolo dell’ipogeo di Hal Saflieni) che ogni parola è amplificata di cento volte, tale da renderla udibile in tutta la struttura sotterranea. Una curvatura è stata appositamente ricavata nella parte posteriore della grotta nelle vicinanze di questo foro e funge da cassa di risonanza, mostrando che i progettisti avevano una buona conoscenza pratica dei movimenti delle onde sonore. Si può immaginare che impressione aveva sul creduloni quando l'oracolo parlava e le sue parole arrivavano tuonando attraverso questi luoghi oscuri e misteriosi con un’imponenza terrificante" (22).

Il complesso è costituito da un sistema di camere e passaggi che si sviluppano su tre distinti livelli sotterranei fino a raggiungere una profondità massima di circa 11 metri e con una superficie di circa 500 metri quadrati. Sin dal primo sguardo questo immenso lavoro sembra essere il risultato di una civiltà ben organizzata e avanzata. L'ipogeo è noto per risalire almeno al 4000 a.C., se non ad ancora prima. Questo in accordo con Pace [22] secondo il quale alcune terrecotte contemporanee (fase ceramica Zebbug) sono state scoperte in loco. Secondo questi parametri temporali, per gli archeologi la roccia sembrerebbe essere stata scavata utilizzando solo strumenti semplici d’osso o di pietra dura. Secondo la datazione al carbonio 14 l'Ipogeo di Hal Saflieni è stato utilizzato in un arco di molti secoli durante i quali il monumento ha registrato un gran numero di modifiche [22]. Consideriamo infatti che prima del suo abbandono l’ipogeo fu utilizzato per più di 1.500 anni.
L' architettura di questo ipogeo presenta come dominante l’aspetto curvilineo delle varie celle e dispone di numerose absidi. Inoltre è pieno di scelte deliberate nello scavo delle camere che hanno permesso le soluzioni più spontanee e razionali. È pieno di archi, volte e cupole [30]. La pseudo-facciata nella zona conosciuta come il Sancta Sanctorum suggerisce anche il suo uso come tempio.

 

Fig. 2 - La Stanza Centrale del ipogeo, o Sancta Santorum (foto OTSF)

 

 Fig. 3 - La mappa dell’Ipogeo maltese di Hal Saflieni . Nella parte inferiore della mappa è presente la Stanza dell’Oracolo, dove è stato eseguito l'esperimento di archeoacustica

 

L'ipogeo maltese ha svolto due ruoli, il primo come un santuario dedicato al culto, forse della Dea Madre, il secondo come luogo di sepoltura, come testimoniano i resti di migliaia di scheletri con i loro ornamenti e le loro ceramiche, ma solo nella fase finale del suo utilizzo.

È stato ipotizzato da Evans [21] che i fori interconnessi nel pavimento di fronte all'ingresso della zona conosciuta come il "Sancta Santorum" avrebbero potuto essere stati utilizzati per raccogliere la libagione di animali destinati al sacrificio, o per offerte in solido, possedendo anche un movimento di corde attraverso i fori.

Questa caratteristica si trova anche nel terreno posto davanti all'ingresso dei templi maltesi di superficie. Alcuni dei fori nelle pareti delle camere ipogee è ipotizzabile che siano riconducibili alla pratica dell’oracolo, come è successo a Delfi molti secoli dopo. È  plausibile che un sacerdote approfittasse del fenomeno di eco e risonanza, rispondendo anonimamente a tutte le domande che gli erano poste. L'esempio più interessante attribuito a questa pratica affascinante si trova all'interno della "Stanza dell’Oracolo" vera e propria. Parlando da una nicchia scavata all'interno di questa stanza, la voce è notevolmente ampliata e approfondita. Evans aveva già notato l'acustica di quella nicchia, ricordando che "senza dubbio un profondo eco può essere sollecitato parlando attraverso esso" (16). C'è anche una seconda nicchia che sembra avere uguale importanza per quanto riguarda questo effetto. Questa stanza sembra essere il centro per la generazione di echi straordinari che continuano in altre parti del Ipogeo con un effetto di rimbalzo. Alla giusta frequenza, c'è l'amplificazione non solo del suono, ma anche della sua durata. Durante i nostri esperimenti, si è osservato che alcuni suoni nell’ipogeo risuonavano per ben 7 o 8 secondi dopo che il suono originale si era fermato. Ciò grazie proprio al fenomeno di risonanza presente in esso.
La parola risonanza deriva dal latino e significa "suonare di nuovo". La risonanza è anche la causa comune di produzione del suono degli strumenti musicali. In questo esempio, gli strumenti musicali sono messi in moto vibrazionale alla loro frequenza naturale quando una persona vi batte sopra, pizzica, o fa vibrare o in qualche modo l'oggetto.

In fisica la risonanza è la tendenza di un sistema ad oscillare ad una maggiore ampiezza ad alcune frequenze più che in altre. Queste oscillazioni sono note come frequenze di risonanza del sistema. A queste particolari frequenze, anche piccole forze motrici periodiche possono produrre ampie oscillazioni di ampiezza perché il sistema memorizza l’energia vibrazionale.
La Stanza dell’Oracolo di Hal Saflieni risponde con la massima efficacia sonora a frequenze all'interno di un intervallo che può essere compatibile con le frequenze emesse dalla voce maschile di un basso o di un baritono.

Abbiamo inoltre osservato che il soffitto della Stanza dell’Oracolo, in particolare vicino al suo ingresso verso la zona esterna, sembra essere stato scolpito come una guida per l’onda sonora. Poiché i suoni che risuonano più intensamente al suo interno hanno una frequenza bassa, di conseguenza hanno anche una forma d’onda molto più lunga, si può così affermare  che la stanza è stata scolpita dai suo costruttori per adeguare le dimensioni della stessa alla forma d’onda e facilitarne il trasporto più lontano [16].


Fig . 4 - La Stanza dell’Oracolo vista dal fondo guardando verso l'entrata prima dell'inserimento della pedana per i visitatori . E ' possibile vedere le due nicchie citate poco sopra e le pitture preistoriche (Foto:Heritage Malta)

 

Un altro aspetto importante dell’ Ipogeo è la presenza di pitture preistoriche di ocra rossa. Queste consistono essenzialmente in intricate spirali, alcuni cerchi ed altri motivi geometrici, che secondo gli archeologi aveva certamente un significato simbolico. Potevano essere stati legati a rituali funerari, di culto o entrambi. Ma per Paul Devereux, pioniere dell’archeoacustica, l’ipotesi più probabile è che le crescenti dimensioni delle spirali e soprattutto dei cerchi potrebbero segnalare invece le qualità acustiche delle nicchie e dove porsi per ottenere meglio l’effetto di risonanza [16]. Non dimentichiamo che alcuni tipi di suoni sembrano avere una grande influenza sul comportamento degli individui. Ad esempio, i mantra indù usati nella meditazione si sa che hanno un'influenza diretta sull'attività cerebrale umana e ciò è stato dimostrato da numerose pubblicazioni scientifiche.

Ma che tipo di suoni erano utilizzati in quella struttura per sfruttarne al meglio le sue caratteristiche acustiche? Noi abbiamo cercato di rispondere a questo quesito. In particolare la  presidentessa della fondazione Old Temple Study Foundation (OTSF), Linda Einex, ha voluto qui riunire nel febbraio 2014 un gruppo multidisciplinare di ricercatori nel campo dell’archeoacustica con lo scopo di esplorare tutti i fenomeni sonori (voce umana o strumenti musicali) generati proprio nella Sala dell’Oracolo utilizzando i cosiddetti “nodi di risonanza” come indicato dai ricercatori che avevano precedentemente studiato il fenomeno [16, 21, 28].

 

L’esperimento di archeoacustica

Questo articolo rappresenta una sintesi dell’esperimento scientifico di archeoacustica eseguito nell’ipogeo di Hal Saflieni e da noi già pubblicato sulla letteratura internazionale, in una forma ben più ricca di note tecniche che però al lettore non specialista potrebbero risultare incomprensibili.

Si può però ricordare qui che l'esperimento di archeoacustica è stato eseguito il giorno 21 febbraio 2014 e portato avanti per diverse ore nella Stanza dell’Oracolo posto nel livello principale del ipogeo, sotto l’occhio vigile delle istituzioni maltesi. I ricercatori in questa occasione si sono posizionati vicino alla prima nicchia a sinistra all'ingresso della Stanza dell’Oracolo. Questa è la posizione ottimale per ottenere il migliore effetto di risonanza, come suggerito anche dalle pitture preistoriche, che ha consentito alle varie frequenze esaminate di espandersi in ogni camera dell’ipogeo. La ricerca è stata condotta al buio o con luce molto bassa, come richiesto dalle istituzioni maltesi, fattore necessario per la conservazione delle pitture dell’antico sito.

Per le registrazioni abbiamo utilizzato alcune delle apparecchiature di registrazione e i microfoni d’alto livello già utilizzati in precedenti missioni in Europa dal SBRG. Tutte le registrazioni sono state effettuate secondo il protocollo SBSA [5].

In particolare la strumentazione consisteva di due registratori di fascia alta con una dinamica estesa nel campo degli ultrasuoni, con una frequenza di campionamento massima di 192 KHz (Tascam DR-680) e con frequenza di campionamento di 96 KHz (Tascam DR-100). L'attrezzatura microfonica disponeva di una vasta gamma dinamica e una risposta piatta alle diverse frequenze (Sennheiser MKH 3020, risposta in frequenza di 10Hz - 50.000Hz) con cavi schermati (Mogami Gold Edition XLR) e connettori placcati in oro. Uno dei registratori digitali (Tascam DR-100) è stato posizionato su un treppiede fuori della Stanza dell’Oracolo per registrare la diffusione del suono all'esterno della camera, l’altro è stato posto all’interno della camera.

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Fig . 5 - I microfoni posti all’interno della Stanza dell’Oracolo sono stati collocati nel centro della sala su due cavalletti fissati entro il limite della ringhiera, quindi il registratore principale e i computer (Foto OTSF)



Prima di tutto abbiamo registrato il rumore di fondo proveniente dal quartiere posto sopra l'ipogeo . Bisogna sottolineare che l'ipogeo è posto al di sotto di alcune case della città maltese di Paola. Ma nessun suono spurio interessante o peculiare è stato rilevato.

 

Fig . 6 - Il rumore di base presente nell’Ipogeo di Hal Saflieni: solo un po' di vibrazioni proveniente dal quartiere, ma ad un volume molto basso e non in grado di inficiare le registrazioni


Nel tentativo di replicare delle condizioni simili a quelle presenti nei tempi antichi, è stata utilizzata inizialmente una voce maschile, come per il canto o la preghiera, che comprendeva la vocalizzazione alla frequenza di risonanza già scoperta da altri ricercatori di 110Hz. Questa frequenza corrisponde in una scala musicale moderna all’interno della gamma di una voce baritonale. È stata saggiata anche una voce femminile ma senza successo.
Poi abbiamo utilizzato alcuni strumenti musicali tradizionali che avrebbero dovuto essere stati presenti durante il periodo di tempo che l'ipogeo era in uso. Grazie alla conoscenza della musicologa maltese, Anna Borg Cardona, sono stati saggiati in questo esperimento diversi strumenti antichi tradizionali maltesi:


• La grande conchiglia del Mediterraneo, Charonia Lampas, nota anche come Bronja, con apice scheggiato per soffiarci dentro. Misura: 280 millimetri di lunghezza x 150 millimetri di larghezza, all'apice il diametro è di 25 mm. Diversi frammenti di conchiglie Charonia sono stati ritrovati durante gli scavi nei templi sulle isole.
• Un corno di toro con aggiunto un boccaglio di canna, noto come Qarn o Qrajna. L’estremità appuntita è segata e vi è inserito il boccaglio di canna. Varie corna di animali sono stati ritrovate in siti preistorici maltesi all'interno di altari sacrificali e sembrano essere stati dotati di un certo speciale significato.
• Il tamburo a frizione, noto come Rabbaba o Zafżafa. Questo è uno strumento popolare tradizionale maltese. Si compone di una pentola di argilla di 210 millimetri di diametro all’imboccatura mentre possiede un diametro di 150 millimetri alla base. Posta sulla sua estremità aperta vi è una pelle di capra, con il lato con la pelliccia sopra. Nel centro della pelle vi è conficcata un'asta alta circa 600 millimetri. Le vibrazioni dello strumento sono prodotte dallo sfregamento dell'asta con una spugna umida.

 

Fig. 7 - In alto : la conchiglia marina Charonia Lampas, noto come Bronja . Sotto: il corno di toro con aggiunto un boccaglio di canna, noto come Qarn o Qrajna (Foto: Anna Borg Cardona)

 

Fig. 8 - Il tradizionale tamburo a frizione, strumento popolare maltese, noto come Rabbaba o Zaffa (Foto: Anna Borg Cardona)

 

L'ultimo strumento musicale utilizzato è stato uno strumento a percussione, noto anche come  tamburo irlandese o tamburo sciamanico, ancora comunemente usato oggi nella musica celtica eseguita nel Nord Europa. Questo antico tamburo si trova in quasi tutte le culture del mondo ed è costruito ancora  oggi. I materiali di costruzione erano tutti disponibili nel periodo neolitico corrispondentemente alla costruzione dell'ipogeo. È un tamburo ad un’unica testa, costruito su un cerchio in legno massello sul quale è tesa un pelle animale, tipicamente di capra o cervo, ma anche di animali differenti, a seconda della zona e della cultura. Il suono di questo strumento è profondo, ma se la pelle è umida per un eccessiva umidità d’ambiente, il tono cambia e vibra di meno. Pertanto la pelle deve essere perfettamente asciutta per produrre il suono corretto. Sicché il suono può cambiare molto rapidamente in un particolare ambiente. Se questo è troppo umido, la pelle deve essere riscaldata passandola sul fuoco per ottenere un suono più puro. Per la nostra ricerca abbiamo utilizzato un tamburo sciamanico con un diametro di 40 cm con pelle di capra.

 


Fig . 9 - Il tamburo irlandese utilizzato durante l'esperimento dal nostro gruppo di ricerca



La correlazione tra la sorgente sonora e la risposta della camera è stata verificata attraverso la grafica dello spettro sonoro delle registrazioni utilizzando vari programmi audio (PRO TOOLS ver. 9.05 per Mac, Praat versione 4.2.1 e Audacity ver. 2.0.2 per Windows). I cantanti hanno anche eseguito un repertorio di canto antico e canto armonico e si è riscontrato che i mantra e le frequenze modulate tipiche di varie canzoni mistiche e preghiere eccitano molto bene le strutture circostanti.


I risultati ottenuti nell’ipogeo

Prima di tutto abbiamo rilevato che la voce maschile è in grado di stimolare la risonanza non solo a 114Hz, ma anche 68-70Hz. Quindi ci sono due frequenze che possono essere utilizzate per avere un forte effetto sui presenti durante i rituali dell’Ipogeo di Hal Saflieni. Ciò è sicuramente un po' diverso dai 110/111Hz, che erano stati inizialmente dichiarati sulla base di ricerche precedenti in quell’ipogeo ed in altre camere neolitiche in Europa [12], ma comunque ancora all'interno di quella che è stata chiamata ”la gamma dei templi megalitici”, ossia la gamma di frequenze di risonanza che si trovano in simili siti in pietra nel nostro continente [4,6,7,9].

Ricordiamo che la gamma di frequenze per una voce maschile normale va dai 77 Hz ai 482 Hz [27], anche se una voce maschile addestrata può partire dai 70Hz . Infatti il nostro cantante era in grado di raggiungere questa frequenza, come si può vedere dal grafico sottostante. Non è stato necessario un alto volume della voce per sollecitare la struttura, anche un filo di voce alla giusta frequenza ha sortito un ottimo effetto. La voce gridata ad alto volume, ma non alla giusta frequenza, ha invece ottenuto l’effetto contrario non riuscendo a sollecitare per nulla le strutture.

 

Fig . 10 – Il grafico della voce del cantante durante l'estensione normale. È possibile vedere le armoniche della voce maschile in espansione nella Stanza dell’Oracolo
 

Fig . 11 - Se il cantante arriva a 68-70Hz con la voce la camera rafforza la voce per effetto di risonanza. Infatti è possibile vedere un notevole picco intorno a questa frequenza non presente a frequenze diverse

 

Con l'uso degli strumenti musicali, l'effetto non è stato lo stesso. In particolare il suono della conchiglia, anche se ad alto volume, non è stata in grado di stimolare la struttura.

 

Fig . 12 - La conchiglia gigante possiede un notevole picco intorno 290Hz , ma ad una frequenza troppo alta per stimolare la struttura ipogea

 

Così ugualmente senza effetto di risonanza è il suono del corno di toro che pur attraversando con forte intensità direttamente il corpo dei presenti all'esperimento, lasciando una sensazione soggettiva molto forte (probabilmente perché questo strumento ha un'estensione nella banda degli ultrasuoni), non ha però generato una risposta nella struttura.
 

 

Fig . 13 - Il corno del toro. Il grafico non mostra alcuna attivazione della struttura, ma l’effetto soggettivo è da attribuirsi alla sua estensione nella banda degli ultrasuoni

 

Il tamburo a frizione ha ottenuto solo un parziale effetto di stimolazione della risonanza. Questo perché il modello che abbiamo usato nell’ipogeo non è stato messo a punto per la giusta frequenza di destinazione (114Hz). Il nostro tamburo a frizione aveva invece una frequenza base di 109Hz. Così ha potuto stimolare la risonanza della camera solo parzialmente. Ma possiamo supporre che con lo strumento accordato alla frequenza giusta l'effetto potrebbe essere stato molto intenso.

Il tamburo irlandese, o tamburo sciamanico, ha ottenuto al contrario la migliore prestazione nella Stanza dell’Oracolo. Sue armoniche sono stati in grado di stimolare intensamente la struttura sia a 114Hz che a 70Hz. Ma è stato importante mantenere un’alta pressione acustica per una buona risposta. Se il tamburo viene colpito da una mano morbida anziché da una mazza il suo volume di emissione è privo di un certo numero di armoniche in grado di sollecitare l’effetto di risonanza dalla struttura.

 

 

Fig . 14 - Il tamburo irlandese che ha una frequenza di base circa 40Hz ed il secondo picco nel grafico rappresenta la risposta della Stanza dell’Oracolo alle sue armoniche in grado di sollecitarla a 70Hz e 114Hz

 
Ma se il colpo della mazza sul tamburo è sufficientemente forte, la risposta è impressionante, in quanto la struttura risponde come con una voce maschile che esclama una sorta di "oooh". Questo  effetto appare sorprendente ed è particolarmente evidente graficamente se lo si confronta con il grafico della risposta vocale della camera.



Conclusioni
In questo esperimento di archeoacustica abbiamo ottenuto cospicui risultati. In primo luogo abbiamo capito che la frequenza di risonanza della stanza dell’Oracolo già scoperta nello scorso secolo non è a 110Hz, ma va centrata sui 114Hz. Inoltre non è l’unica frequenza di risonanza presente, ma la stanza risponde anche ai 68-70Hz, quindi è a queste frequenze che è possibile attivare il massimo effetto di risonanza della struttura per una
voce maschile che  canta o prega nell’ipogeo. Ma anche senza l’uso diretto di una voce maschile, anche il tamburo sciamanico (o tamburo irlandese) può stimolare la risonanza della struttura grazie alle sue armoniche al giusto ritmo e alla giusta pressione sonora. Lo stesso accade con un tamburo a frizione, l’antico strumento maltese, ma solo se regolato alla giusta frequenza. Non possiamo ricostruire totalmente i rituali compiuti in questo ipogeo, ma siamo in grado di immaginare che la musica e alcuni cantanti potrebbero aver avuto un ruolo fondamentale in esso. Inoltre, bisogna ricordare, che da studi recenti si desume che queste frequenze hanno un effetto diretto sull’attività cerebrale e questo meccanismo è stato di sicuro utilizzato per rendere più suggestivi i rituali in questo ipogeo [7]. La cosa interessante è che, grazie all'utilizzo del tamburo sciamanico e lo sfruttamento del fenomeno di risonanza per scopi rituali, questa prerogativa non era limitata solo ad un sacerdote con una voce bassa, come ipotizzato fino ad ora, ma poteva essere ugualmente sfruttato da una sacerdotessa dotata di un semplice tamburo. Ciò ha un notevole significato per lo studio delle tradizioni della cultura neolitica devota alla Dea Madre o Madre Terra.

 

 

Fig. 15 – La statua della Dea Madre addormentata ritrovata nell’ipogeo durante gli scavi

 

 

Fig. 16 – Alcuni dei protagonisti della ricerca alla reception dell’ipogeo: da sinistra Paolo Debertolis (SBRG), Maria-Elena Zammit (Heritage Malta), Linda Eneix (OTSF)

 

Le intenzioni dei costruttori del santuario sotterraneo nel Neolitico, non potranno mai essere totalmente note, ma è ingenuo pensare che gli antichi non abbiano fatto ampio uso in qualche modo degli effetti sonori del luogo, viste le ampie conoscenze di acustica degli stessi [19].

Lo scavo perfetto nella pietra calcarea delle due nicchie in grado di concentrare il suono, la forma ricurva della Stanza dell’Oracolo con i graffiti dipinti sul soffitto che tratteggiano la diffusione dell’onda sonora, le pareti concave che sono evidenti nelle altre stanze e che facilitano la diffusione del suono sono tutti aspetti precursori del moderno ambiente progettato dai nostri architetti per elevate prestazioni sonore. Il loro sviluppo non sembra essere per nulla un caso. Anche ipotizzando che la conoscenza dei costruttori di Hal Saflieni poteva essere solo empirica all’epoca, questo non diminuisce la loro capacità di manipolare la mente umana attraverso anche una discreta conoscenza degli aspetti psicologici e fisiologici umani.

Alla fine di questo lavoro possiamo concludere che abbiamo di raggiunto il nostro scopo di apertura nel definire meglio gli aspetti acustici dell’Ipogeo di Hal Saflieni. Queste nuove teorie interpretative circa l'intenzione dei costruttori di questo sito sono state possibili grazie solo ad un approccio multidisciplinare che comprende sia il contesto archeologico che antropologico, così come la tecnologia di analisi acustica. Ancora una volta possiamo concludere che l’archeoacoustica è un nuova metodica interessante per l’analisi di numerosi siti antichi, perché fornisce la possibilità di recuperare "antichi saperi", che riguardano la sfera emotiva della coscienza umana, nonché per ampliare la nostra comprensione del mondo antico.

Paolo Debertolis - 2 novembre 2014

 

Bibliografia

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[7] P. Debertolis, G. Tirelli, F. Monti: “Systems of  acoustic resonance in ancient sites and related brain activity”, Proceedings of Conference "Archaeoacoustics: The Archaeology of Sound", Malta, February 19 - 22, 2014: 39-65.

[8] P. Debertolis, L. Eneix: “Preliminary Report from the Hal Saflieni Hypogeum Acoustic Project”, Proceedings of Conference "Archaeoacoustics: The Archaeology of Sound", Malta, February 19 - 22, 2014: 66

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[12]  I. A. Cook, S.K. Pajot, A.F. Leuchter, “Ancient Architectural Acoustic Resonance Patterns and Regional Brain Activity”, Time and Mind, Volume 1, Number 1, March 2008 , pp. 95-104 (10)

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[17] P. Devereux, R.G. Jahn: “Preliminary investigations and cognitive considerations of the acoustical resonances of selected archaeological sites”, Antiquity, Vol. 70, No. 269, Cambridge 1996: 665–66

[18] P. Devereux, S. Krippner, R. Tartz, A. Fish: “A Preliminary Study on English and Welsh ‘Sacred Sites’ and Home Dream Reports”, Anthropology of Consciousness, Vol. 18, No. 2, 2007:  2–28.

[19] L. Eneix: “Introduction”, Proceedings of Conference "Archaeoacoustics: The Archaeology of Sound", Malta, February 19- 22, 2014.

[20] F. d’Errico, G. Lawson: “The Sound Paradox: How to Assess the Acoustic Sigùnificance of Archaeological Evidence?” In Archaeoacoustics. Scarre, C; Lawson, G. (eds.). McDonald Institute for Archaeological Research, Cambridge, 2006: 41-57.

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[23] A. Pace: “The Ħal Saflieni Hypogeum”, Heritage Books/ Heritage Malta, Sta Venera 2004: 2-48.

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[26] C. Scarre: “Sound, Place and Space: Towards an Archaeology of Acoustics”, In Archaeoacoustics. Scarre, C; Lawson, G. (eds.). McDonald Institute for Archaeological Research, Cambridge 2006: 1-10.

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[28] D.H. Trump: “Megalithic architecture in Malta”, In Evans, J.D.; Cuncliffe, B.; Renfrew, C. (eds.) Antiquity and Man. Essays in honour of Glyn Daniel, London, Thames and Hudson, 1981: 128-140.

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[30] C.Ceschi: “L’architettura dei Templi Megalitici di Malta”. Monografia. Roma, 1939.

 


 

 

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